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La photo gallery è eloquente: per alcuni giorni Jesi, graziosa città marchigiana che diede i natali a Federico II ed a Pergolesi nonché per la elegante architettura del centro contornato da un bel muro di cinta, è diventata un palcoscenico per accogliere la prima rappresentazione, nel grandioso Teatro Pergolesi (che domina la piazza centrale de “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach. In breve per alcuni giorni, tutta la città è diventata un palcoscenico: i parrucchieri hanno confezionato parrucche di fine Ottocento, i ristoranti hanno integrato la cucina marchigiana con ricette francesi (con accento sui contenuti e sui personaggi dell’opera, i negozi hanno addobbato le vetrine con calici (l’opera si apre e si chiude con grandi bevute). Oltre duecento studenti delle secondarie superiori hanno avuto biglietti a prezzi speciali. Teatro gremitissimo e grande divertimento per tutti, anche se Les Contes ha un fondo amaro: la solitudine del poeta che rincorre senza successo le donne (quattro, e molto differenti tra loro con cui spera di dividere la propria vita.

Jesi ha da 47 anni una stagione lirica ‘di tradizione’ in cui vengono privilegiati titoli, specialmente italiani, noti al grande pubblico e da una dozzina un festival dedicato a Pergolesi e Spontini che per la sua qualità ha ricevuto un Premio Abbiati dall’Associazione Nazionale dei Critici Musicali. Ha riscoperto titoli dimenticati di compositori marchigiani ma è la prima volta che affronta Les Contes de Hoffmann , opera in effetti solo di recente diventata popolare in Italia. Il teatro di Jesi è uno dei rari con i conti in regola e che pubblica ogni anno un ben fatto bilancio sociale per rendere conto ai finanziatori pubblici e privati, ed alla collettiva in generale, il proprio contenuto alla comunità a cui fa riferimento. La stagione lirica di Jesi è organizzata dalla Fondazione Pergolesi Spontini, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dei Soci Fondatori (Regione Marche, Comune di Jesi, Comune di Maiolati Spontini), dei Partecipanti Aderenti (Comuni di Monsano, Montecarotto, San Marcello), del Partecipante Sostenitore (Camera di Commercio di Ancona), dei Fondatori Sostenitori (Art Venture: Gruppo Pieralisi, Leo Burnett, Moncaro, New Holland-Gruppo Fiat, Starcom Italia), ed il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche. Sponsor principale è Banca Marche

Anche per Les Contes si è operato con cura e con giudizio . E’ un nuovo allestimento in coproduzione con il Circuito Lirico Lombardo e l’Opéra de Rouen Haute-Normandie, la regia è a cura di Frédéric Roels, regista, drammaturgo e attualmente direttore dell’Opéra de Rouen. Per la direzione dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali è stato scelto il giovane Christian Capocaccia, direttore d’orchestra italiano che continua a distinguersi come un artista di forte intuizione e musicalità. Le scene sono di Bruno de Lavenère, i costumi di Lionel Lesire, light designer è Laurent Castaingt, le coreografie sono di Sergio Simòn. Suona l’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, il Coro del Circuito Lirico Lombardo è diretto da Diego Maccagnola. Nei ruoli principali si alternano due cast. Giovani protagonisti nella compagnia di canto, tra i quali alcuni talenti emersi dal 65° Concorso AsLiCo per Giovani Cantanti Lirici d’Europa, quali Larissa Alice Wissel (Antonia), Bianca Tognocchi (Olympia), Maria Mudryak (Giulietta), e Mariano Buccino (Crespel / Luther); i tenori Michael Spadacini e Sebastian Ferrada cantano Hoffmann, i bassi Abramo Rosalen e Lauren Kubla interpretano Lindorf / Coppélius / DottorMiracle / Dapertutto, il mezzosoprano Alessia Nadin è Nicklausse; completano il cast Stefano Consolini(Spalanzani / Nathanaël ), Nadija Petrenko (Madre), Matteo Falcier (Andrès / Cochenille / Frantz / Pitichinaccio), Vincenzo Nizzardo (Hermann/ Schlémil).

“Les Contes d’Hoffmann” – messi in scena per la prima volta a Parigi nel novembre 1881, un anno dopo la morte del compositore – traggono spunto dai racconti fantastico-demoniaci dello scrittore romantico E.T.A. Hoffmann, tutti accumunati, nella resa musicale di Offenbach, dall’amore sfortunato per una donna, o meglio per “tre donne nella stessa donna”, una delle quali si scoprirà essere, con terribile disappunto per il povero protagonista, una bambola meccanica. Delle innumerevoli redazioni che esistono della partitura (che restò incompiuta a causa della morte del compositore), al Teatro Pergolesi viene eseguita l’edizione Choudens 1907.

Nel nuovo allestimento dell’opera, la fantastica ispirazione dell’opera trova nel protagonista Hoffmann “il progettista, l’autore, il manipolatore e vittima degli intrighi che seguono ogni filo dell’azione drammaturgica”, come spiega il regista Frédéric Roels immaginando “un’illusione invadente che costringe l’occhio e distorce la realtà, un delirio continuo in cui ogni personaggio è il doppio di un altro”, e la presenza di “un oggetto scenico impregnato di entrambi i simboli e desideri” che domina sul palcoscenico.

Per il direttore musicale Christian Capocaccia, “l’incantamento è la vera dimensione in cui si svolgono Les contes d’Hoffmann, moltiplicando in un mirabolante, borgesiano gioco di specchi l’incantesimo primo che sta alla base di ogni finzione teatrale e operistica. Il protagonista è, nelle mani di un Offenbach ‘buon incantatore’, lo strumento della creazione di una dimensione altra, in cui rimaniamo rapiti, costantemente in bilico tra sogno e realtà: come nel secondo atto, dove la realtà di Hoffmann, l’unica che parrebbe verosimile, stride con la realtà di tutti, che risiede in una finzione − la finta natura umana dell’automa Olympia. Una dimensione dove, in una sorta di caleidoscopio felliniano, nella finzione generale si inanellano, una dentro l’altra, le finzioni dei vari racconti. E dove, infine, le cose acquistano una natura magica, come il ritratto della madre di Antonia che prende vita, o il diabolico violino di Miracle, o lo specchio che cattura l’immagine di Hoffmann nell’i atto di Giulietta”.

In altra sede recensisco l’opera. E’ importante sottolineare il modo astuto e divertente di fare partecipare tutta la città all’evento e la suddivisione dei costi tra numerosi teatri (italiani e francesi) per offrire uno spettacolo di qualità senza gravare eccessivamente le finanze locali. E’ un esempio da seguire.

Quando un'intera città diventa palcoscenico

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