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Felicitazioni vivissime vanno rivolte alla senatrice Liliana Segre per essere stata proclamata, honoris causa, dottore in scienze storiche in considerazione, con significativa motivazione delle stesse autorità accademiche, del fatto che “dalla sua esperienza perviene un insegnamento più alto di quello che possa essere impartito da docenti universitari”. E, dati i valori che tale riconoscimento evoca, riveste rilievo la riflessione sulla Storia quale elevato mezzo per non dimenticare.

Come la musica, del resto, perché le sue composizioni – ho già avuto modo di sottolinearlo lo scorso anno – vivono nel tempo, scaldano i cuori risvegliandone la sensibilità. Un contributo in questa direzione è giunto dal noto musicista pesarese Riz Ortolani che compose la “Sinfonia per la memoria”. Il terzo movimento della partitura è dedicato alla shoah. Illustrando il lavoro Alberto Zedda ha scritto: “Insolitamente l’inizio di questo 3° movimento è affidato al contrabbasso solista. Ortolani mi dice: il contrabbasso sugli acuti lo sento come una voce sofferente, triste, esile, commovente, per me; solo questo strumento mi poteva raccontare l’olocausto, come se fosse il suono della voce stanca di un vecchio saggio”.

Nemico del ricordo è l’”indifferenza” nella quale la senatrice vede il più grande pericolo per il ripetersi delle indicibili (“non ho detto tutto perché non ci sono parole, né altri le hanno trovate, per riferire tutto ciò che è accaduto”) sofferenze del passato. “Ora vi racconterò l’inferno”, esordiva nelle sue conversazioni con gli studenti Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz (dove – stessa sorte di Liliana Segre – fu sterminata l’intera sua famiglia), scomparso poco più di un anno fa. I figli, tra i quali Emanuele, parlamentare, ed Enzo, musicista e presidente del conservatorio di Pavia, ne mantengono viva la memoria. Enzo è anche autore di un libro, “Storia di una grande famiglia travolta dalla shoah”, che è al centro di molti incontri che egli tiene in varie città d’Italia.

Dunque i pochi superstiti dello sterminio, finché ne sono stati in grado, hanno proceduto nella rievocazione, in particolare nelle scuole, con gli strumenti che il vocabolario ha loro posto a disposizione, che non coprono l’“indicibile” che pure è avvenuto. Ma sono dovuti trascorrere lunghi periodi dai crimini: l’esitazione comprimeva le rivelazioni perché ai primi racconti essi percepivano di non essere creduti neppure dagli intimi tanto efferati erano i fatti di cui erano stati vittime e testimoni.

Possiamo sperare nel futuro? La senatrice Segre non appare ottimista.

Ed in effetti sordità, ignoranza, “buio della memoria” sono il migliore viatico per favorire agghiaccianti repliche. Anche gli accadimenti odierni sembrano darle ragione. Resto poi impressionato dal fatto che le tragedie sono fonte vitale di ammaestramento per la generazione che le ha vissute mentre man mano che trascorre il tempo la percezione del monito tende a dissolversi. E l’insensatezza umana a reiterare guasti. Non per questo dobbiamo arrenderci, come la perdurante testimonianza di Liliana Segre insegna. Del resto – sia consentito l’accostamento – se Ortolani conclude la sua sinfonia con il movimento “Liberazione” quale porta aperta alla speranza di un mondo migliore e… memore, nei lager molti tenevano vivo questo messaggio: “È nell’ora più buia della notte che l’alba è più vicina”.

Shoah, tra intenso ricordo e speranza. L'intervento di Girelli

Nemico del ricordo è l’”indifferenza” nella quale la senatrice Liliana Segre vede il più grande pericolo per il ripetersi delle indicibili sofferenze del passato. L’intervento di Giorgio Girelli, presidente emerito Conservatorio statale Rossini

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