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Nuovo scoop per la Bbc. Il corrispondente in Irak, Jeremy Bowen, ha incontrato il comandante sciita Haji Jawad al Talabwi: un faccia a faccia con il leader della milizia che combatte i terroristi dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis).

SUL CAMPO DI BATTAGLIA

Nonostante abbia concesso l’intervista, Talabwi ha insistito di non poter svelare i segreti militari di Asaib Ahl al Haqq, l’organizzazione sciita più potente dell’Irak.
Alto 172 centimetri, Talabwi  veste come se si trovasse su un campo di battaglia. Ha circa 40 anni e usa i microfoni della tv britannica per lanciare un avvertimento: se i sunniti aiuteranno i militanti dell’ Isis, saranno uccisi uno a uno.

LA REPUTAZIONE

Asaib Ahl al Haqq cambia in continuazione quartier generale. L’incontro tra il giornalista e Talabwi è avvenuto a Djail, una piccola città a 65 chilometri al nord di Baghdad.

Talabwi è una figura militare di riferimento all’interno dell’organizzazione. Ha una reputazione di uomo temibile. “Crediamo che ci sia una promessa divina che dice che vinceremo. I nostri nemici sono terrorizzati prima ancora di incontrarci. Abbiamo ricevuto telefonate dalle zone occupate dai militanti dell’Isis. Dicono di arrendersi in cambio di sicurezza”, ha detto alla Bbc.

GLI INIZI DI ASAIB

Asaib Ahl al Haqq è nata dopo l’ntervento militare di Stati Uniti e Regno Unito in Irak nel 2003. Tra le operazioni compiute c’è il sequestro di cinque cittadini britannici nel 2007, liberati poi due anni dopo.

“Inviare i nostri uomini in Siria è stata una saggia decisione. Al Qaeda ha molta esperienza nella guerriglia. Senza quell’esperienza in Siria, Al Qaeda e l’Isis avrebbero già occupato Baghdad e noi non saremmo qui”, ha spiegato il leader sciita.

COLPA DEGLI AMERICANI?

Per Talabwi l’Irak è nel caos per colpa degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Hanno aperto la porta ad Al Qaeda e ai movimenti sunniti e jihadisti che stanno seminando il terrore nella regione. Il leader sciita ha anche accusato il Qatar di finanziare l’Isis e l’Arabia Saudita di dare sostegno economico ad altri gruppi sunniti come Al Nusra, alleato di Al Qaeda in Siria.

DIFESA IN SOLITARIO

“L’Irak come Stato non è forte. Ha bisogno di sostegno e armi. Ma quando si tratta di soldati, l’Irak non ha bisogno di gente che venga a combattere le sue guerre”, ha detto Talabwi.

Il leader di Asaib Abi al Haqq crede che il popolo iracheno possa difendersi da solo. Ma la guerra in Irak avrà conseguenze non solo nella regione. I conflitti politici, etnici e religiosi continuano ad allargarsi e le loro conseguenze molto probabilmente arriveranno anche in Europa e oltreoceano.

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