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Il vertice bilaterale italo-tedesco di lunedì scorso ha confermato tutti i problemi concernenti il rapporto tra Roma e Berlino. Indifferenza reciproca e assenza di iniziative comuni davvero rilevanti, se si fa eccezione forse per quelle concluse tra gli imprenditori, rendono il periodico incontrarsi delle due delegazioni poco fruttuoso.

LE PAROLE DI CIRCOSTANZA

Ad aver interessato i media è stato in particolar modo il primo incontro ufficiale tra il neo-presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e la Cancelliera federale, Angela Merkel. I media italiani hanno sottolineato soltanto alcuni aspetti delle parole della Cancelliera, quelli più positivi e favorevoli al nuovo premier. Tra questi, quello meno riportato, è stato il riferimento della signora Merkel all’andamento incoraggiante dello spread, che segnalerebbe la fiducia degli investitori nell’ambizioso progetto politico del neo-premier.

LA DIFFIDENZA TEDESCA

In realtà, l’establishment politico ed economico tedesco rimane diffidente. Le parole utilizzate dalla Bundeskanzlerin sono simili a quelle scelte un anno fa per Enrico Letta: da un lato grandi apprezzamenti per il coraggioso programma di riforme che il governo italiano si appresta a varare, dall’altro severi moniti a rispettare gli impegni presi con l’Unione europea. Dopo la forte delusione del governo Monti, acclamato a Berlino come l’italiano dalle virtù tedesche in grado di risanare il Belpaese, la classe politica tedesca non sa se fidarsi dell’ennesimo governo italiano che entra in carica.

CHE COSA SI PENSA A BERLINO

Per i tedeschi è infatti inconcepibile che un esecutivo possa durare in carica meno di dodici mesi. La stabilità politica è la condizione per fare le riforme. Lo ha ricordato anche la Cancelliera quando ha spiegato che gli effetti di alcune riforme potranno vedersi soltanto tra alcuni anni. Se però manca un governo ad assicurare la continuità, il rischio è che i provvedimenti contraddittori si accavallino. Per Berlino è essenziale che i conti rimangano in ordine e che l’Italia non violi i parametri di Maastricht sul deficit. Non solo e non tanto perché questo produrrà effetti benefici per l’economia italiana, quanto piuttosto perché il governo federale potrà continuare a diffondere la vulgata secondo la quale i Paesi del Sud stanno facendo con profitto i propri compiti a casa.

LA FLESSIBILITA’ TEUTONICA

In altre parole, Berlino è disposta anche a concedere un po’ più di flessibilità al governo italiano, lasciando che il rapporto deficit/PIL torni ad aumentare lievemente, ma in ogni caso senza che tale flessibilità si trasformi in una nuova violazione del limite. Su questo anche il Ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, è stato chiaro nell’incontro con il suo omologo Pier Carlo Padoan. Per capire se l’intesa Merkel-Renzi sia destinata a continuare bisogna insomma aspettare fine anno, quando avremo qualche primo dato sull’andamento dell’economia italiana e dei conti pubblici nel 2014.

Che cosa si aspetta ora la Germania dal baldanzoso Renzi

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