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Ciò che è accaduto solo poche settimane fa in Medio Oriente, nello Stato di Israele, in quella che ci ostinia­mo a chiamare «Terra Santa» è aberrante, ha precise responsabilità e colpevoli e, come già è accaduto per la guerra in Ucraina all’Ucraina, non può ammettere tentativi di analisi complesse. C’è un aggressore e un aggredito, ci sono assassini e vittime. E tutto ciò ri­chiede, come avrebbe detto qualcuno che non c’è più, una scelta di campo.

La scelta è tra libertà e oppressione, democrazia e dittatura, ragione e follia, pace e guerra, umanità e bestialità, Occidente, con i suoi difetti e le sue con­traddizioni, ma anche con il suo enorme portato di umanesimo, e la negazione di una civiltà umana che – al di là di ogni Credo o Non Credo – si fonda sul ri­spetto della persona umana, sull’amore verso il pros­simo, sull’uguaglianza tra uomo e donna, sul valo­re non negoziabile della Vita, su una «Cultura della Vita» contro una «Cultura della Morte».

Per tutto questo, sentiamo il dovere di essere dalla parte di Israele, senza sé e senza ma. Senza distin­guo, senza dubbi. Senza infingimenti. Senza ipocrisie da pensiero complesso di presunti intellettuali che, per illudere gli altri di possedere una “visione”, sono finiti col non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutto. Inermi, siano essi bambini o anziani, civili indifesi di ogni sesso o età, giustiziati come nel prodromo di un nuovo Olocausto che mai avremmo voluto vedere.

Ebbene, non sappiamo se avremmo avuto il coraggio di nascondere un ebreo in casa, perché sfuggisse alla deportazione e ai campi di sterminio, non sappiamo se avremmo avuto la lucida follia di un Oskar Schin­dler, o la purezza di una Rosa bianca come Sophie Scholl. Non sappiamo se saremmo mai in grado di emulare un Giorgio Perlasca o di fare quel che ha fat­to Pio XII, di cui ancora oggi in tanti si permettono di parlare senza cognizione di causa, o i tantissimi sa­cerdoti e suore italiani che si sono battuti per la Vita, la Verità, la Giustizia, rischiando o anche perdendo la propria vita per salvare la vita di un bambino colpe­vole di nulla, ma altrimenti destinato a ciò che è stato orribilmente compiuto solo poche settimane fa in al­cuni kibbutz. Non sappiamo, insomma, se saremmo in grado di eguagliarli o forse sappiamo che – al loro posto – non avremmo avuto quel coraggio.

Sappiamo però che oggi è nostro dovere rischiare qualcosa per scegliere la parte giusta della Storia e della Civiltà.

Lo abbiamo fatto in passato, rinunciando alle ricche opportunità offerte dal lavorare per Stati illiberali e omicidi del Medio o Estremo Oriente che tanti in Ita­lia colgono, recitando anche sfacciatamente la parte di custodi dell’Occidente, di amici dell’Occidente, di leali e affidabili interlocutori degli Stati Uniti, di alfie­ri della Nato. Lo facciamo oggi con questa pubbli­cazione che raccoglie solo alcune delle tante orazioni che due grandi Pontefici hanno rivolto ai nostri Fra­telli maggiori.

Queste poche pagine non hanno alcuna pretesa di esaustività, ma soltanto di testimonianza. E testimo­niare la Verità è la cosa più bella che possiamo fare, per Fede, convinzione, cultura.

Testimoniare la Verità significa ricordare oggi che in Medio Oriente, ogni giorno, Israele con la sua esisten­za dimostra che un altro mondo, un mondo migliore, è anche lì possibile. Un mondo certamente imperfet­to, non privo di limiti ma contraddistinto da libertà, democrazia, prosperità. Una stella di speranza che brilla nel buio di una notte che sembra interminabi­le. Eppure quella stella continua a brillare e illumina, guida e infonde coraggio e conforto a coloro i qua­li lottano perché le cose cambino.

Una stella odiata perché, brillando nel buio della miseria, della sopraf­fazione, della vergogna, dell’odio, rivela lo scandalo in modo plateale, togliendo spazio a ogni colpevole bugia.

Sembrerebbe infatti persino scontato dire che si può non amare qualcuno senza per questo volerlo morto o annientato. Che si può credere in altri ideali o in un altro Dio senza per questo sgozzare, torturare, pro­gettare sopraffazioni, di ebrei, cristiani o musulmani. Che ci si può battere per un mondo diverso, a nostro modo di vedere peggiore, senza per questo sporcarsi le mani con il sangue.

In fondo, per ritornare a uno dei grandi protagonisti di queste pagine, per chi ha il dono di Credere, è sol­tanto una questione di Fede e Ragione.

Dalla parte di Israele. Camaiora racconta perché

La scelta è tra libertà e oppressione, democrazia e dittatura, ragione e follia, pace e guerra, umanità e bestialità, Occidente, con i suoi difetti e le sue con­traddizioni, ma anche con il suo enorme portato di umanesimo, e la negazione di una civiltà umana che si fonda sul ri­spetto della persona umana. La prefazione a firma di Andrea Camaiora del volume “Per Israele”, pubblicato dall’agenzia di comunicazione The Skill, che raccoglie i discorsi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI alle comunità ebraiche

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