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La vicenda in corso tra Azerbaigian e Armenia, spiega a Formiche.net il viceministro degli Esteri con delega al Caucaso, Edmondo Cirielli, è il fondamento della nostra postura internazionale: “Noi stiamo aiutando militarmente l’Ucraina che si trova in una situazione esattamente speculare a questa. Roma è sempre stata in prima linea nel condannare il genocidio armeno da parte dei turchi-ottomani, ma gli azeri non c’entrano niente con quei fatti”. E dopo la recente sentenza della Corte internazionale che ha riconfermato l’integrità territoriale dell’Azerbaigian sul Garabagh, è tempo che cambi anche la narrazione internazionale della disputa. “Per gli azeri il diritto internazionale è stato violato in maniera palese dalla guerra di aggressione mossa dall’Armenia”.

Nel giorno in cui sono ripresi i colloqui diplomatici tra Azerbaigian e Armenia l’europarlamentare del M5S Fabio Massimo Castaldo si è fatto promotore di una lettera inviata alla presidente della Commissione Europea, all’Alto Rappresentante Josep Borrell, e al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, in cui si chiede di “prevenire una catastrofe umanitaria e garantire la sicurezza dell’Armenia e la prosperità nella regione del Caucaso meridionale”. Come commentarla?

Credo che questa azione sia intempestiva e rischi di danneggiare gli accordi di pace finora in corso, è il modo peggiore di operare e intromettersi a gamba tesa in vicende di cui si sa anche poco, sia sulla storia sia dal punto di vista dei rapporti internazionali. L’Europa e l’Italia in maniera particolare dovranno lavorare perché si crei un clima di distensione tra le due parti. Considero il premier armeno sicuramente il più illuminato degli ultimi anni e il primo che ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, cosa sicuramente più volte affermata dalle Nazioni Unite in varie risoluzioni. Ma nessuno dei precedenti governi armeni filorussi aveva mai preso in considerazione questa valutazione.

Baku aveva più volte invocato una soluzione pacifica?

Bisogna dire che anche il presidente azero Ilham Aliyev ha cercato in questi tre anni una soluzione pacifica, dopo l’ultimo conflitto che aveva sostanzialmente visto vittoriose sul campo le truppe azere, che però in seguito si sono fermate, dando così la possibilità di trovare una soluzione pacifica alla questione. Purtroppo in Europa c’è stato anche chi ha sempre alimentato il revanscismo e il nazionalismo armeno, illudendo Yerevan su cose che poi oggettivamente non erano neanche previste dal diritto internazionale.

Quindi è possibile escludere la possibilità di un attacco azero, come emerge invece dalla lettera di Castaldo?

Non esiste alcuna valutazione, né politica né di natura militare, che può far pensare ad un’idea del genere, è proprio una follia. L’Azerbaigian non ha mai messo in campo azioni contro il territorio armeno, questo è anche un fatto notorio, testimoniato da commissioni indipendenti dell’Onu. Non è stato fatto nulla dalle truppe azere per provocare l’esodo, che poi effettivamente c’è stato ma da parte di secessionisti che hanno dato fiato a rappresaglie nate da un’idea alimentata da filorussi che nell’area sono molto forti. Con tale esodo hanno voluto creare un ulteriore motivo di tensione.

Come si inseriscono le pressioni dei big players esterni? L’Armenia, dopo anni di vicinanza alla Russia, sembra voler guardare all’Occidente adesso.

Premetto che Aliyev ha escluso categoricamente una qualsiasi iniziativa azera contro i trattati internazionali. È una persona molto pragmatica e certamente sa bene che un attacco all’Armenia sarebbe non solo un atto folle, senza alcun interesse militare strategico, ma oltretutto contrario alla postura che paradossalmente l’Azerbaigian ha sempre avuto in questi trent’anni in cui l’Armenia ha occupato non soltanto il Garabagh ma anche due zone cuscinetto più grandi del Garabagh stesso, abitate prima da azeri che poi, invece, sono stati esclusi da quelle terre. Ciononostante, per trent’anni l’Azerbaigian ha sempre cercato di far valere tutte le sue posizioni di fronte alle corti internazionali nelle sedi multilaterali. Tale occupazione è stata esercitata dall’Armenia sotto la protezione dell’Armata Rossa. Di contro, non dimentichiamo che il premier armeno Pashinyan è stato eletto tutte e due le volte con una chiara polemica nei confronti della Russia e questo è un passaggio che ci fa guardare in maniera positiva al senso delle istituzioni e alla voglia di fare bene del popolo armeno. Il tema vero è che esiste una classe dirigente ancora molto nazionalista e ci sono ambienti esterni all’Armenia che mirano a destabilizzare il Caucaso: ovvero la Russia. Ma non è tutto.

