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Avendo seguito indirettamente e direttamente il dibattito sulle riforme proposte dal governo, si può con avvedutezza dire di essere contro l’abolizione del Senato elettivo. Ci si lascia purtroppo affascinare facilmente dai conformismi di maniera, senza riflettere sui danni che ci potranno essere in seguito  quando la norma avrà applicazione concreta. Si accorpano i Comuni, verranno abolite le Province, si ridurranno i poteri delle Regioni, il Senato cambierà pelle, inoltre per ridurre i costi della scuola e fare altra cassa si cancelleranno greco, latino e filosofia nei licei, residuo baluardo formativo nazionale, scusate ma qui non si sta affrontando la questione delle riforme per avere uno Stato moderno ed efficiente, si sta solo distruggendo l’identità nazionale faticosamente costruita con la Costituzione del 1948. E poi questo agire del governo per segmenti, senza avere una visione globale e complessiva del disegno riformatore crea fondate preoccupazioni in chi individua in questo procedere una sconsiderata aggressione alla Carta del 1948.
Conforta perciò la presa di posizione del Presidente Pietro Grasso, che si dichiara contro la riforma del Senato, che da seconda Camera dovrebbe diventare un grazioso orpello istituzionale formato da un  po’ di gente eletta nelle autonomie locali, e che allo stato non si sa quali siano. Si viaggia sul possibile, sul futuribile ma niente di certo. Grasso sostiene una tesi giusta che non è solo sua, ma di tanti: l’elezione diretta non va eliminata, servono solo modifiche sul ruolo del Senato e sue funzioni. Sarebbe stato forse opportuno un qualche segnale di appoggio a Pietro Grasso del Presidente Napolitano, che invece ha voluto ribadire la sua propensione per la riforma del bicameralismo perfetto. La cosa più ovvia che potesse dire!
Si prende spesso a modello il sistema democratico USA, si vadano allora a vedere i poteri del Congresso (Senato e Camera dei Rappresentanti), quello legislativo appartiene a entrambe le Camere, solo il Senato però può proporre e approvare provvedimenti fiscali, finanziari, economici. E da noi si vuole abolire il Senato elettivo? Renzi, Del Rio, Boschi, Nardella, Franceschini, Serracchiani, Guerini  saranno per caso  tutti allievi di Costantino Mortati?
Sono sempre antipatiche e poco eleganti le autocitazioni: qualche giorno fa ho scritto sul nostro giornale a proposito  di riforme: La Costituzione non si cambia a colpi di accetta. Bisogna andarci cauti, usando la necessaria prudenza, altrimenti si rischiano pasticci. Si vuole il cambiamento, ma non si valutano i pericoli e il disordine istituzionale che ne potrebbero derivare. A quel punto non ci saranno più ricette per salvare ciò che è stato compromesso col paradigma delle semplici innovazioni.
Il rinnovamento complessivo delle istituzioni centrali e periferiche dello Stato deve essere sì portato a termine, ma in un quadro coerente, globale e armonico delle diverse funzioni, al centro come in periferia. Prudenza e chiarezza sono indispensabili. Non serve a nessuno in questo momento tanto delicato mostrare i muscoli e fare propaganda, per guadagnarsi titoli di giornali, passaggi televisivi e qualche voto in più alle prossime elezioni. La buona politica si giudica dai fatti, se questi mancano e s’immagina di potersi affidare quotidianamente a dichiarazioni e conferenze stampa, per fare giochi di prestigio e farsi propaganda si è su una strada sbagliata, già percorsa con esiti nefasti. Non a caso dopo un ventennio di teatrini da Vespa a Porta a Porta siamo ancora forse ai preamboli.

Il Senato non può rinunciare al potere legislativo

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