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Cambia poco per Silvio Berlusconi, tutto per Forza Italia. È questo il paradosso che arriverà dalla decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano, chiamato a confermare o meno l’affidamento ai servizi sociali per l’ex premier, condannato in via definitiva nel processo Mediaset. Lo spiega a Formiche.net Paola Di Caro, la giornalista del Corriere della Sera che segue da vent’anni le vicende dell’ex Cavaliere e del suo partito.

“La decisione del Tribunale paradossalmente incide più su Forza Italia che su Berlusconi. Il leader di FI di fatto ha iniziato già da un anno, dalla sentenza sul processo Mediaset, a centellinare la sua attività politica, il suo ritiro con puntatine decisionali e mediatiche continua. Se verrà quindi garantito un minimo di agibilità politica con i servizi sociali, il suo impegno nel partito cambierà poco. Discorso diverso se dovessero optare per gli arresti domiciliari e un regime più rigido, anche se allo stato attuale questa eventualità sembra esclusa”.

Per Forza Italia invece cosa cambia?
Per Forza Italia cambia tutto. Per la prima volta, in questo periodo che potrà durare dieci o undici mesi, il partito non avrà un capo in carica. All’opinione pubblica apparirà chiara la mancanza di un leader spendibile sul mercato elettorale, la storia politica di Berlusconi come leader attivo simbolicamente finisce qui.

Forza Italia però ha intenzione di giocare tutta su Berlusconi la sua campagna per le Europee, come dice inequivocabilmente il logo…
Forza Italia è arrivata impreparata a questo evento, così come è successo con la condanna Mediaset. Non è mai esistito un piano B e ancora una volta resta solo il nome di Berlusconi da giocarsi anche alle Europee. Tanto più che la linea politica non è mai stata così debole e di conseguenza è il momento in cui più forte deve essere l’identificazione tra il partito e il leader.

Come ne esce Forza Italia?
È un momento molto difficile ma le strade percorribili sono tre. La prima, la più facile, è anche quella meno gradita agli elettori: la successione in stile monarchico a uno dei figli. La seconda è che sia un gruppo dirigente coeso a tenere la zattera attraverso la bufera e da cui poi potrà emergere un nuovo leader. Un miracolo visti i personalismi in ordine sparso che regnano oggi nel partito. La terza strada è ritrovare il rapporto con il Nuovo Centrodestra. Il percorso più ovvio ma anche il più difficile.

Perché non tentare questa terza strada già dalle Europee?
In questo momento prevalgono logiche competitive. Le Europee saranno un momento importante per capire chi avrà il coltello dalla parte del manico nella ricostruzione del polo moderato che avverrà alle prossime politiche, chi avrà il compito di guidare la riunificazione di quest’area politica.

Forza Italia e Ncd sono quindi destinate a correre insieme?
Tutti i Paesi occidentali hanno un polo moderato, attualmente quello italiano è ai minimi termini. L’inesorabile logica politica vuole che esso si riformi. Sarà un percorso lungo, difficile ma necessario.

Quanto resterà Forza Italia nell’“abbraccio mortale” di Renzi?
Questo rapporto altalenante tra l’abbraccio e la spinta andrà avanti a lungo. Anche perché FI non è assolutamente pronta ad andare al voto. Un atteggiamento che vede da una parte l’opposizione alle singole questioni e l’esigenza di caratterizzarsi, dall’altra il rimanere aggrappati al treno delle riforme.

Con Berlusconi ai servizi sociali, Forza Italia non sarà più sexy

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