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“Emigrazione” commerciale da Mosca: ecco i 10 paesi dove le imprese russe hanno virato per fare business. I motivi? Il conflitto in Ucraina, l’aggravarsi dei rapporti con l’Occidente, le troppe leggi e la corruzione dilagante.

USA
Lo scorso anno il Senato ha approvato il disegno di legge che definisce le regole per l’ottenimento di un nuovo tipo di visto: una specie di passepartout per le start-up per la durata di tre anni. Gli investitori hanno l’obbligo di dimostrare di essere disposti ad investire nel progetto più di 500mila dollari e devono disporre di un fatturato annuo di almeno 750mila dollari per potervi accedere.

CINA
La Cina sta progressivamente guadagnando popolarità tra gli imprenditori “emigrati russi”. Tuttavia le difficoltà connesse con il fare affari in loco non diminuiscono, come i limiti di carattere sociale anche dettati dal linguaggio. Per un cinese “laovaev” (che significa straniero) resta sempre tale all’interno della società di Pechino. La Cina ha superato la valutazione analitica fra i paesi migliori per la cosiddetta emigrazione delle imprese. E nel 2012 il numero di emigrati dalla Russia alla Cina è aumentato di quasi nove volte. Il segreto? La rapidità con cui i russi si sono affacciati nel paese con l’economia che al momento cresce più di tutti.

CANADA
La Venture Capital e la Private Equity Association in Canada all’inizio di quest’anno hanno lanciato un programma speciale destinato alle start-up di tutto il mondo. L’obiettivo è dimostrare che, a differenza del caso americano, non occorrono parametri e limiti a investimenti e fatturati.

AUSTRALIA
La registrazione di un’azienda avviene su Internet e dopo poche ore dal fatidico clic ecco che l’imprenditore viene contattato dall’ufficio delle imposte per ottenere consigli su come lavorare all’interno del sistema fiscale australiano. Ecco l’organizzazione perfetta per una nuova impresa che così non rischia di avere spiacevoli sorprese.

GERMANIA
La prima cosa che gli interlocutori consigliano agli imprenditori russi che desiderano emigrare in Germania è quella di scegliere un altro paese, perché se da un lato è molto semplice avviare un’attività dall’altro il difficile viene nel gestirla a nel medio e nel lungo periodo, anche per via della forte concorrenza. Allo stesso tempo, solo a Berlino, ci sono più di 250 mila russi, un numero non indifferente.

NUOVA ZELANDA
Nel paese più pulito e più verde del mondo anche i processi di business subiscono la legge di Internet. In Nuova Zelanda quasi l’intero iter per avviare un business si fa in rete, senza perdite di tempo e di denaro né code agli sportelli.

INGHILTERRA
E’ il Regno Unito il Paese che, nell’immaginario collettivo, è associato alla presenza in Europa degli oligarchi russi. I costi di avvio e di gestione di un’impresa favorisce l’arrivo di molti aspiranti imprenditori e anche di colossi che semplicemente scelgono di investire lì, come il caso della Fiat-Chrysler dimostra, per via di infrastrutture finanziarie più favorevoli. L’esempio più noto è quello del magnate Roman Abramovich che addirittura ha acquistato anche la squadra di calcio del Chelsea, per corroborare il proprio business in loco.

HONG KONG
Decine di aziende russe sono presenti ad Hong Kong. In questo caso, emigrare e sviluppare il business a Hong Kong, è semplice logisticamente ma complesso per lingua ed abitudini. Per registrare un’impresa serve solo una settimana ad un costo di 2.000 dollari. Ma lì in molti parlano il russo, proprio per abbattere la principale difficoltà.

EMIRATI
Il business russo negli Emirati Arabi Uniti è praticamente in tutti i settori, dalla logistica all’ICT, passando per l’imballaggio per prodotti di pasticcerie. Ogni quattro acquirenti di beni immobili a Dubai, uno è un cittadino di una delle ex repubbliche sovietiche. Il più noto è Sergey Tokarev, per anni impegnato nella più grande società mondiale di acciaio, la Arcelor Mittal e che poi nel 2000, quasi per gioco, ha registrato il sito russo “Emirates” e lì ha pubblicato le prime 50 pagine di informazioni sugli Emirati Arabi Uniti (EAU) in russo. Oggi è milionario.

VIETNAM
In Vietnam non solo c’è la possibilità di fare affari, ma si registra una congiuntura assai favorevole data dalla volontà di realizzare molteplici opere pubbliche e dalla mancanza di burocrazia. Permane la difficoltà legata alla barriera linguistica. Ma il Paese è fortemente interessato alla creazione di nuove imprese che nei primi due anni sono esenti dall’imposta sul reddito delle società per il 25%, e nei successivi quattro anni, pagano solo la metà.

twitter@FDepalo

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