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Il congresso di Washington si muove contro il “fronte revisionista”, programmando una serie di votazioni atte a dare il via libera a misure volte a sostenere i propri alleati nel mondo o a limitare la capacità d’azione dei rivali. A partire dal pacchetto d’aiuti rimasto impantanato per mesi, a causa dell’opposizione della frangia del partito repubblicano più vicino alle posizioni di Donald Trump, che adesso sembra prendere una via alternativa.

Lo speaker repubblicano della camera Mike Johnson ha annunciato mercoledì 17 aprile che pubblicherà le bozze su tre distinti progetti di legge riguardanti finanziamenti militari aggiuntivi per un totale di novantacinque miliardi di dollari (la stessa cifra del pacchetto orginiario) destinati a Israele, Taiwan e Ucraina, progetti che dovrebbero essere votati la sera di sabato 20 aprile. Poco dopo l’annuncio il Presidente statunitense Joe Biden ha esortato la Camera e il Senato a sostenerlo. “Firmerò immediatamente questa legge per inviare un messaggio al mondo: siamo al fianco dei nostri amici e non permetteremo all’Iran o alla Russia di avere successo”.

L’attacco iraniano del fine settimana contro Israele, definito da Biden un attacco “sfacciato” e “senza precedenti” contro uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente, assieme alle richieste d’aiuto sempre più pressanti da parte di Kyiv che rischia un tracollo militare al fronte a causa della mancanza di munizioni e difese anti-aeree, ha ridato auge alla necessità di approvare gli aiuti militari per i Paesi partner di Washington.

“Stiamo lavorando attivamente con gli Stati Uniti per ottenere una decisione adeguata da parte del Congresso sul pacchetto di sostegno americano. E chiedo a ciascuno di voi di impegnarsi nella comunicazione con i nostri partner americani per far sì che il loro sostegno si realizzi davvero”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un messaggio video rivolto ai leader europei riuniti a Bruxelles.

Tuttavia, l’approvazione delle proposte presentate da Johnson non è affatto certa. La componente trumpiana del partito repubblicano ha già annunciato la sua contrarietà, con gli esponenti Marjorie Taylor Greene e Thomas Massie che hanno addirittura ventilato una mozione di sfiducia nei confronti dello speaker.

Ma non è solo il pacchetto d’aiuti ad attirare l’attenzione del Congresso su temi di politica estera. Nello stesso giorno, i legislatori statunitensi hanno presentato una proposta di legge, denominata No Limits Act, che concederebbe alle imprese militari cinesi individuate dal governo statunitense 180 giorni per ritirarsi dal mercato russo prima di incorrere in “sanzioni di blocco totale”. “Qualsiasi azienda che aiuti e favorisca gli orrori in Ucraina – come ha fatto il complesso industriale della difesa cinese – merita di sperimentare la piena forza delle sanzioni americane. È ora di imporre un costo finanziario alla partnership senza limiti della Repubblica Popolare con la Russia” sono le parole del deputato repubblicano del Wisconsin Mike Gallagher, uno dei promotori della proposta di legge.

La legge giunge in un momento di crescente allarme a Washington per il volume di materiale che passa dalla Cina alla Russia e che, secondo il Dipartimento di Stato, contribuisce a sostenere l’economia di Mosca e viene utilizzato per produrre armi che finiscono sui campi di battaglia in Ucraina. Il No Limits Act darebbe al Dipartimento della Difesa il compito di identificare le tecnologie “più a rischio” e di imporre un nuovo e più forte controllo a livello nazionale su di esse; inoltre, concederebbe al Dipartimento del Commercio l’autorità di negare qualsiasi licenza di esportazione.

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