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A questa frase shock, Mauro Moretti ne aggiunge un’altra, ancora più surreale: “Così i Manager andranno all’estero!”. La reazione del top manager è conseguente agli effetti che la spending review avrà anche sugli stipendi d’oro dei boiardi di Stato.

Questa parole sono davvero disarmanti, al punto da dubitare se le abbia davvero affermate. Purtropp, invece, le ha dette eccome. Ma, superato lo sconcerto iniziale, con una buona dose di Malox, un commento ragionato è d’obbligo.

Partiamo da un dato inconfutabile: i manager di Stato di casa nostra sono tra i più pagati al mondo, in media il triplo rispetto ai loro colleghi “meno fortunati”. Chi lo dice è l’OCSE, in una recente rapporto relativo al 2013. Solo per farsi un’idea, i manager pubblici degli altri paesi prendono: in Nuova Zelanda 397 mila dollari, negli Usa 275 mila, in Gran Bretagna 348 mila, in Germania 231 mila e in Francia 260 mila. Di fonte questi dati di quale fuga all’estero dei manager italiani vaneggia Moretti? Bah, mistero.

Forse Moretti pensa di essere un super eroe della gestione d’impresa. In pratica una figura geniale, per certi aspetti mitica, insuperabile nel suo lavoro e tale da non poterne fare a meno. Non vorrei sembrare troppo irriguardoso, ma i manicomi erano pieni di gente che pensava di essere Napoleone. E poi, se il top manager di Ferrovie dello Stato pensa di valere più degli altri e di non accettare una riduzione del suo stipendio da 850 mila euro l’anno, penso che nessuno ne sentirà la mancanza. Soprattutto quelle migliaia di bravi manager che hanno perso il lavoro in questi anni di crisi, e che oggi sono a spasso, prontissimi a sostituirlo.

Quindi, caro “Mega Direttore Galattico” come direbbe Fantozzi, prepari pure le valigie e vada all’estero, ricordandosi che per molti anni è stato un sindacalista della CGIL che si occupava di lavoratori con stipendi molto meno generosi.

"Il mio stipendio è di 850 mila euro l'anno, se lo tagliano vado via". Così parlò Moretti

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