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Venti di guerra soffiano di nuovo sul Medio Oriente. Se da un lato a tenere banco è l’avanzata dell’Isis in Irak, dall’altro le tensioni tra Israele e Hamas sembrano portare dritte verso un conflitto.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto alle forze armate del Paese di prepararsi per una possibile offensiva di terra nella Striscia di Gaza.

L’annuncio, riferito da una fonte governativa al quotidiano Haaretz (qui il live update), è arrivato nel corso di un incontro al ministero della Difesa di Tel Aviv.

LE TAPPE DELL’ESCALATION

Il quadro, inizialmente contraddistinto da una reazione morbida di Israele, è mutato nel giro di pochi giorni. Prima il ritrovamento dei cadaveri dei tre ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno scorso in Cisgiordania, Eyal Yifrah di 19 anni, Gilad Shaar di 16 anni e Naftali Fraenkel, anche lui di 16 anni e con doppia cittadinanza, israeliana e statunitense; poi la confessione di tre dei sei arrestati per essere i presunti colpevoli dell’omicidio di Mohammed Abu Khdeir, il ragazzo palestinese con passaporto americano rapito a Gerusalemme est; infine alcuni razzi intercettati dal sistema antimissilistico israeliano Iron Dome e gli ultimi raid aerei di Tel Aviv all’alba sulla Striscia di Gaza contro circa 50 obiettivi collegati ad Hamas, con un bilancio stimato per il momento in 12 morti e almeno una settantina di feriti.

LA SCELTA DI NETANYAHU

Questo il preludio a una possibile azione sul campo nei Territori, resa più probabile dal richiamo di 40mila riservisti, ma ancora incerta per alcuni analisti, che pensano possa trattarsi solo di intimidazioni. Netanyahu non avrebbe deciso da solo di alzare il tono dell’offensiva israeliana. All’incontro svelato dal quotidiano, secondo la fonte, hanno preso parte, tra gli altri, il ministro della Difesa, Moshe Ya’alon, il capo di Stato maggiore della Difesa, Benny Gantz, e il direttore dello Shin Bet (l’agenzia d’intelligence interna), Yoram Cohen, concordi con la necessità di “prepararsi per una scrupolosa, lunga e continua campagna a Gaza“.

BOTTA E RISPOSTA

Le indiscrezioni hanno provocato un vivace botta e risposta. Netanyahu ha confermato di essere disposto a tutto pur di ridimensionare le azioni di Hamas, che considera il pericolo numero uno per la pace nella regione. Prima della Conferenza sulla pace in Israele organizzata proprio da Haaretz, il presidente palestinese Abu Mazen, in un’intervista rilasciata ad Akiva Eldar – scrittore ed editorialista per Almonitor.com -, ha insistito sul fatto che se Israele accetterà l’Iniziativa di Pace araba, il conflitto arabo-israeliano arriverà finalmente a un termine. Poi in un intervento scritto apposta per il convegno, ha anche dichiarato: “Sono assolutamente convinto e impegnato alla soluzione dei due stati, alla normalizzazione e alla pace con il nostro vicino, Israele“.

I RILIEVI DELLA LEGA ARABA

A invocare un interessamento immediato della comunità internazionale è la Lega Araba, che ha chiesto per voce segretario generale dell’organizzazione, Nabil al-Arabi, una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovuto all’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza.

LE PAROLE DI OBAMA

In un quadro sempre più complesso legato agli interessi di altri attori regionali, come l’Arabia Saudita (e alle intese, vere o presunte, tra Hamas e Fatah), sono arrivate le parole di Barack Obama. Il presidente americano, intervenuto anch’egli con un articolo per la conferenza, dice che l’unica soluzione per archiviare il conflitto è uno Stato democratico ebraico che viva in pace e sicurezza fianco a fianco con uno Stato palestinese indipendente e vitale.

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