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E’ un’impresa ardua quella di chiedere il voto per contrastare in regione lo stesso partito con il quale si governa a Roma. Ne sa qualcosa il Nuovo Centrodestra, al quale non è riuscito l’obiettivo di piazzare un consigliere regionale a Bologna, perché la lista Emilia-Romagna Popolare, che comprendeva anche l’Udc, si è fermata al 2,63%, col candidato presidente Alessandro Rondoni al 2,66%. Troppo poco per entrare in assemblea legislativa, serviva almeno il 3% . A nulla quindi è valso il leggero miglioramento in termini percentuali nel confronto con le europee di maggio (2,58%), rispetto alle quali però gli alfaniani hanno perso oltre 26mila voti.

BENE IN ROMAGNA, MALE IN EMILIA

Sergio Pizzolante non cerca scorciatoie giustificative. Il deputato riccionese e coordinatore regionale di Ncd analizza con Formiche.net l’esito delle urne: “E’ un risultato che ha due facce. Ottimo in Romagna, pessimo in Emilia”. Peccato però che la seconda area sia ben più grande della prima, “per questo siamo rimasti fuori”. Il 4,59% in provincia di Rimini (con il record del 15,5% a Bellaria Igea-Marina, comune con sindaco Ncd) e il 4,64% in quella di Forlì-Cesena (10,16% nella Forlì di Rondoni) non sono bastati. Nemmeno il 2,84% a Bologna, più alto della media. Nelle province di Piacenza, Modena (zona del senatore Carlo Giovanardi) e Ferrara la lista è stata ampiamente sotto alla soglia del 2%. A Parma, Reggio Emilia e Ravenna sotto al 2,5%. In Romagna e a Bologna, peraltro, a farsi sentire sono stati anche i voti dell’elettorato cattolico, a partire dall’area di Cl. Nel caso si fosse raggiunto il 3%, sarebbe infatti scattato il seggio sotto le Due Torri per Valentina Castaldini (2.307 preferenze), la battagliera consigliera comunale bolognese che si è spesa nel contrastare la trascrizione delle nozze gay contratte all’estero voluta dal sindaco Virginio Merola.

PENALIZZATI DALLA CORSA SOLITARIA

Secondo Pizzolante c’è poi una seconda ragione della sconfitta: “Andare da soli in un sistema bipolare come questo (se si esclude il terzo popolo dei grillini, ndr), provoca la perdita di appeal della proposta politica”. Detto ciò, “per una forza di centrodestra che a Roma è alleata con il Pd, avere grandi spazi in Emilia-Romagna, luogo del potere storico del partito di sinistra, non è affatto semplice e banale”. Nessuna autocritica però: Pizzolante è convinto che “francamente più di così non era possibile fare”, vista “la campagna elettorale, la raccolta firme, le candidature… tutto inventato in venti giorni”. Non è neppure contato troppo “aver portato sul territorio tutti i nostri quattro ministri”.

LA CONTRAPPOSIZIONE A LEGA E FI

La dura contrapposizione con Lega Nord e Forza Italia non ha però giovato. Da una parte, il Carroccio di Matteo Salvini che non passa giorno nel quale non denigri il partito del ministro, dall’altra le aspre invettive lanciate da esponenti Ncd, a tratti più preoccupati di attaccare gli ex alleati che non il Pd. “Ho detto più volte quel che penso sulla Lega lepenista, razzista ed estremista – incalza Pizzolante – e non ne sono rammaricato, con la Lega di Salvini io non voglio avere nulla a che fare”. Tuttavia, “noi siamo partiti facendo un appello all’unità del centrodestra in questa regione, dicendo che proprio qui il Pd è in crisi, ma la risposta è stata un veto nei nostri confronti e un’aggressione continua da parte di Salvini e dei suoi uomini ad Alfano. Di fronte a questa aggressione abbiamo reagito”. Detto ciò, “finché il centrodestra è dominato da Salvini, è destinato a una sconfitta perenne”, per questo “serve una forza liberale e popolare, alternativa sia alla vecchia sinistra della minoranza Pd, sia a Salvini, puntando a fare uno schieramento riformista, trasversale, che naturalmente include l’alleanza con il Pd di Renzi per provare a cambiare l’Italia”. E Forza Italia? “Non esiste più”.

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