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L’Europa batte un colpo e si ricorda dell’esistenza di un certo Mario Draghi. E chissà se forse c’è davvero lo zampino del premio Nobel. Una settimana fa gli economisti Joel Mokyr, Philippe Aghion Peter Howitt, hanno visto assegnarsi il prestigioso premio, grazie ai loro studi sull’innovazione come quintessenza della crescita. Un chiaro, inequivocabile, per loro stessa ammissione, riferimento a quelle 400 pagine dentro le quali l’ex presidente della Bce ha mescolato ad arte tutti quegli ingredienti necessari alla sopravvivenza dell’Europa, prima che il Vecchio continente venga fagocitato dalla Cina. E proprio in queste ore a Bruxelles quella mappa, che a un anno dalla sua venuta alla luce non è stata ancora seguita, nemmeno in parte, è tornata improvvisamente in voga.

Paura del Dragone? Di nuovi dazi? Del fallimento del Green new deal? Di un’escalation militare sul fronte ucraino? Forse. Fatto sta che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai capi di Stato e di governo dei 27, in vista delle discussioni al Consiglio europeo di Bruxelles di giovedì prossimo, ottobre, focalizzata soprattutto sul tema della competitività economica e della transizione verde dell’Ue nell’attuale contesto mondiale, tenendo conto soprattutto del ruolo sempre più importante della Cina. Una missiva molto densa, con analisi delle cause dei problemi attuali dell’economia dell’Ue e annunci di nuove iniziative da parte di von der Leyen, e con la chiara intenzione di informare il dibattito dei leader.

La presidente della Commissione esordisce con un duro avvertimento: “Come Mario Draghi ha sottolineato a tutti noi, un’economia competitiva è il fondamento su cui poggiano sia la nostra prosperità che la nostra indipendenza. Mentre l’Ue rimane impegnata a favore di un ordine internazionale basato sulle regole, non possiamo ignorare la crescente assertività di coloro che considerano il potere assoluto la loro unica guida. L’Europa deve difendere se stessa e i suoi valori, e senza i mezzi economici su cui contare, non possiamo che fallire collettivamente. Se facciamo le scelte sbagliate, la lenta agonia annunciata da Draghi potrebbe diventare realtà prima e più velocemente”, osserva von der Leyen, in riferimento a un richiamo dell’ex premier italiano, ed ex presidente delle Bce, in uno dei suoi ultimi interventi sull’attuazione ancora poco soddisfacente del suo Rapporto sulla competitività dell’Ue.

La presidente della Commissione continua ricordando il ruolo che la Cina ha ormai conquistato come leader mondiale nella corsa al clean tech, anche sfruttando a suo favore gli errori europei (per esempio nell’energia solare, nelle batterie, nei veicoli elettrici), e sottolineando la necessità che l’Ue mantenga la sua leadership nei settori in cui l’ha conservata finora, e la conquisti in altre aree della transizione economica green a livello mondiale, riducendo allo stesso temo le sue dipendenze, in particolare quella dalla Cina per le materie prime critiche. Von der Leyen ribadisce che l’Ue deve “mantenere la rotta” della decarbonizzazione e del conseguimento dell'”economia circolare” (basata sulla piena attuazione del potenziale di riuso e ricicolo dei materiali). Ma riconosce anche che occorrono “pragmatismo e flessibilità” per evitare di sottoporre “il nostro tessuto sociale ed economico a una tensione tale da provocarne la rottura”.

Un punto centrale per la discussione del Consiglio europeo sarà quello dell’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni di CO2 al 2040, che la Commissione a luglio ha proposto sia fissato al 90% dei livelli del 1990. C’è una forte pressione da diversi Stati membri per rivedere, o comunque per rendere più flessibile, l’obiettivo del 2040, che dovrà essere deciso definitivamente dal Consiglio Ambiente straordinario il 4 novembre, per poi consentire all’Ue di presentare la sua posizione alla Conferenza delle Parti (Cop30) della Convenzione Onu sul Cambiamento climatico a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre.

Nella sua lettera, von der Leyen ricorda che la proposta della Commissione prevede già un grado “significativo” di flessibilità nel prevedere che gli Stati membri possano avere una riduzione delle emissioni fino al 3% inferiore al loro obiettivo, compensandola con “crediti internazionali” di CO2 “di alta qualità” acquistati da paesi terzi, una disposizione molto criticata dalle organizzazioni ambientaliste. “Questa è un’importante opportunità commerciale per l’Europa. Coglierla richiede fermezza e una determinazione instancabile nel contrastare i nostri concorrenti, a partire dalla Cina. Sappiamo che spetta a noi garantire che il futuro delle tecnologie pulite sia realizzato in Europa. Niente di tutto ciò sarà facile, ma tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere per garantire la leadership dell’Europa”. Ecco.

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