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Il game over delle Europee è stato un duro colpo inferto al cuore del centrodestra. La mazzata è stata rinforzata dal disastro delle elezioni amministrative: il centrodestra diviso ha perso praticamente ovunque. Dove non ha perso, magari ha vinto mascherato da liste civiche o è andato a ballottaggi che si decideranno solo tra due settimane. Centinaia di amministratori locali di quell’area politica sono stati sacrificati in nome delle divisioni nazionali, delle antipatie personali dei leader, dell’incapacità di aprire i partiti, dello sfilacciamento ideale e sociale della destra italiana.

La situazione fallimentare che permea il centrodestra italiano è sostanzialmente pre-politica, culturale, umana. Un’odissea che in meno di quattro anni ha visto morire un grande partito moderato che valeva il 38% a cui si aggiunge il piccolo naufragio dell’esperienza montiana. Il centrodestra oggi non è solo minoranza nel Paese, ma è un grande vuoto pieno di dinosauri, poche idee e visioni parziali. E’ l’emblema di uno scollamento totale tra la politica e la società, le cifre del voto al Nord sono sconcertanti: il brodo primordiale delle vittorie del centrodestra costruite in Lombardia e Veneto spazzato via da Renzi e Grillo. L’elettorato ha, razionalmente, voltato le spalle ad una classe politica incapace di riformare, consumata, ripetitiva, priva di credibilità.

Mentre il Paese andava avanti soffrendo, i politici di centrodestra si dividevano e tornavano indietro: prima è ritornata Forza Italia, poi Alleanza Nazionale, infine il glorioso scudo crociato. Una “sindrome del granchio”, plastica e ideale, che fa appassire anche i leader più giovani come Giorgia Meloni e Angelino Alfano. E proprio la fascia più giovane e produttiva è scappata, a ragione, da un segmento politico incapace di aggiornarsi nelle idee e nei meccanismi di partecipazione. Pochi giorni fa campeggiavano sui giornali foto di giovani di Forza Italia con la maglietta che recava la scritta “Lo spirito del ’94”, oggi votano ragazzi nati nel 1996: come si può sperare di attirare una partecipazione nuova con lo sguardo rivolto al passato? Come si può sperare di avere qualche gruppo di under 40 pensanti ed energici, come avvenuto nel PD, che possa rimpiazzare la vecchia guardia se mancano le strutture culturali e politiche per partecipare?

Eppure ci sarebbe molto da fare per il Paese che ha bisogno di un centrodestra diverso che si opponga al monopolio renziano. C’è da risolvere la questione della sovranità politica, del rinnovamento delle istituzioni, del cambiamento della forma di Governo. C’è la pubblica amministrazione che aspetta di essere innervata di competizione, valutazione delle performance e decentralizzazione. C’è la questione dei servizi pubblici locali che sono i peggiori e più dispendiosi d’Europa. C’è il grande problema della fiscalità delle imprese ancora irrisolto da questo Governo e di un processo tributario contrario a qualsiasi principio di libertà. E così via, si potrebbe continuare per ore.

Al centrodestra manca un luogo in cui pensare, un posto dove esercitarsi ad unire una comunità che preesiste ai partiti, ma da questi è divisa. Serve uno spazio dove nuove energie possano affluire, nuove personalità emergere, nuove intelligente confluire. Si deve tornare tra la gente: tra l’imprenditore che innova e quello che non ce la fa, tra i professionisti soffocati dalla burocrazia, tra i giovani che non vedono la luce del futuro infondo al tunnel del presente, tra i dipendenti pubblici che vogliono cambiare, tra le famiglie che vogliono crescere e non ce la fanno.

Occorre una ventata di novità che non può essere portata da chi ha raccolto magrissimi risultati a queste elezioni né da chi ha rovinato il centrodestra negli ultimi anni con divisioni e soffocamento della competizione interna. Una manifestazione, un laboratorio itinerante, un’assemblea aperta con chi è d’accordo su pochi punti base: portare idee per costruire un programma, apertura a tutti coloro che si sentono di centrodestra indipendentemente dalle esperienze passate, primarie per la scelta dei candidati sindaco, presidente di regione, leader della coalizione. Serve un gruppo di scatenati che raccolga l’idea e lavori all’organizzazione di un evento che sappia scassare un’intera area politica.
Va fatta, con semplicità e con molta concretezza, una Leopolda del centrodestra.

Serve una Leopolda di centrodestra

Il game over delle Europee è stato un duro colpo inferto al cuore del centrodestra. La mazzata è stata rinforzata dal disastro delle elezioni amministrative: il centrodestra diviso ha perso praticamente ovunque. Dove non ha perso, magari ha vinto mascherato da liste civiche o è andato a ballottaggi che si decideranno solo tra due settimane. Centinaia di amministratori locali di…

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