Skip to main content

C’è un vizio di fondo nella politica italiana che sembra duro a morire: il senso di onnipotenza che alcuni leader si riconoscono. Sulla base del consenso popolare Silvio Berlusconi giustificava ogni sua malefatta. Ogni accusa o critica aveva il solito ritornello come risposta: ho preso l’x% di voti e ho vinto le elezioni. E tutti a criticarlo perché, giustamente, il consenso che ottieni non ti dà l’autorizzazione a fare ciò che ti pare, anzi, ti affida una responsabilità che trascende ampiamente i tuoi interessi personali. Oggi Matteo Renzi è caduto nella medesima trappola: “i cittadini mi hanno dato il 40,8%” e in poche parole, si è riconosciuto il via libera per fare tutto, autorizzandosi a dire che gli altri devono adeguarsi (ossia le minoranze interne del PD). Niente di più sbagliato caro Matteo, niente di più sbagliato. Lo scrive anche Lucia Annunziata su Huffington Post (HP).

DUE INFORMAZIONI SUI NUMERI

Prima di tutto ci andrei molto cauto con questo senso di onnipotenza perché il 40,8% non significa di per sé niente. La % è un rapporto di grandezze, ha un significato solo se collocata in relazione a qualche cosa. Infatti, dire il 40,8% non ha alcun senso se non aggiungiamo “di coloro che sono andati a votare alle ultime elezioni europee”. Il 40,8% si riferisce al 57% d’italiani che hanno votato, ossia la metà degli aventi diritto. In numeri assoluti parliamo di poco più di 11 milioni di cittadini, un numero considerevole ma inferiore di 1 milione di unità rispetto a quanto Romano Prodi, nel 2006, con la sola lista L’Ulivo (nella coalizione folle L’Unione) aveva totalizzato (poco più di 12 milioni) e di fatto poco più di quanto il PD di Bersani con SEL di Vendola aveva totalizzato nel 2013 (cfr. articolo). Infatti, in molti hanno scritto che sono stati cannibalizzati SEL e Scelta Civica.

Inoltre, le votazioni a cui Renzi fa riferimento erano quelle per il rinnovo del Parlamento Europee e non c’entra niente la riforma del Senato. Ognuno andava a dare il proprio voto per sostenere dei candidati, tanto che c’erano le preferenze, e per portare avanti i loro programmi. Quindi, non solo è errato basare un’invettiva mettendo in sfondo durante il comizio quel 40,8% che non ha significato di per sé; ma è anche ingannevole, perché i cittadini non hanno dato un voto su Renzi né sulla sua riforma del Senato. Per questo ci può essere il Referendum confermativo previsto nel caso in cui il Parlamento non approvi la riforma del Senato (riforma Costituzionale) con i 2/3 (maggioranza qualificata) e previa richiesta della società civile (la raccolta firme), dopodiché è il Popolo sovrano che decide. E in quel caso sì, che il voto poi è espressione di accordo o disaccordo su Renzi, il Governo e la loro proposta.

MINEO E I SENATORI PD DISSIDENTI

Veniamo al casus belliil dissidente Corradino Mineo è stato sostituito dal Capogruppo del PD al Senato Luigi Zanda poiché il suo voto era decisivo e rischiava di non passare quanto Renzi si aspettava. Per solidarietà, rispetto a questa violenta presa di posizione del Capogruppo prima e del Premier poi, 13 senatori PD si sono autosospesi, definendo questa scelta “assurda” e “grave”. Interessante a proposito gli articoli di Chiara Geloni e Simona Bonfante su HP.

Le critiche che arrivano da più parti parlano di “oppressione” del dissenso e dunque di un vulnus. Concordo con questa tesi. Infatti, non è possibile ipotizzare che l’art.67 della Costituzione valga nell’aula ma non nelle commissioni. Inoltre, è scorretto dire che le commissioni sono regolate da altre “norme”, poiché qualunque altra norma, sia essa un regolamento o una legge ordinaria, è sottoposta sempre e comunque alla Costituzione. Sempre su HP Salvatore Curreri spiega le ragioni per cui, invece, la sostituzione è stata legittima, ma non condivido affatto.

Nel citare l’art.72 comma 3  sostiene che viene giustificato quanto accaduto. In quell’articolo si dice solo che nelle commissioni deve esserci un numero di rappresentanti proporzionali alla situazione in Parlamento. Mineo è del PD e quindi tutto era in regola. Non c’è alcun riferimento al fatto che questi rappresentanti debbano anche avere la stessa idea/opinione/posizione del gruppo di appartenenza. E qua entra in gioco l’art.67 che sancisce la libertà dell’eletto come rappresentante non del partito di riferimento, ma degli interessi della Nazione.  Inoltre, Felice Casson, uno dei Senatori dissidenti spiega bene anche perché non è corretto parlare di “rispetto dei regolamenti” e lo fa citando alcuni passaggi di questi.

