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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’analisi di Tino Oldani apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

A partire dal 25 maggio, l’Italia avrà 73 nuovi deputati al Parlamento europeo. Beppe Grillo è convinto di riuscire a portare a Strasburgo almeno 25 rappresentanti del suo movimento, superando nelle urne il Pd di Matteo Renzi, che nell’ultima legislatura poteva contare su 22 eurodeputati, contro i 18 di Forza Italia, gli 8 della Lega Nord, i 7 del Nuovo Centrodestra, e quote minori per i partiti più piccoli.

I SONDAGGI

Di fronte alla marea montante dei movimenti euro-scettici, l’incertezza domina sovrana e nessuno è in grado di prevedere come andrà a finire. In base ai sondaggi, il movimento di Grillo conquisterà almeno una ventina di seggi, e (a giudicare da come si è comportato subito dopo le elezioni del febbraio 2013) è probabile che, anche a Strasburgo, si metterà a discutere di scontrini e rimborsi spese, sconvolgendo le consuetudini felpate del Parlamento europeo in materia.

GLI EURO-STIPENDI

Qualche cifra. Gli eurodeputati percepiscono 8 mila euro al mese di retribuzione, più 4.299 di spese generali, più un’indennità di 304 euro per ogni giorno di presenza. In totale, secondo i calcoli di Mario GiordanoNon vale una lira»; Mondadori), si arriva a 18-19 mila euro lordi al mese. A questi si aggiungono altri 19 mila euro per pagare gli assistenti, che sono ben 3.130 secondo il libro paga dell’Unione europea.

GLI ALTRI AMMENICOLI

Poi vi sono i rimborsi spese, a cominciare dall’indennità di viaggio. In passato si trattava di una cifra forfettaria di circa 800 euro. Per farci la cresta, gli eurodeputati viaggiavano in classe economica, anche con voli low cost di 90 euro, e con il rimborso si mettevano in tasca 710 euro a viaggio. Per porre fine allo scandalo, è stato introdotto il rimborso a piè di lista: in pratica, ora ci sono eurodeputati che si fanno rimborsare perfino il jet privato come se fosse un volo charter. Oltre all’aereo gratis, i deputati europei hanno a disposizione anche un servizio di limousine, che ai contribuenti costa 5,2 milioni l’anno.

IL BUDGET DEL PARLAMENTO EUROPEO

Il Parlamento europeo ha un budget annuale di 1,8 miliardi di euro. Una spesa enorme se si pensa che viene aperto al massimo 4 giorni al mese, per un totale di 48 giorni l’anno. Per i restanti 317 giorni deve essere tuttavia conservato in perfetta efficienza, con costi non indifferenti per la sicurezza, la pulizia e il riscaldamento. Costi che vanno moltiplicati per tre, in quanto si tratta di un Parlamento con ben tre sedi: due a Strasburgo e una a Bruxelles, una più costosa dell’altra. Soltanto il costo della dispersione degli uffici, che obbliga 5 mila funzionari a spostarsi da una sede all’altra per seguire le sedute, è di 103 milioni di euro, il 5,7 per cento dell’intero budget. Uno spreco demenziale.

GETTONI E BENEFIT

Per intascare il gettone di presenza giornaliero di 304 euro non è necessario stare in aula per ore e ore. Basta firmare un registro di presenza. Così non sono pochi i deputati europei che si trattengono in aula giusto il tempo necessario per assicurarsi che il loro nome si inserito nella contabilità. Cinque minuti in tutto: una prassi talmente consolidata che è stata definita «firma e scappa». Ovvio che a questo punto gli eurodeputati abbiano molto tempo libero. Che fare? In proposito, Mario Giordano regala ai lettori del suo libro una chicca: è la tabella con gli orari del centro fitness all’interno del Parlamento europeo, rinnovato da poco con una spesa di 4 milioni. Si tratta di un centro sportivo di 2.150 metri quadri con piscina, sale per massaggi, allenamento, squash, fisioterapia, solarium, saune, centro estetico. Apre al lunedì mattina con un’ora di relax, e va avanti fino al venerdì sera con yoga, body sculpt, kick boxing e zumba, una danza latina che pare vada fortissimo.

NUMERI DA BRIVIDO

È scontato che a godere di simili privilegi siano anche i dipendenti Ue che lavorano al Parlamento europeo. Tutti beneficiari di retribuzioni da nababbi: tra stipendio base e benefit, uscieri e segretarie arrivano a 4-6 mila euro netti al mese, traduttori e archivisti a 6-9 mila netti, gli assistenti superano i 10 mila, mentre i dirigenti arrivano a 16 mila, sempre netti. Le tasse su queste retribuzioni erano del 2 per cento fino al 2004, ora non possono essere inferiori all’8 per cento. Poi c’è il welfare. Per gli euro-burocrati l’età pensionabile è rimasta a 63 anni (salvo per i nuovi funzionari), con possibilità di pre-pensionamento a 55 anni con il metodo retributivo. La loro pensione media è di 5.700 euro netti al mese. E nel budget del Parlamento europeo lo stanziamento 2013 per le pensioni è stato di 1 miliardo 399 milioni, con un aumento del 39 per cento rispetto al 2008, quando si superò per la prima volta il miliardo. Allora sembrò uno scandalo e il premier austriaco, Alfred Gusenbauer, disse: «Questa spesa non deve più aumentare». Risultato? È già previsto che a fine 2014 l’aumento arriverà al 45 per cento. Non male per un’euro-burocrazia che, quando lavora, si dedica a studiare come tagliare il welfare dei cittadini europei.

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