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Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e dell’autore, l’articolo di Tino Oldani uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Il bonus bebè di 80 euro che il premier Matteo Renzi ha promesso alle giovani coppie riuscirà a invertire il trend negativo delle nascite in Italia? Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università cattolica di Milano, in un articolo scritto per il sito degli economisti bocconiani lavoce.info, risponde che sarà molto difficile ottenere un simile risultato, anche se riconosce che il bonus da 80 euro “è meglio di niente”. Più che altro, l’incentivo deciso dal governo sembra un utile pro-memoria sul declino demografico del nostro Paese, che nel 2013 ha raggiunto un record storico negativo.

L’anno scorso, ricorda il demografo Rosina, in Italia ci sono state 514 mila nascite, il valore più basso dall’Unità in poi. Il precedente record negativo risaliva al 1918, con 640 mila nascite. Ma su quel dato pesò la prima guerra mondiale, con 600 mila soldati italiani morti, in pratica un’intera generazione spazzata via a colpi di mitraglia sulle Alpi. Lo stesso effetto l’ha avuto, ora, la crisi economica, la più dura dopo quella del 1929: in sette anni, sommata alle demenziali politiche di austerità, ha avuto sui giovani l’effetto di una catastrofe sociale. Più del 40% dei giovani non riesce a trovare lavoro, e quando lo trova, scopre che con i salari da fame che corrono, tra i 400 e i 600 euro mensili, è impossibile mettere su famiglia e progettare di avere figli.

Di questo passo, si rischia di vedere bruciata non solo un’intera generazione, come accadde dopo la prima guerra mondiale, ma anche di dare un colpo di acceleratore al “suicidio demografico dell’Italia“. L’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, in uno studio di due anni fa ha calcolato che se l’indice di fertilità non dovesse migliorare, “nel corso di due generazioni il numero delle donne italiane, e quindi degli italiani, sarà dimezzato”.

Il timore dell’ex governatore è condiviso dai maggiori studiosi. Antonio Golini, considerato il demografo più autorevole, ha detto: “Per sette secoli, dal 1250 al 1970, l’Europa si è occupata dell’infanzia abbandonata. La mia grandissima paura è che nel futuro ci sarà una vecchiaia abbandonata”. Una tendenza, quest’ultima, che potrebbe interessare non solo l’Italia, ma anche altri Paesi europei, compresa la ricca Germania. Al contrario, in altre aree del globo la forte fertilità demografica produrrà un aumento della popolazione , con flussi migratori sempre più intensi verso le aree più ricche, come l’Europa.

Qualche numero sui futuri scenari. Nel 2050 la popolazione sulla terra salirà da 6,5 a 9 miliardi di persone. L’aumento, spiegano i demografi, si deve al fatto che i vaccini sono stati scoperti prima della pillola per il controllo delle nascite. Per questo, l’allungamento della vita media è arrivato prima dell’interruzione delle nascite indesiderate. L’incremento della popolazione mondiale non sarà uniforme. Secondo Golini, il Nord del mondo (Europa, Stati Uniti, Giappone, Australia) crescerà di appena 22 milioni, mentre il Sud del mondo (Asia, Africa e America del Sud) crescerà di 2 miliardi e mezzo. Le pressioni migratorie saranno inarrestabili. Nel 1950 la popolazione europea era tre volte quella dell’intera Africa; cento anni dopo, nel 2050, il rapporto sarà invertito.

Che il bonus bebé di 80 euro possa modificare questa tendenza, è pura illusione. Le proiezioni demografiche parlano chiaro. Per avere una popolazione stabile, occorre un tasso di fertilità di 2,1 figli per donna. Sotto questo profilo, le statistiche dell’Onu sono considerate “una condanna a morte” per l’intera Europa: i Paesi messi peggio sono l’Italia (con un tasso di fertilità dell’1,38), la Grecia (1,46), il Portogallo (1,36) e la Germania (1,36). Ma anche la Francia (1,97), l’Inghilterra (1,83) e la Svezia (1,9) sono sotto il tasso di 2,1, l’unico che possa garantire la stabilità della popolazione.

L’Unione europea è l’area mondiale con i dati più negativi: il tasso di fecondità più basso (1,47 figli per donna), la percentuale più alta di “over 64” (16,4%), così che gli anziani sono più numerosi dei bambini sotto i 14 anni (appena il 16,2%). Il confronto con l’Africa, da cui provengono già ora i maggiori flussi migratori, non ci dà scampo: 3,4 figli per donna, appena il 3,4% di anziani, e 37,8% di bambini. Messi meglio dell’Europa sono perfino gli Stati Uniti: 2,1 figli per donna; 12,3% di anziani; 21,7% di bambini.

Oggi, in Italia, è in pensione il 22% della popolazione, e i vitalizi assorbono il 15% del pil. Ristagno economico, invecchiamento della popolazione e giovani senza lavoro prefigurano uno scenario che, nel giro di pochi decenni, potrebbe portare a una depressione economica senza fine e, di riflesso, a quella che il demografo americano Eric Cohen definisce «la via dell’estinzione». Il direttore del Max Planck Institute, James Vaupel, ha previsto che, se il tasso demografico non dovesse aumentare, “la popolazione italiana potrebbe scendere a dieci milioni alla fine del XXI.mo secolo”. Golini è ancora più pessimista: “L’estinzione degli italiani nei prossimi 150 anni è uno scenario ipotetico, basato su dati reali”.

Per smentirlo, ci vorrebbe un bonus bebè di 800 euro al mese, invece di 80. Ma, imperando l’austerità e la crisi, chi potrebbe mai pagarlo?

La mala pianta dell'Italia sta anche nella demografia

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