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L’unico modo che aveva per comunicare con lei erano le lettere che consegnava a messaggeri che al galoppo sfidavano della brughiera le insidie e le nebbie. Non poteva che affidarsi alla parola scritta. Non aveva altra alterativa che attendere, poi. Uno, due giorni. A volte settimane, prima di ricevere risposta. La sofferenza e la tensione di quelle attese però, nella magia di una scena, potevano diventare fin sopportabili. A teatro! Dunque. Se Lui scriveva, sul fondale le parole che in lui nascevano si depositavano come gocce. A una a una, generate da una piuma imbevuta di inchiostro che magicamente compariva sulla pergamena di cui assumeva le sembianze il fondale. Che si faceva molle, animato, tutto un muoversi di luccicanti onde come quelle che scuotono la superficie del mare le sere d’estate. La musica, poi, cresceva lentamente ed evocava zefiro. Il vento, quindi, quello che incontravano i messaggeri nel prendere la corsa a colpi di speroni, con in petto la missiva e lo stesso ardimento di una carica all’infuriar della battaglia. Il tempo, anche, inesorabile ma necessario, che intercorreva tra la semina e la raccolta. Di una semina di parole fecondate di inchiostro e dal percolare dei sentimenti.
Solo allora Lei compariva, nello sfrangersi dell’immagine della pergamena sul fondale, come il riflesso di un volto all’acquietarsi della superficie dell’acqua in cui si specchiava. Accucciata, stava a un piccolo scrittoio con davanti a sé un foglio, piuma e calamaio. La musica si affievoliva e a una frase di lui seguiva una frase di lei in un rincorrersi di pensieri che avevano i tempi e i modi dell’audacia e del timore. Ora avanti, ora indietro.
Fu allora che la suoneria del telefono di un uomo di mezza età ruppe l’incanto. Dal fondale sparì tutto. E mentre l’uomo spiegava al telefono che si trovava a teatro, del teatro non rimasero che gli arredi.

Il telefono a teatro

L’unico modo che aveva per comunicare con lei erano le lettere che consegnava a messaggeri che al galoppo sfidavano della brughiera le insidie e le nebbie. Non poteva che affidarsi alla parola scritta. Non aveva altra alterativa che attendere, poi. Uno, due giorni. A volte settimane, prima di ricevere risposta. La sofferenza e la tensione di quelle attese però, nella…

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