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Tornano in libreria con L’ambientalismo possibile. Green Deal, Pnrr e transizione energetica: la grande trasformazione dell’Italia del futuro, per Historica Edizioni, Angelo Bruscino e Alessio Postiglione, il primo imprenditore e pubblicista, il secondo giornalista e docente universitario, insieme già vincitori del Premio Milano International e finalisti al Premio di letteratura Città di Como nel 2020, con il loro Popolo e populismo, per Cairo, del 2019.

Con questo libro, i due scrittori ripercorrono l’affermazione della transizione energetica come nuovo paradigma, dal Green deal europeo alle linee guida delle Nazioni Unite, riconoscendone l’importanza, ma ammonendo circa i rischi di un certo ambientalismo anti industriale e decrescita che si è radicato in una parte dell’opinione pubblica occidentale. Bruscino e Postiglione, difatti, ripercorrono la nascita dell’ambientalismo individuandone la genesi nel solco delle teorie primitiviste tardo romantiche. Una temperie luddista e antimoderna particolarmente pericolosa per la tenuta dei sistemi socio economici industrializzati odierna che, ragionano i due, si possono permettere di perseguire la tutela dell’ambiente o di ridistribuire risorse proprio nel momento in cui queste risorse si producono.

A questo ambientalismo “delle Ztl”, gli autori contrappongono un “ambientalismo possibile”, “per salvare l’ambiente da un’economia anti-ambientale, ma anche per preservare l’economia da un ambientalismo antieconomico”, che implichi una trasformazione industriale ispirata ai dettami dell’economia ambientale e circolare, che nel mentre persegua la sostenibilità ambientale, garantisca anche quella economica e sociale.

Un approccio industrialista e pragmatico, che si ibridizza anche con la geopolitica, quando i due scrittori mettono in discussione il mantra delle auto elettriche, che rischia di legarci a una potenza competitor e spesso ostile, come la Cina, in modo non dissimile da quanto era avvenuto con Nord Stream e l’asse Pechino-Berlino. Postiglione e Bruscino criticano dunque un particolare tipo di ambientalismo, quello anticapitalista e che rischia di deindustrializzare interi settori, mentre spingono per un approccio ispirato all’economia ambientale, che quadri il cerchio puntando a maggiore equità ed efficienza, allo stesso tempo. Il segreto è il bilanciamento delle tre sostenibilità – ambientale, economica e sociale -, mentre l’ambientalismo criticato nel libro è quello che persegue la prima a scapito delle altre due.

Rispetto alla transizione, gli autori insistono che si tratta di una rivoluzione importante, che va abbracciata dagli Stati senza tentennamenti, ma all’interno di un approccio keynesiano che non faccia pagare, non solo ai più deboli, i costi di questa trasformazione sociale, ma anche ai ceti medi, pena innescare quella crisi populistica della democrazia sulla quale gli autori si erano già misurati nel loro libro precedente. Su questo punto, Postiglione e Bruscino vedono gli Usa incamminati sulla retta via di un grande piano industriale, attraverso, ad esempio, l’Inflation Reduction Act. Più preoccupati sono invece del futuro della UE, dove, nonostante il Pnrr, sembrano periodicamente riproporsi i mantra dell’austerità fiscale, che rischierebbe di trasformare la transizione in un bagno di sangue per i ceti medi.

Il libro alterna i registri del saggio, del pamphlet, dell’inchiesta giornalistica in modo vivace e offrendo una mole di dati e di analisi tale da proporsi come utile strumento di studio e di riflessione sui tempi che stiamo vivendo. Particolarmente vivace è la disamina geopolitica e la critica all’ambientalismo dei no, questioni che pongono interrogativi ineludibili. Dal tipo di ambientalismo che prevarrà dipenderà il futuro industriale e geopolitico dell’Europa. Questione di non poco conto, in merito alla quale Postiglione e Bruscino mettono nero su bianco le loro idee.

Le sfide del green deal e del Pnrr, tra opportunità e rischi. Il libro di Bruscino e Postiglione

I due scrittori ripercorrono l’affermazione della transizione energetica come nuovo paradigma, dal Green deal europeo alle linee guida delle Nazioni Unite, riconoscendone l’importanza, ma ammonendo circa i rischi di un certo ambientalismo anti industriale e decrescita che si è radicato in una parte dell’opinione pubblica occidentale

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