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L’onda lunga della crisi ucraina è giunta a Milano, dove ieri e oggi si è tenuto l’Asem, il vertice eurasiatico durante il quale ci si attendeva di assistere a un disgelo nei rapporti tra il presidente russo Vladimir Putin e il premier di Kiev, Petro Poroshenko.

L’INCONTRO IN PREFETTURA

A premere tanto a Mosca quanto a Bruxelles è la ricerca di una soluzione definitiva al problema del gas.
Per farlo, stamattina, a margine del vertice, si è svolto un incontro nella prefettura di Milano, al quale assieme a Putin e Poroshenko hanno preso parte il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il premier britannico David Cameron, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il ministro degli esteri italiano, Federica Mogherini, designata Alto rappresentante dell’Ue per la Pesc.
Che il tema energetico fosse centrale in questo vertice italiano si era intuito già ieri, quando con toni poco diplomatici il leader di Mosca aveva avvertito che è pronto a tagliare le forniture se l’Ucraina non starà ai patti, mentre Bruxelles prepara un piano di riserva se le trattative dovessero fallire.

I PASSI IN AVANTI

Il meeting è stato ben valutato Putin, che lo ha definito “buono” e “positivo“, affidando tuttavia alcune critiche al suo portavoce Dmitri Peskov, che ha detto come alcuni Paesi presenti all’incontro “hanno mostrato totale mancanza di volontà di comprendere come stanno davvero le cose nel Sud-Est” dell’Ucraina.

LE TENSIONI CON BERLINO

Un chiaro riferimento soprattutto alle tensioni crescenti tra Germania e Russia, che ieri hanno annullato un incontro bilaterale. A dividere Mosca e Berlino, si legge in una nota del Cremlino, sono “le origini del conflitto interno in Ucraina, nonché le cause di quello che sta succedendo oggi nel Paese“. In “una discussione lunga e approfondita – si legge nel comunicato – i due leader hanno parlato in dettaglio dell’applicazione degli accordi di Minsk. Si sono concentrati sulla priorità di completare il processo di disimpegno delle parti del conflitto nel sudest dell’Ucraina“.
Putin e Merkel, si apprende ancora, “hanno parlato anche del monitoraggio del cessate il fuoco e hanno accennato al tema delle forniture di gas“.

LE PAROLE DELLA NATO

A scaldare ancora di più il clima è stata la Nato, che ieri ha smentito Mosca e ha detto di non aver registrato movimenti importanti né significativi che confermino il ritiro di 17mila e 600 soldati russi lungo la frontiera con l’Ucraina, così come annunciato dal presidente russo. “Avremmo voluto constatare un ritiro delle truppe russe dalla frontiera con l’Ucraina, poiché questo sarebbe un passo nella giusta direzione. Ma al momento non abbiamo osservato movimenti importanti né significativi in questo senso“. Così ha affermato il militare, lasciando intendere che a muoversi sia stata solo una piccolissima parte del contingente schierato da Mosca, che pertanto non avrebbe abbandonato la propria pressione sull’area in cui insistono gli scontri tra l’esercito regolare del governo di Kiev e i ribelli filorussi. Un segno, per molti osservatori, che nonostante i passi in avanti a Milano, la crisi è ancora lontana dal conoscere la parola fine.

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