Ovvero?

Vi sono anche le potenti comunità armene che vivono fuori dall’Armenia che magari non sono realmente a conoscenza dei problemi e dello stato attuale, e vagheggiano anche per motivazioni umanamente comprensibili, perché sono figli e discendenti della diaspora armena, ma con una visione molto nazionalista e sciovinista. Ricordo che l’Italia è sempre stata in prima linea nel condannare il genocidio armeno da parte dei turchi-ottomani, ma gli azeri non c’entrano niente col genocidio e non possono pagare colpe di altri solo perché sono di religione musulmana. Peraltro sappiamo bene che l’Azerbaigian è uno dei paesi più laici e tolleranti del mondo musulmano: è un loro tratto distintivo. Per cui sforziamoci di non usare la religione come elemento di contrasto tra i popoli.

Lo scorso 17 novembre la Corte Internazionale di Giustizia ha riconfermato l’integrità territoriale dell’Azerbaigian sul Garabagh: è questo un buon punto di partenza, nel solco del diritto internazionale, per iniziare a parlare in modo diverso di questo problema?

Questa vicenda è il fondamento della nostra postura internazionale: ricordo che il governo Meloni sta aiutando militarmente l’Ucraina che si trova in una situazione esattamente speculare a questa. La Russia ha fatto una guerra contro l’Ucraina con la scusa di proteggere i russi che, a loro dire, venivano discriminati dal governo ucraino. La guerra tra Armenia e Azerbaijan è scoppiata perché l’Armenia, con l’appoggio dell’Armata Rossa, ha conquistato il Garabagh, territorio azero, oltre a due zone cuscinetto abitate da soli azeri. Quindi noi come facciamo a sostenere la causa armena quando poi sosteniamo la causa ucraina? Certamente non lo potremmo fare e sarebbe grave se dipendesse da un fatto meramente religioso. C’è una simpatia per gli armeni, per la vergogna che hanno subito nel corso della loro storia, ma di cui gli azeri non hanno alcuna responsabilità.

Quale la posizione dell’Italia?

Noi abbiamo sempre condannato il genocidio armeno con chiarezza, sia come partito che anche personalmente, assieme a tutto quello che è accaduto agli armeni ma, ripeto, che per gli azeri il diritto internazionale è stato violato in maniera palese dalla guerra di aggressione mossa dall’Armenia e che è durata trent’anni. Indirettamente lo ha riconosciuto anche l’Armenia, perché avrebbe potuto risolvere diversamente e più favorevolmente le tensioni. Invece questa ottusità dei vecchi governi armeni filo russi ha prodotto un atteggiamento di chiusura assoluta contro le relazioni internazionali, ma anche contro i tentativi dell’Azerbaigian di risolvere questa vicenda sulla base delle risoluzioni Onu. Oggi la vicenda si è conclusa sul piano militare e credo che qualunque altro Stato forse non avrebbe aspettato trent’anni per risolvere un’occupazione armata: immagini se noi in Alto Adige avessimo avuto un’occupazione armata di sedicenti separatisti altoatesini con l’appoggio dell’esercito, di volontari o piuttosto dell’esercito austriaco. Non penso che sarebbe durata trent’anni. Siamo una nazione democratica e pacifica che ripudia la guerra.

Quale il ruolo che riveste diplomaticamente l’Italia in quella macro area?

Sono convinto che l’Italia possa giocare un ruolo importante su questo. Ma se si continuerà a dipingere gli azeri come coloro che hanno usato la forza contro gli armeni, non si aiuterà la pace. Il modo migliore è avviare una stagione di distensione come sta facendo da tempo la Georgia: nonostante sia un paese cristiano, è al tempo stesso un partner privilegiato per l’Azerbaigian e come l’Italia ha un ruolo di grande capacità di mediazione, perché ha sempre difeso le ragioni giuridiche e internazionali dell’Azerbaigian. Sembra strano che proprio l’Italia, che è un campione della legalità internazionale e di principi dell’Onu, non debba sostenere questa linea.

Edmondo Cirielli, Giorgia Meloni

C'è la Russia dietro la destabilizzazione tra Armenia e Azerbaigian. Parla Cirielli

Intervista al viceministro degli Esteri: “Questa vicenda è il fondamento della nostra postura internazionale: ricordo che noi stiamo aiutando militarmente l’Ucraina che si trova in una situazione esattamente speculare a questa. Roma è sempre stata in prima linea nel condannare il genocidio armeno da parte dei turchi-ottomani, ma gli azeri non c’entrano niente con quei fatti”

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