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Una fardello intollerabile per la ripresa economico-sociale. Una ferita alle regole del mercato e ai principi dello Stato di diritto. La montagna di debiti commerciali che le branche della Pubblica amministrazione italiana devono pagare alle imprese fornitrici, e che ha provocato il fallimento di migliaia di realtà produttive, è al centro di un’attenta vigilanza dell’Unione Europea.

Un tema che, oltre a porre il nostro Paese al rischio di infrazione delle leggi comunitarie e di seri provvedimenti sanzionatori, alimenta da tempo la riflessione critica di analisti e studiosi. Un vivace scambio di punti di vista, sull’effettiva possibilità di restituire i crediti vantati dalle aziende, ha visto protagonisti su Twitter il presidente di Cassa depositi e prestiti Franco Bassanini e il giornalista economico di Panorama Marco Cobianchi.

Cobianchi, qual è l’oggetto del contendere con Bassanini?

Nel 2013 il governo guidato da Enrico Letta aveva stanziato 47 miliardi di euro per sbloccare il saldo dei debiti commerciali della Pa nel biennio 2013-2014. Per l’anno in corso era prevista la restituzione di 25 miliardi. Ad oggi ne sono stati pagati 23,5 di cui appena 680 provengono dal Ministero della Salute.

Per il 2014 restano quindi 22 miliardi di euro.

Esattamente. Franco Bassanini afferma che le risorse rimanenti ci sono. Io rilevo il contrario. Perché una cosa è scriverlo in Gazzetta Ufficiale, altro è pagarli effettivamente. È questo che interessa alle imprese.

Bassanini parla di una garanzia dello Stato sui crediti vantati dalle aziende.

È ciò che ha promosso il governo di Matteo Renzi per le imprese fornitrici di tutte le articolazioni dell’apparato pubblico. A tale scopo è stata attivata una piattaforma digitale per registrare e certificare i propri crediti. Ma dubito che entro fine luglio potranno essere restituiti 22 miliardi. Risorse che tutt’al più potranno essere pagate con un anticipo garantito dallo Stato.

L’allentamento del Patto di stabilità interno e la flessibilità europea potrebbero rendere reperibile la cifra?

Rappresentanti delle istituzioni hanno spiegato che i 22 miliardi di crediti commerciali verso la Pa erano stati conteggiati nel rapporto del 3 per cento tra deficit e Prodotto interno lordo. La somma potrebbero rientrare nei margini di elasticità interni al percorso verso il pareggio di bilancio, ottenuti dall’esecutivo italiano a livello comunitario. Finora però non è giunta una parola chiara da Bruxelles, e sul punto vi è nebbia fitta. Lo conferma l’ultima notizia proveniente da Palazzo Chigi.

Quale?

Renzi aveva promesso il pagamento entro luglio di 68 miliardi di debiti commerciali dello Stato: cifra nettamente superiore ai 22 previsti. Come accaduto in molti altri settori, la realizzazione della promessa è stata rinviata. Al 21 settembre.

Il pagamento dei debiti della Pa è l’ennesimo bluff del governo Renzi. Parola di Marco Cobianchi

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