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Chi rientra a Roma dopo qualche settimane nelle Alpi Baveresi, nei Grigioni ed a Salisburgo (e qualche giorno tra Torre del Lago e Pesaro), avverte, nella capitale, un’aria di complotto. Un po’ come quella che ci doveva essere nell’estate 1943 quando tutti complottavano contro tutti.

Non deve sorprendere. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha messo, in poche settimane, nel canile del cortile del Nazareno coloro che si erano abituati a fare il cattivo ed il bel tempo nella sinistra, ed a cambiare nome al loro partito con la stessa frequenza con cui a Las Vegas si divorzia. Ha anche spostato verso il centro i programmi del partito, nella convinzione che solo in questo modo può assicurarsi una maggioranza stabile. E’ riuscito (nessuno se lo aspettava) a fare approvare, in prima lettura, un riforma della Costituzione piena di errori ma che pone fine a quel “bicameralismo paritario” di cui la grande maggioranza degli italiani non ne poteva più. L’economia – è vero – va di male in peggio ed, a mio avviso, sarebbe dovuta essere il primo punto dell’agenda, da accompagnare alla riforma istituzionale, non da venire affrontata dopo la prima lettura di quest’ultima da parte di una delle Camere del Parlamento.

Dato che il governo da lui presieduto è nato con un complotto, non deve meravigliare nessuno se si tenta un complotto per farlo cadere. E’ in questo senso che si deve leggere la polemica sulle pensioni degli ultimi giorni. Non che il perito agrario Giuliano Poletti da Imola, pro-tempore ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, sia “el jefe”, il capo di un complotto in stile sud-americano per giungere a un ribaltone ( econdo gli auspici degli organizzatori) prima del Consiglio Europeo del 30 agosto. E’ stato al più un volenteroso esecutore. O forse anche un’inconsapevole pedina di un gioco più grande di lui. Ciò spiega la nettezza con cui, al TG5 (ossia in casa berlusconiana), il presidente del Consiglio lo ha mandato al diavolo. In toni più veementi, il Ssttosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio ha utilizzato le colonne di Repubblica (spesso contiguo ai complottardi) per dare il ben servito a Poletti. Sorprende la sala stampa estera che quest’ultimo non abbia ancora rimesso il mandato. Meraviglia pure l’assordante silenzio del ministro dell’Economia e delle Finanze su un tema (la spesa sociale) in cui ha non poche competenze.

Il problema non è solo personalistico – chi è stato messo nell’angolo vuole rientrare sotto le luci della ribalta – ma di linea politica. La virata al centro ed il Patto del Nazareno non piacciono neanche ad alcuni consiglieri di Palazzo Chigi “di rito civatiano” che, in buona fede, ritengono sia necessario congedare il Nuovo Centrodestra ed andare verso “equilibri più avanzati” con il Sel e parte del M5S. Ribadisco: a Palazzo Chigi ci sono attenti lettori di Thomas Piketty sinceramente convinti che l’Italia non potrà rimettersi in modo senza una vasta operazione redistributiva che consenta alla fasce con bassi redditi e bassi consumi di spendere di più per attività correnti, beni durevoli e investimenti (ad esempio in case a riscatto). E’ un punto di vista del tutto legittimo, ma non compatibile con l’attuale maggioranza parlamentare e struttura di Governo.

Cosa meglio degli aspetti equitativi della previdenza per tirare la volata ad una linea di questa natura? Il complotto è fallito perché non ci aspettava una reazione così dura da quelli che si pensava sarebbero dovuti essere gli “alleati naturali” (in termini di strategia militare): i sindacati, soprattutto la Cgil e la Ugl. Per ragioni demografiche o perché intenti a creare cooperative, i complottardi non hanno visto il film La Classe Operaia va in Paradiso dei compagni Elio Petri ed Ugo Pirro del lontano 1973. Se lo avessero visto, e meditato, non avrebbero fatto l’errore di considerare i sindacati loro alleati naturali, avrebbero negoziato la Presidenza INPS, qualche dicastero. Si sarebbero, poi, mossi un po’ meglio : già in luglio Formiche.net scriveva che i computer del Ministero del Lavoro erano alle prese con simulazioni di “tagli” alle pensioni.

Vuol dire che i complotti sono finiti? A qualcuno non è andato bene il primo tempo. Se la sera del 30 agosto, Renzi non torna da Bruxelles con il tanto conclamato incarico per Federica Mogherini con una “flessibilità” per l’Italia più “flessibile” di quella concessa a altri, aspettiamoci un secondo tempo (la vendetta).

Poletti e le pensioni, storia di un complotto fallito

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