Le interpretazioni lasciano il tempo che trovano. Si dica chiaramente che è stato tolto perché non la pensava come il Partito si aspettava, nello specifico come Matteo Renzi la pensava.

LE RIFORME COSTITUZIONALI SENZA TESTO

Quello che sfugge ai più è che Corradino Mineo è stato sostituito in una commissione, è stato schiacciato un dissenso rispetto ad un documento che non c’è. Quindi, esattamente, anche se fosse lecita la posizione assunta dal PD in queste ore, e per me non lo è, su cosa esattamente il Senatore in questione avrebbe contraddetto la volontà di una maggioranza? Non è stata fatta nessuna votazione su alcun testo di riforma, nemmeno la Ministra Boschi sa esattamente di che testo parlare. Si hanno idee generiche, molto poco chiare, e si richiedono continui atti di fede nella preveggenza e affidabilità di Matteo Renzi. Ora, siccome siamo in una Democrazia, in una Repubblica Parlamentare, e non in una teocrazia. Non si richiedono atti di fede, ma si redigono testi e si sottopongono a votazione. In quel caso, allora, malgrado tutto, una votazione di un testo conclusivo a maggioranza vincolerebbe anche Mineo e gli altri Senatori (seppur, si ricorda, questi sono liberissimi di non vincolarsi).

Si è estromesso un componente di una commissione per evitare che certe idee venissero modificate, quindi preventivamente rispetto alla stesura del documento stesso. E questo è assurdo, grave e controproducente.

DALLA COMMISSIONE ALL’AULA

Ora, esimi professori, senatori, giornalisti e commentatori spiegatemi la ratio dell’estromettere un Senatore che è portatore di una istanza di cambiamento, sostenuto da altri 14 senatori e senatrici, da una commissione riconoscendogli comunque la libertà di votare contro, in aula?

Matteo Renzi non ha ben chiaro, e come lui molti altri, come dovrebbe essere una leadership in un partito che si definisce democratico, ma soprattutto non ha ben chiaro come funziona il Parlamento. Le riforme Costituzionali hanno una rilevanza che trascende le posizioni partitiche e gli interessi personali, lui stesso è andato alla ricerca di una ampia convergenza, volendo a tutti i costi un accordo con Silvio Berlusconi, eppure nega questo accordo al suo stesso partito e alla sua stessa gente.

Ci sono elementi gravi di squilibrio di poteri nelle bozze (ripetiamolo, non c’è nessun documento formale che è stato presentato né votato dal PD) in discussione e quindi è giusto e doveroso che un senatore dica: attenzione, ci sono dei problemi qua!

Le riforme Costituzionali impattano la vita di tutti non solo oggi, ma soprattutto domani. Non sappiamo cosa accadrà e dobbiamo essere seri e cauti nel modificare gli equilibri di potere esistenti, perché non sappiamo se in un futuro certe debolezze possono minare l’assetto democratico del Paese. La questione è serissima e non ci vuole né autoritarismo né fretta.

Non sarebbe più intelligente, politicamente e umanamente, sforzarsi di trovare un accordo con chi, nel tuo partito, dissente, all’interno di una commissione piuttosto che rischiare (e sarà quasi certamente così) che 14 tuoi senatori ti votino contro in Aula? Non è molto peggio trovarsi in una simile condizione?

Poteva essere risolto tutto in modo ancora più limpido, democratico e trasparente, se Renzi e Boschi avessero redatto un vero documento prima con il PD e poi con Berlusconi. Le proposte di riforma presentate da Pertici, Civati e Chiti erano molto valide eppure Renzi ha detto aprioristicamente no. Questo non è il modo di fare di un leader moderno. Il decisionismo sta andando di pari passo con l’autoritarismo e con la volontà di schiacciare un partito plurale per sua stessa origine, in un esercito di yes-men e yes-women.

CHE FARE?

Non sono certo qua a dire a Matteo Renzi o al PD cosa deve fare. Mi permetto però di dire che questo approccio mi delude moltissimo e lascia spazio a critiche molto forti. La coerenza non è di moda in questa Politica, dopotutto la flessibilità è diventata una virtù anche nelle idee: il migliore è colui che si dimostra più agile nel rinunciare alle proprie convinzioni e sposa quelle del vincente di turno.

