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Non solo corridoi e vertici umanitari per Gaza: la strategia europea, atlantica (e quindi italiana) sui principali dossier geopolitici in atto passa anche da una serie di passaggi intermedi e riflessioni analitiche, come quelle a cui ha preso parte Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, a Bruxelles. Non solo il Global Gateway Forum, ma un meeting con Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, e le future strategie elettorali del partito popolare in attesa delle elezioni europee e della futura guida Ue.

L’INCONTRO CON STOLTENBERG

Il dato da mettere in evidenza è il ruolo dell’Italia, sia come “principale contributore di truppe”, sia come pivot in grado rafforzare il fianco Sud – elemento che sottolineato dal ministro degli Esteri. L’occasione è stata il Global Gateway Forum, iniziativa promossa dalla Commissione europea in cui Tajani ha rappresentato l’Italia attorno a un tavolo dove siedono governi, soggetti privati, società civile, istituzioni finanziarie e organizzazioni internazionali per discutere della strategia Ue per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti – ma soprattutto per rispondere alla Belt and Road Initiative lanciata dieci anni fa dalla Cina di Xi Jinping e a cui l’Italia aveva aderito nel 2019 sotto il governo Conte (l’esecutivo Meloni sembra prossimo ad annunciare il mancato rinnovo del memorandum). A margine dell’evento il ministro ha incontrato Stoltenberg per sottolineando come l’Italia sia parte integrante delle direttrici dell’Alleanza Atlantica e concentrate sui principali dossier, cioè Ucraina, Cina, Indo-Pacifico e Cina: tutti passaggi che verranno potenzialmente valorizzati dal governo italiano nel 2024 da presidente di turno del G7. È probabile che sotto la lente di ingrandimento siano finite le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan su Hamas, definiti “liberatori”, incassando il plauso degli ayatollah.

L’APPUNTAMENTO CON IL PPE

Nella giornata europea Tajani ha preso parte anche al vertice statutario del Partito popolare europeo durante il quale ha incontrato alcuni leader europei per discutere della situazione in Medio Oriente e dei futuri equilibri pre e post elezioni europee. In primis è emersa la soddisfazione di Manfred Weber per il risultato ottenuto dai popolari in Polonia che rafforza la strategia presente (ma soprattutto futura) del Ppe. In secondo luogo sono emerse alcune voci che, secondo indiscrezioni, vorrebbero alcuni deputati ungheresi fare pressione su Viktor Orbán per un eventuale ritorno nelle file popolari. Come noto, dal marzo 2021 il partito di Orbán ha lasciato il gruppo Ppe all’Europarlamento.

LE PROSSIME MOSSE

Si è parlato anche delle decisioni da prendere sui candidati alle presidenze di Commissione europea e Consiglio europeo, cariche che si sommano a quelle relative al consiglio Nato, alla Βanca europea e più in là anche al Fmi, perché terminerà la presidenza di Kristalina Georgieva, e l’Europa non vorrebbe lasciare quella casella. Da Berlino potrebbero esserci pressioni per avanzare un candidato socialista al posto di Ursula von der Leyen, dal momento che la Spd al momento è al governo, anche se democristiani e cristiani bavaresi sono di nuovo in testa ai sondaggi e, tra circa un anno, favoriti alle prossime elezioni politiche. In quel caso allora per il consiglio il candidato potrebbe essere del Ppe da scegliere tra un ex o attuale primo ministro di un Paese Ue.

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