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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi

Il premier inglese, il conservatore David Cameron, ha annunciato che se il Ppe (il partito con radici dc che ha la maggioranza nel nuovo Parlamento europeo) insistesse nella candidatura del lussemburghese Jean-Claude Juncker per il ruolo di presidente, lui indirebbe un referendum fra gli inglesi sulla permanenza o meno della Uk nella Ue. Tenendo presente lo spirito tradizionalmente isolazionista degli inglesi e il fatto che, alle ultime elezioni, i dichiaratamente antieuropei dell’Ukip di Nigel Farage, hanno preso il 31% dei voti, questo referendum, si concluderebbe sicuramente con l’uscita della Uk dalla Ue. La minaccia di Cameron, quindi, più che una minaccia, è un vero e proprio ricatto.

E ai ricatti, chi ha fegato e dignità, risponde rifiutandoli. Anche se con l’Uk dentro, la Ue è un’entità economica e politica più forte, non è detto che l’uscita della Uk sarebbe un danno in assoluto. Anzi. Infatti l’Uk ha aderito alla Ue solo perché non poteva farne a meno. Non a caso, prima di entrare, Uk aveva studiato un’alternativa alla Ue, allestendo una mini unione con i paesi del Nord Europa (l’Efta) che si dimostrò subito una robetta inconcludente e pasticciata. L’Efta quindi venne sciolta e Uk, con i suoi paesi nordici al seguito, entrò, anche se obtorto collo, nell’allora Mec. Ma ci entrò (e ci è stata dentro sinora) con la sola intenzione di prendere, dall’Unione europea, tutto ciò che le conveniva, e ostacolare tutto ciò che non vedeva di buon occhio (in primis, la riduzione di sovranità che è intrinseca al progetto comunitario).

Nella Ue insomma l’Uk sta oggi svolgendo la funzione di frenatore (non a caso, per esempio, Uk non aderisce all’euro, pur essendo il terzo più importante paese dell’Unione) e quello di parassita che si fa trasportare non essendo disposto a pagare nemmeno la sua parte di benzina. Inoltre Uk è legata ombelicalmente con gli Usa, per cui ogni iniziativa dialettica della Ue con Washington viene da essa contrastata sul nascere. E siccome la Ue ha dimostrato di stare in piedi e di avere un futuro solo se accelera la sua integrazione, avere un frenatore a bordo significa rischiare di far naufragare il tutto. Concludendo, se Uk condivide il processo di integrazione europea, ok. Ma se vuol fare il socio permanentemente malmostoso, faccia pure il suo referendum e adieu.

Ecco perché il Regno Unito frena l'integrazione europea

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