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Fra sei mesi andremo alle urne e voteremo col sistema proporzionale, senza bisogno d’interpellare la Consulta. Il 25 maggio 2014 ci attende una consultazione politica di valenza europea: nulla a che vedere con l’elezione d’un sindaco d’Italia come s’è assordan­temente chiesto nelle ultime settimane in piena bagarre per le primarie del Pd specie da parte del candidato risultato vincitore della prova. Non mi pare che il primo partito italiano, inteso come asse portante della maggioranza parlamentare ed esprimente il presidente del consiglio, si sia particolarmente distinto nell’indicare quali idee abbia circa le sorti di un’Europa che ci sovrasta ma è sempre più lontana dai problemi specifici italiani. Non si è populisti se si rileva che mai, come in questo momento, l’Europa è impopolare in Italia, e non solo perché, di fatto, essa è amministrata da 40 mila impiegati che ci costano molto più di quanto l’erario possa ricavare dal gettito dell’Imu, altro carico fiscale indigesto e un tantino ingiusto.

È stato peraltro il capo dello Stato, nei giorni scorsi, a lamentare l’insensibilità della politica per l’europeismo e la gestione della sovranazionalità. Registro che l’assemblea nazionale del Pd di Milano ha ignorato sia i temi europei che lo stesso nome di Giorgio Napolitano: una sgarberia, più che un dimenticanza. Mentre non si può considerare una dimenticanza il mancato accenno alla socialde­mocrazia, nella cui famiglia il Pd è rappresentato e che, in Europa, è in competizione antinomica coi cristiano democratici. Renzi e Letta sfuggono a classificazioni perché, anche solo per il rimescolamento radicale delle carte nel partito italiano che li ha visti crescere sino a conquistarne il massimo dominio, la posizione del Pd in Europa non è delle più convincenti. Di conseguenza, entrambi nicchiano perché la questione può essere troppo scivolosa, cioè insidiosa al fine del fortemente ricercato recupero elettorale sul febbraio 2013.

Elementi qualificati del Pd sono andati peraltro ad accertarsi, presso gli uffici legislativi della camera, se qualche norma osti a votare il prossimo 25 maggio contemporaneamente per le europee e per le politiche italiane nello stesso giorno. Visto che nessuna legge impedisce un election day e può ottenersi un correlativo risparmio economico straordinario, si tratta di stabilire se l’accertamento effettuato era una semplice curiosità o non, piuttosto, un sondaggio politico, dal momento che i baci e gli abbracci della Fiera di Milano potrebbero rivelarsi effimeri e farisaici.

Il 25 maggio andremo a votare

Fra sei mesi andremo alle urne e voteremo col sistema proporzionale, senza bisogno d’interpellare la Consulta. Il 25 maggio 2014 ci attende una consultazione politica di valenza europea: nulla a che vedere con l’elezione d’un sindaco d’Italia come s’è assordan­temente chiesto nelle ultime settimane in piena bagarre per le primarie del Pd specie da parte del candidato risultato vincitore della…

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