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Nel corso di quello che la Xinhua ha definito un incontro franco e approfondito, Xi Jinping e Joe Biden hanno delineato un percorso per le relazioni tra Cina e Stati Uniti, descritto dall’agenzia stampa statale cinese come una “nuova visione della cooperazione” (su cui chiaramente i meriti sono di Pechino, per quella spinta mediatica).

La comunicazione semi-ufficiale cinese dice che i leader si sono concentrati su questioni critiche con impatto globale, ponendo l’accento su due possibili percorsi indicati da Xi per entrambe le nazioni: cooperazione per la stabilità e la prosperità mondiale o una mentalità a somma zero che può portare a conflitti e divisioni globali. Il leader cinese ha sottolineato l’importanza della scelta, affermando che tale decisione avrà un impatto sul futuro dell’umanità e del pianeta.

Sottolineando la coabitazione possibile tra Cina e Stati Uniti, Xi ha chiarito che la Cina non mira a surclassare o sostituire gli Stati Uniti, ma piuttosto propone una base di relazioni che includa rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per entrambe le parti. Ha delineato cinque principi fondamentali per le relazioni bilaterali, dalla costruzione di una relazione stabile a una cooperazione estesa a interessi comuni come il commercio, l’agricoltura, il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale.

Affrontando la questione di Taiwan, Xi Jinping ha esortato gli Stati Uniti a evitare il sostegno all’indipendenza dell’isola, a cessare gli armamenti a Taipei e a sostenere una riunificazione pacifica della Cina.

Biden ha tenuto una conferenza stampa in cui ha presentato la sua versione dell’incontro. In certe occasioni è fondamentale leggere le posizioni pubbliche dopo i summit per comprenderne le percezioni. Il primo aspetto di rilievo riguardo al lato americano riguarda un’affermazione del presidente, che in risposta a una domanda ha confermato l’etichetta di “dittatore” attribuita a Xi Jinping. Biden ha giustificato questa definizione in base alla forma di governo comunista della Cina, distinta da quella degli Stati Uniti.

Per Biden, i principali risultati dell’incontro comprendono il riavvio della cooperazione contro il narcotraffico, con particolare riferimento al Fentanyl, la collaborazione tra le forze dell’ordine su questioni di sicurezza condivise, la riapertura di contatti diretti di alto livello e la gestione congiunta di questioni legate al rischio e alla sicurezza relative all’intelligenza artificiale, incluso lo scambio di esperti.

Rispondendo a una domanda sulle implicazioni dei conflitti in Ucraina e a Gaza sulla politica statunitense riguardo a Taiwan, Biden ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti per la One China Policy.

Entrambe le parti hanno concordato di intensificare il dialogo bilaterale e la cooperazione in settori specifici. Su tutto, il recupero delle relazioni militari, con la riapertura di canali di comunicazione di vario livello. Non sono stati raggiunti accordi o risultati significativi su questioni cruciali come la guerra in Ucraina, il ruolo cinese in tale conflitto, la situazione a Gaza, le tensioni nel Mar Cinese, la questione di Taiwan, il rispetto dei diritti umani e le pratiche non di mercato di Pechino.

Basse aspettative confermate

Nonostante l’assenza di cambiamenti significativi, l’incontro è stato valutato come rilevante di per sé. I risultati specifici raggiunti erano stati tutti anticipati prima dell’incontro, e probabilmente altro non è per ora raggiungibile. D’altronde le aspettative per l’incontro tra Xi e Biden erano molto basse, considerando la retorica degli ultimi due anni la Casa Bianca si era assicurata che le aspettative fossero basse, nota Philippe Le Corre, senior fellow della École Supérieure des Sciences Economiques et Commerciales, business school con sedi a Parigi, Bruxelles e Singapore. “Il fatto che i due Paesi torneranno a parlare di Fentanyl e di clima è ovviamente positivo, ma sulla sicurezza e sulla tecnologia il nocciolo della competizione rimarrà”.

Per Le Corre, “è chiaro che le questioni dell’Ucraina e del Medio Oriente non saranno risolte da questo incontro, visto che la Cina continua a ripetere che queste guerre non hanno nulla a che fare con Pechino”. Inoltre, la “gaffe di Biden che ha definito Xi un dittatore (cosa peraltro vera) non aiuterà le relazioni”.

Finché Xi resterà al potere, a prescindere da chi sarà al governo negli Usa, rimarranno enormi difficoltà tra le democrazie occidentali e la Cina, sottolinea l’esperto. “Infine, non bisogna dimenticare la componente interna della Cina: i media cinesi hanno sottolineato ‘il caloroso benvenuto degli Stati Uniti’ a Xi a San Francisco. Questo per dimostrare al pubblico cinese che le persone al di fuori della Cina rispettano e danno onori al loro leader”.

Finché Xi sarà al potere la distanza con l'Occidente rimarrà. Il commento di Le Corre

Per Philippe Le Corre, senior fellow della École Supérieure des Sciences Economiques et Commerciales, ci sono stati aspetti positivi dell’incontro (la cooperazione sul clima o sul Fentanyl), ma finché Xi resterà al potere, a prescindere da chi sarà al governo negli Usa, rimarranno enormi difficoltà tra le democrazie occidentali e la Cina

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