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Nasce in India, dove l’arte di arrangiarsi – che un tempo avremmo ritrovato in una qualunque città italiana – è ancora una risorsa fondamentale, ma sta rapidamente conquistando l’Occidente.

È la Jugaad Innovation, un processo di innovazione “improvvisato” che proviene dal basso ed è in grado di creare soluzioni efficienti a costi contenuti.

Un concetto che parte da una riflessione: è possibile trasformare la crisi nella migliore opportunità di crescita? E, se sì, come?

La risposta potrebbe giungere proprio dall’omonimo bestseller internazionale di Navi Radjou (una delle voci più autorevoli della Silicon Valley in materia di innovazione, si occupa di Design Innovation presso il World Economic Forum ed è opinionista della Harvard Business Review, oltre a essere membro della Judge Business School presso l’Università di Cambridge), Jaideep Prabhu (professore alla Jawaharlal Nehru University di Business e Impresa Indiana e direttore del Centro per l’India & Global Business alla Judge Business School, Università di Cambridge) e Simone Ahuja (fondatrice di Blood Orange, con sede a Minneapolis e gruppi di lavoro a Mumbai, una società di consulenza che si occupa di marketing e strategia, con una particolare esperienza nei mercati emergenti).

In un tour che il 6, 7 e 8 maggio ha toccato le città di Milano, Roma e Torino, i curatori dell’edizione italiana Gianni Lo Storto (direttore generale della Luiss Guido Carli) e Leonardo Previ (docente di gestione delle Risorse umane all’università Cattolica di Milano), moderati dalla giornalista del Tg1 Barbara Carfagna (autrice di uno speciale sulla corsa alla modernità degli Emirati Arabi Uniti) e alla presenza di due degli autori – Radjou e Prabhu – hanno presentato ieri nella libreria Arion Esposizioni nella Capitale il tomo edito nel nostro Paese da Rubbettino, con prefazione del giornalista di RepubblicaFederico Rampini.

Ma cosa vuol dire Jugaad? Presa letteralmente, la parola, tra le tante sfumature, indica in punjabi un veicolo di fortuna costruito unendo un motore diesel a un carretto. Un esempio concreto di come partendo da due oggetti già esistenti si possa colmare un’esigenza, in questo caso quella della mobilità.

Ma il concetto di Jugaad Innovation, come hanno spiegato Navi Radjou Jaideep Prabhu, è estremamente più complesso, anche se di facile applicazione. “Gli oggetti Jugaad non sono oggetti economici, ma utili e pratici“. Un esempio? Un incubatore portatile, che i medici dei Paesi più poveri possono facilmente trasportare in borsa nei villaggi; un oggetto che fa il suo lavoro e permette di abbattere drasticamente il costo, altrimenti insostenibile, di un apparecchio medico in uso nelle cliniche occidentali. Oltre cento esempi analoghi sono elencati nel libro e altri ce ne saranno. “L’obiettivo – hanno proseguito gli autori – è di spingere le aziende – in particolare le grandi corporation, ad abbracciare il concetto di frugalità, ma non ad essere frugali; ovvero comprendere che non serve riversare, come avviene ora, tutte le loro risorse in dipartimenti di ricerca e sviluppo, per ottenere gli stessi risultati che potrebbero raggiungere in altro modo. Il nostro non è un metodo sostitutivo, ma complementare, a cui si stanno approcciando molte multinazionali“. Tra loro Renault-Nissan, General Electric, GlaxoSmithKline, per citarne alcune.

L’innovazione è diventata una direttrice sempre più importante per lo sviluppo delle aziende e un percorso obbligato in tempi di crisi. Tuttavia, il modello di innovazione tradizionale dell’Occidente è stato recentemente messo a dura prova dalla competizione dei mercati emergenti, che producono soluzioni efficienti a costi minori. Soprattutto in tempi di crisi, i consumatori sono sempre più spinti a preferire prodotti semplici e funzionali a prodotti con caratteristiche tecnologiche troppo avanzate e costose per le loro necessità.

Fondamentale dunque, decidere di abbracciare l’esperienza Jugaad, a patto, ha sottolineato Gianni Lo Storto, manager di una importante business school come la Luiss, vincere la sfida più importante, quella con se stessi. “Per innovare in modo semplice bisogna uscire dalla propria comfort zone, cambiare il nostro punto di vista abituale, quello che ci ispira maggiore familiarità. La nostra università, la Luiss, prova a insegnare anche questo ai suoi studenti, che in futuro dovranno confrontarsi sempre più con la crescente scarsità di risorse, dettata dalla pressione demografica e di tempo, a causa dell’accelerazione derivante dal progresso tecnologico. Sono queste le sfide con cui l’innovazione Jugaad permetterà di confrontarci“.

Il percorso, ha concluso Leonardo Previ, fondatore e presidente di Trivioquadrivio, non è semplice. Serve un cambiamento culturale, in primo luogo nei piani alti delle nostre grandi aziende. La Jugaad Innovation parte dal basso, è un processo inverso. Per fortuna è la necessità che aguzza l’ingegno e la scarsità è fonte dell’innovazione. Ecco perché la crisi può aiutare a ripensare i nostri modelli. Dopo saremo capaci di vedere il mondo con occhi nuovi”.

Jugaad Innovation, cos'è la rivoluzione che sta cambiando le imprese

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