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Un mese fa l’annuncio del nuovo presidente dello Ior, prima pietra del nuovo corso vaticano in materia di finanze inaugurato lo scorso inverno con la nomina di George Pell, cardinale australiano, a prefetto della neonata Segreteria per l’Economia. Oggi, con il francese Jean-Baptiste de Franssu in sella nelle stanze del quattrocentesco torrione di Niccolò V, il porporato già arcivescovo di Sydney illustra i prossimi passi. Lo fa in una lunga intervista concessa a Francis X.  Rocca per il Catholic News Service.

I PROSSIMI PASSI RIGUARDO LE FINANZE VATICANE

“Stiamo mettendo in pratica il meglio che ci sia in tema di gestione”, dice Pell, aggiungendo che “vi sono standard internazionali per la contabilità e la gestione del denaro. Non è che prima qui non ci fosse nulla, naturalmente. Però si stanno introducenti tutti i sistemi e le procedure conosciute in giro per il mondo”. L’obiettivo è quello di tenere “controlli regolari”, mentre l’auspicio è di riuscire a “nominare entro la fine dell’anno un revisore, che sarà completamente indipendente”. La strada è già definita: favorire e sviluppare il più possibile la messa in pratica del “principio dei quattro occhi”, in modo che ogni attività “non possa più essere portata avanti da una sola persona”.

“UTILIZZARE I SOLDI CON SAGGEZZA, PER BUONI SCOPI”

Pesi e contrappesi, dunque, per sveltire le procedure e renderle maggiormente trasparenti: “Razionalizzeremo e miglioreremo le procedure di bilancio”. E poi, un richiamo anche a quanto dice Papa Francesco: “Siamo ben consapevoli che quando le persone fanno donazioni alla chiesa, poi si attendono che i soldi siano utilizzati con saggezza, per buoni scopi. Spesso, le organizzazioni crescono e i sistemi per cui erano adatte nel passato potrebbero non esserlo più per il futuro”.

“IL PAPA SOSTIENE COMPLETAMENTE IL PROGETTO”

Da qui, l’esigenza di attuare cambiamenti che non paiono (almeno nelle premesse) piccoli o di poca sostanza: “I cardinali prima del Conclave hanno chiarito abbastanza chiaramente di volere una rivisitazione del modo in cui funzionano le cose”. E una tra le principali novità sta proprio nel dicastero creato ex novo e affidato a Pell: “L’intero nuovo sistema che abbiamo introdotto” fa sì che ”il segretario per l’economia riferisca direttamente al Papa (e non attraverso qualcun altro)”. Accanto a lui, poi, c’è una struttura “di laici e cardinali, tutti membri con pieno e uguale diritto di voto”. Il Papa, “sostiene completamente il progetto”.

RISPETTATO IL PRINCIPIO DELLA SEPARAZIONE DEI POTERI

Nessuna diarchia con il Consiglio per l’Economia, sottolinea il porporato australiano: “Io riferisco direttamente al Papa, ma il Consiglio è l’organo politico. Io non posso prendere iniziative che il Consiglio non abbia proposto o avvalorato. E’ un po’ come il senato accademico nelle università, quindi il rettore deve persuadere il senato. E’, ancora una volta, un altro esempio della separazione dei poteri, così è abbastanza impossibile per qualcuno, incluso me stesso, avere una sorta di controllo dittatoriale”.

CHIESA POVERA PER I POVERI, MA NON CON LE CASSE VUOTE

Alla fine del lungo cammino – almeno un triennio ci vorrà per riformare lo Ior anche nella sua missione, ad esempio – il comparto finanziario sarà più in linea con la richiesta di Francesco di dar vita a una “chiesa povera per i poveri”. Ma ciò, precisa Pell, “non significa necessariamente una chiesa con le casse vuote. Come certamente non significa una chiesa pressapochista, inefficiente o aperta a essere derubata”.

IL NODO DELLO IOR

Il nuovo corso, a ogni modo, partirà dallo Ior, “che ora si sta certamente muovendo nella giusta direzione. Molti anni fa, però, i banchieri Roberto Calvi e Michele Sindona furono portati qui. Avevano fatto un buon lavoro per la chiesa, ma avevano legami criminali. Ora, ad esempio, abbiamo l’Autorità di informazione finanziaria, e prima che qualcuno sia nominato in Vaticano, viene controllato il suo background finanziario. Questa è una miglioria pratica”.

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