Ma sulla Costituzione non si gioca. E quindi pieno sostegno ai 14 Senatori dissidenti del PD che stanno difendendo dei procedimenti a garanzia dell’autonomia del Parlamento, degli eletti e della nostra Costituzione.

A Matteo Renzi dico: sii meno autoritario e più autorevole, sii meno “uomo della provvidenza” e più “uomo del dialogo”, sii meno frettoloso e rifletti meglio e più a lungo su temi che possono stravolgere in modo irreversibile i valori e gli assenti della nostra società.

Mineo e i senatori dissidenti: Renzi ascolti il dissenso per il bene del Paese

C’è un vizio di fondo nella politica italiana che sembra duro a morire: il senso di onnipotenza che alcuni leader si riconoscono. Sulla base del consenso popolare Silvio Berlusconi giustificava ogni sua malefatta. Ogni accusa o critica aveva il solito ritornello come risposta: ho preso l’x% di voti e ho vinto le elezioni. E tutti a criticarlo perché, giustamente, il…

Passera oltrepassa il Rubicone

Corrado Passera ha presentato oggi il suo movimento politico, Italia Unica. La location, gli Studios romani sulla Tiburtina, non si può dire che abbia portato fortuna a chi solo 20 mesi fa aveva lì presentato un altro movimento "Verso la Terza Repubblica", germe primordiale di quella Scelta Civica oggi quotata poco più della lista "Forza Lazio". Nella gran confusione post-elettorale…

A Bologna prove tecniche di Leopolda per ricostruire il centrodestra

Fa il pieno a Bologna il consigliere regionale Galeazzo Bignami che al Baccarano riunisce oltre 500 persone con la sua iniziativa "Ricostruire il centrodestra". Evento trasversale aperto a tutto il centrodestra, rappresentanti ed elettori di tutti i partiti, ma mancano all'appello i parlamentari di Forza Italia, cosi come i coordinatori delle altre regioni italiane, che seppur invitati scelgono di non…

Ecco come Passera chiama a raccolta i moderati

Corrado Passera lancia il guanto di sfida alla classe dirigente del centro-destra aprendo un “grande cantiere per creare la gamba liberale e popolare di una robusta democrazia bipartitica”. E punta ad accreditarsi come l’autentico antagonista di Matteo Renzi di cui mette in luce carenze e superficialità. Un centro-destra sempre più affollato Nel segno del “cambiare registro e marcia” alternativo al “cambiare…

Furie rosse domate dagli olandesi volanti. Il taccuino mundial di Malgieri

È caduto l'impero spagnolo. Non è durato molto, in verità: tra il 2010 ed il 2012, una Coppa del Mondo e una europea. Le squadre di club decisamente meglio della nazionale. La fantasmagorica Olanda ha posto fine al dominio delle "furie rosse", ma non ha mai vinto niente di significativo nei tornei internazionali, a parte il campionato europeo del 1988…

Orsoni, le miserie politiche del Pd e la fissa della gattabuia

Era il 14 luglio del 2008. Le agenzie, le radio e le tv diedero la notizia che, all’alba, era stato arrestato, insieme ad alcuni collaboratori, il governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco. Allora io ero deputato, appartenente ad un partito diverso da quello di Del Turco. Ma non esitai ad alzarmi in Aula – nel più totale isolamento – per  esprimergli …

Orsoni e un sacchetto di verdure. Due pesi e due misure per la giustizia

Commento pubblicato ieri da L'Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi. C’è una giovane di ventisei anni, tale Maria N., che sta subendo un processo a Verona. Al momento di mettere sulla bilancia del supermercato il sacchetto con la verdura che aveva scelto, la ragazza l’avrebbe sollevato per ridurre il peso dello stesso e poter così risparmiare sull’acquisto.…

Schulz, Schröder, spd

Parlamento europeo, a che punto è il gioco delle poltrone

Il Presidente del Consiglio europeo presiede e coordina i lavori del Consiglio europeo (composto dai capi di Stato o di Governo), sicuramente si tratta di un incarico di prestigio, ma privo di poteri concreti. Ieri è stata lanciata la candidatura di Enrico Letta per questa carica, ma che significa? Ci stanno dando un contentino? Le trattative per la distribuzione delle…

Brasile: alla ricerca della sostenibilità perduta

Pubblichiamo un articolo dell’Ispi Nei primi tre anni della presidenza di Dilma Rousseff il tasso di crescita del Pil brasiliano si è praticamente dimezzato (al 2% circa) rispetto alla media dei due mandati del presidente Lula (2003-2010). Anche l’anno in corso non è cominciato sotto i migliori auspici. Il prodotto nel primo trimestre è progredito appena dello 0,2% rispetto al…

×

Iscriviti alla newsletter