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Sono giorni che in Italia gira voce sulla possibilità, prevista nelle varie bozze della manovra che circolano, di consentire all’Agenzia delle Entrate di infilare una mano nei conti di chi deve dei soldi allo Stato e non ha pagato le tasse. Naturalmente si tratta di importi di un certo rilievo, ma l’effetto psicologico è assicurato.

Il premier Giorgia Meloni ha smentito l’operazione, anche sull’onda delle barricate alzate dalla Lega. Nell’attesa di capire se qualcosa in quella direzione alla fine si faccia, tanto vale chiedersi se sia comunque una misura sensata, soprattutto in un contesto di forte stress da inflazione. Formiche.net lo ha chiesto a Vincenzo Visco, economista e più volte ministro delle Finanze.

Partiamo dalla manovra. Un suo giudizio?

È una manovra semplice, in disavanzo e che poggia su previsioni ottimistiche di crescita. Per giunta mi pare che interrompa il percorso di discesa del debito pubblico. Alla fine, le poche risorse che ci sono, non sono state messe al servizio di qualche misura di prospettiva. Se il governo avesse voluto cercare i soldi per aumentare la potenza di fuoco della finanziaria, avrebbe potuto aggredire l’evasione.

Poi parleremo dell’evasione, rimaniamo sulla manovra. Non mi dirà che tagliare il cuneo fiscale è una scelta sbagliata…

Il problema non è giusto o sbagliato, ma il fatto che ci sia una retorica dietro. Il costo del lavoro, è chiaro, è molto alto in Italia, anche se in Europa ci sono non meno di tre Paesi che ce l’hanno più elevato del nostro. Sul fatto che il lavoro costi molto in Italia non si discute, detto questo andrebbe cambiato l’intero sistema fiscale italiano: oggi i contributi sociali e le imposte sul reddito non bastano più a finanziare il welfare nazionale, questo è il punto.

E allora, che fare?

Bisogna tassare quello che non è reddito da lavoro, spostare il baricentro insomma. Alleggerire da una parte per incidere sull’altra, dimezzando l’onere dei contributi sul costo del lavoro. Ecco, questo avrebbe senso, si tratta di rivedere il baricentro fiscale.

Veniamo alla questione delle possibili prerogative dell’Agenzia delle Entrate. Qui si parla di pignoramenti telematici delle somme sui conti. Il governo o parte di esso ha smentito, però…

Trovo, se proprio vuole saperla tutta, abbastanza ovvio quello che è stato proposto.

Ovvio o meno, con 5,6 milioni di individui, le cito dati dell’Istat, in difficoltà economiche parlare di blocco dei conti correnti potrebbe avere un effetto psicologico non da poco.

Mi scusi, ma quando c’è stato un accertamento, poi la messa a ruolo, poi uno o due gradi di giudizio che dimostrano che un contribuente o un evasore deve pagare, lo Stato ha la prelazione su tutto. Quindi può pignorare e andare a pescare i soldi laddove sono. Non capisco questo clamore, non c’è nulla di strano. Stiamo parlando di chi ha i soldi e non vuol pagare le tasse, non le pare quasi banale regolarsi di conseguenza? Perché di questo si tratta.

Perché è così difficile in Italia combattere l’evasione fiscale?

Perché a volte non lo si vuole fare. In Italia c’è una evasione di massa, gli evasori sono milioni. Ma non tutti i partiti voglio combatterla, Guardi che volendo l’evasione si riduce, non è mica una missione impossibile. Oggi con gli strumenti che ci sono, con la tecnologia, volendo si possono contare i capelli in testa a ogni contribuente.

Ursula von der Leyen ha detto che la sospensione del Patto di stabilità sta per terminare. Torneranno le regole sui conti, l’Italia si deve preoccupare?

C’è da stare attenti, questo è certo, visto il nostro debito. Il punto è capire se si troverà un compromesso sulle regole più morbide.

Ecco appunto. La Germania sembra ancora una volta puntare i piedi…

La posizione di Berlino è ideologica e autolesionista. La cosa che non capiscono i tedeschi, ma che a molti è chiaro, è che la Germania ha perduto il suo vecchio modello di sviluppo, che aveva garantito il suo benessere anche a spese degli altri, con un marco svalutato, bassi costi dell’energia, rapporti con la Russia ed esportazioni massicce in Cina. Ora che questo modello non c’è più, bisogna investire per crescere e farlo insieme. Quindi condividere debito e spendere, cosa che i tedeschi non solo non sono abituati a fare ma non vogliono. E allora, ecco il vero problema dell’Europa, la Germania, ostaggio del suo passato.

Sulle mani del fisco nei conti correnti una tempesta in un bicchier d'acqua. Parla Visco

Intervista all’economista e più volte ministro delle Finanze e del Tesoro. Non capisco il clamore sui possibili pignoramenti delle somme di chi ha debiti col fisco, se uno ha i soldi e non paga cosa dovrebbe fare lo Stato? Nessuno mette in dubbio che in Italia il costo del lavoro sia troppo alto, ma per abbatterlo sarebbe più opportuno spostare il baricentro delle imposte. Il Patto di stabilità? L’irrigidimento dei tedeschi è ideologico e autolesionista

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