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La terza edizione del Belt and Road Initiative forum ha rappresentato un’occasione d’oro per il presidente russo Vladimir Putin. In quel contesto il presidente russo è riuscito non solo a picconare il contesto di pesante isolamento diplomatico in cui la Federazione Russa versava in seguito all’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022, ma anche ad assicurare un’imponente fornitura di materie prime verso la Repubblica Popolare Cinese, e in particolar modo di quelle materie prime il cui export era crollato a picco dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali in risposta all’avvio della cosiddetta “Operazione Militare Speciale”.

“Oggi abbiamo firmato uno dei più grandi contratti nella storia della Russia e della Cina per quasi 2,5 trilioni di rubli (equivalenti a circa 25,7 miliardi di dollari) per la fornitura di cereali, legumi e semi oleosi per 70 milioni di tonnellate e 12 anni”, sono state le parole con cui l’accordo è stato annunciato da Karen Ovsepyan, figura apicale della recentemente istituita New Overland Grain Corridor Initiative. Un nome tutt’altro che casuale, volto a stressare il paragone con la Black Sea Grain Initiative promossa dalle Nazioni Unite, e affondata dal Cremlino nel luglio di quest’anno in quanto attraverso essa si sarebbero tutelati in modo sproporzionato gli interessi di Kyiv rispetto a quelli di Mosca. Alla Russia non sarebbero infatti state garantite quelle facilitazioni all’export di prodotti cerealicoli e fertilizzanti che le erano state promesse in fase di negoziazione. “Grazie alla Siberia e all’Estremo Oriente stiamo sicuramente più che rimpiazzando i volumi persi delle esportazioni ucraine”, ha aggiunto al riguardo Ovsepyan.

Il riferimento è alle importanti quantità di grano ucraino che Pechino importava sotto l’egida della Black Sea Initiative: solo a febbraio 1,2 milioni di tonnellate di grano sono state trasportate via mare dall’Ucraina alla Cina. Il mese successivo, il volume delle esportazioni di grano ucraino verso la Cina erano salite a 5,3 milioni di tonnellate. Cifre da primato nella storia delle relazioni commerciali ucraino-cinesi. Ma gli sviluppi registrati nel luglio di hanno ridotto drasticamente il flusso di cerali ucraini verso Pechino.

Che ha però trovato una soluzione nella nuova New Overland Grain Corridor Initiative, che si inserisce nel più ampio sforzo sino-russo volto ad espandere la loro cooperazione a 360 gradi. Una serie di progetti infrastrutturali accompagna infatti questo accordo: il governo russo ha rilanciato per esempio la costruzione della ferrovia della Siberia settentrionale nel suo piano di sviluppo regionale, assieme alla ripresa del progetto ferroviario Kyzyl-Kuragino. Il Cremlino progetta una serie di corridoi verso la Cina che attraversano la Repubblica dell’Altai, nella Siberia meridionale, e la Mongolia.

Tuttavia, per ora questi piani esistono solo sulla carta, e la loro effettiva realizzazione è condizionata da una valutazione bipartisan sulla fattibilità di ciascuno di essi. Ma sono un chiaro segnale del committment della Federazione Russa verso la Repubblica Popolare Cinese. Oltre che una nuova mandata di progetti che Pechino intende inquadrare all’interno della Belt and Road Initiative.

Già nel settembre di quest’anno erano state gettate le basi per l’accordo raggiunto a Pechino (che però non è ancora stato formalizzato ufficialmente), quando New Land Grain Corridor, Trans-Baikal Grain Terminal e la Guangdong BestCon Intelligent Equipment avevano firmato un contratto per la creazione di una flotta specializzata per il trasporto di cereali via terra: oltre 22.000 container specializzati prodotti trasporteranno fino a 600.000 tonnellate di grano alla volta, raggiungendo la cifra di 8 milioni di tonnellate all’anno.

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