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In meno di un decennio, la contrazione dei consumi e la rapida penetrazione delle fonti di energia rinnovabile (FER) – fotovoltaico in particolare – hanno strutturalmente modificato il mix elettrico italiano generando forti sbilanciamenti di sistema. Com’è noto, “a promuovere questo cambiamento non sono state le logiche concorrenziali né la libertà imprenditoriale”, bensì i sussidi diretti alle rinnovabili – in Italia tra i più lauti al mondo – che “hanno di fatto «falsato» le regole del mercato, annullandone il rischio intrinseco”.

L’EVOLUZIONE DEL MERCATO

Gli incentivi hanno promosso una crescita delle FER intermittenti da 1 a 4 GW tra 2004 ed il 2008 e da 4 a 24,5 GW tra il 2009 ed il 2012. “In meno di un quinquennio il peso delle FER ha raggiunto oltre il 10% del mix energetico nazionale”; una crescita esponenziale “che ha esacerbato lo sbilanciamento tra domanda e offerta e la situazione di overcapacity” tanto che “nel 2012, la potenza efficiente lorda disponibile sarebbe stata capace di coprire quasi il doppio della domanda di punta.

LE POLITICHE PUBBLICHE

I meccanismi di incentivazione adottati dal nostro paese sono stati i Certificati Verdi per la produzione eolica, mentre per quella fotovoltaica “una feed-in tariff, conosciuta come Conto Energia, che garantisce per un periodo di venti anni un incentivo economico addizionale al prezzo elettrico per ogni kWh prodotto”. Meccanismi differenti che hanno portato ad esiti differenti: “dal 2009 al 2013, i produttori fotovoltaici hanno beneficiato di 17,6 mld. euro di incentivi, oltre il triplo di quelli stanziati per la generazione eolica”. Un costo, quello del sussidio al fotovoltaico, che l’Autorità per l’Energia stima “superiore ai 200 mld. euro durante il periodo ventennale di incentivazione” e che ricade sui consumatori finali sollevando “preoccupazioni per gli effetti redistributivi che ne derivano”, in quanto “al trasferimento di ricchezza dai consumatori ai produttori, a detrimento del welfare dei primi, si aggiungerebbe infatti un impatto regressivo tra le varie classi di utenti finali”.

IL MERIT ORDER EFFECT

L’impatto delle FER sui consumatori non va tuttavia limitato all’incremento del prezzo finale indotto dai sussidi, ma dev’essere comparato “con il beneficio indiretto per i consumatori indotto dalla riduzione del prezzo elettrico di borsa”. “Un fenomeno conosciuto come merit order effect”, secondo il quale l’effetto comprimente che l’aumento della generazione da FER esercita sulla domanda residua – soddisfatta dalla generazione termoelettrica – fa sì che “gli impianti marginali più inefficienti, che prima fissavano il prezzo, vengano estromessi dal mercato”. Di conseguenza, “il prezzo di chiusura della borsa viene determinato da un impianto marginale meno costoso, con una conseguente riduzione dei prezzi elettrici di borsa”. Un fenomeno osservabile, tra gli altri, sui mercati tedeschi, spagnoli, irlandesi con evidente beneficio economico per i consumatori.

Anche il mercato italiano sembra presentare evidenza del merit order effect”. Secondo le stime riportate dall’autore, “l’incremento di 1 GWh di solare ed eolico nel mix energetico nazionale ha mediamente favorito” nel periodo 2005-2013 “una riduzione del prezzo medio giornaliero di 2,3 euro/MWh”. L’incremento delle rinnovabili ha quindi causato una riduzione dei prezzi di borsa a beneficio dei consumatori che “ha in parte controbilanciato, senza tuttavia riuscire a compensarlo pienamente, il costo dei sussidi alle rinnovabili. Comparando la riduzione dei prezzi di borsa con l’incremento dei prezzi finali indotto dai sussidi, “si può concludere senza ombra di dubbio che gli incentivi alle FER hanno causato un deterioramento del benessere dei consumatori” particolarmente nel caso del solare.

L’IMPATTO DEL FOTOVOLTAICO

Un’altra importante conseguenza della penetrazione delle FER nel mix di generazione è il suo impatto sulle strategie degli operatori tradizionali che a sua volta incide sulla distribuzione oraria dei prezzi e della produzione elettrica e, di conseguenza, sui relativi ritorni economici delle diverse fonti. “La forte penetrazione del fotovoltaico” ha infatti causato una diretta “riduzione di prezzo nelle ore di massima irradiazione solare” ed un indiretto “incremento dei prezzi nella fascia serale, nella quale il gas ha incrementato la sua produzione rispetto agli anni precedenti con un effetto rialzista sui prezzi”.

Di fatto, “l’aumento di produzione rinnovabile ha portato gli operatori tradizionali a modificare le proprie strategie di mercato, nel tentativo di compensare i mancati ricavi delle ore diurne con un aumento dei prezzi nelle ore in cui il fotovoltaico non è operativo e la concentrazione nel mercato è maggiore”. Ne consegue che “il calo di prezzo nelle ore diurne indotto dall’aumento del solare è stato in parte controbilanciato dall’incremento dei prezzi nelle ore serali in cui le fonti tradizionali hanno concentrato la propria produzione”.

Va infine notato che “i ricavi unitari del solare diminuiscono al crescere della sua penetrazione, andando quindi a ridurre la sua futura sostenibilità economica (in ipotesi di riduzione/assenza degli incentivi pubblici)”. Una dinamica che “unitamente all’accresciuta volatilità dei prezzi, riduce la propensione ad investire in futura capacità produttiva sia tradizionale che rinnovabile con possibili ripercussioni negative sulla sicurezza del sistema”.

Trovi l’articolo completo sul numero 3.2014 della Rivista Energia

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