“Macron è un bravo ragazzo ma non conta nulla”, ha detto Trump dopo l’annuncio sul riconoscimento della Palestina da parte della Francia. Ma se nonostante i detrattori il Presidente francese è riuscito da otto anni ad essere eletto per due volte vuol dire che la politica la sa fare veramente. E comunque è sul piano internazionale che la sua abilità si fa apprezzare maggiormente, si veda proprio alla voce Palestina. La rubrica di Pino Pisicchio
Esteri
Italia, Turchia, Libia: un trilaterale per il futuro del Mediterraneo
Immigrazione, energia, proiezione tanto nel Mar Nero quanto in Medio Oriente e Africa: è molto ricco il paniere di temi fra Roma, Ankara e Tripoli. Una ragione in più per non ritardare iniziative comuni e una programmazione su come stemperare possibili fronti di tensioni politiche, come quelle tra Tripoli e Tobruk, e procedere così all’unisono in una cooperazione tripartita
Il fronte della Palestina si allarga. Una moral suasion su Israele e Usa? L'analisi di Polillo
La decisione dei Paesi del G7 a favore del prossimo riconoscimento della Stato palestinese è una presa di posizione tutta politica, dagli impossibili effetti pratici. Non esistendo un’entità statuale definita che possa essere riconosciuta. Suona di conseguenza come una moral suasion nei confronti di Israele e dei suoi più stretti alleati. Anche quel Donald Trump che non ha esitato a minacciare il Canada, con la promessa di maggiori dazi, nell’eventualità che quella scelta divenisse effettiva. L’analisi di Gianfranco Polillo
Un Piano Marshall per la Palestina. Il progetto da recuperare secondo l'amb. Castellaneta
In Medio Oriente tutto si lega inestricabilmente e come tale va trattato con un approccio comprensivo. In fin dei conti era proprio questa l’intuizione originaria, condivisa negli anni successivi anche dal presidente Berlusconi, che aveva aggiunto il cosiddetto Piano Marshall per la ricostruzione. Essa andrebbe recuperata e riadattata e il governo italiano potrebbe farsene attivo interprete in Europa e con l’alleato americano, forte dei suoi buoni rapporti con tutte le parti in causa. Il commento dell’amb. Giovanni Castellaneta
Trump, su Gaza, deve gestire strategia internazionale e base elettorale
Trump si trova a dover gestire un equilibrio delicato: da un lato, mantenere saldo il legame storico con Israele; dall’altro, ascoltare le nuove istanze del suo elettorato più giovane, evitando spaccature interne al movimento Maga
Dazi Usa-Ue, è davvero un accordo? L’opinione di Trenta
Quella di Trump è una vera guerra economica all’Europa, di fronte alla quale ci siamo arresi incondizionatamente, senza neanche provare a organizzare la resistenza. L’opinione di Elisabetta Trenta
Dietro la finzione, Mosca è molto attenta a Washington. Che deve agire di conseguenza
Con oltre 300 droni e 8 missili, la Russia ha colpito 27 aree di Kyiv causando decine di morti, mentre Washington stringe il cerchio su Mosca con nuove sanzioni e minacce. Il Cremlino teme la pressione Usa più di quanto ammetta, ma serve una strategia più incisiva, secondo la presidente del Center for European Policy Analysis Alina Polyakova
Pechino mostra i muscoli nucleari a Usa e alleati. Cosa significa secondo l'Hudson Institute
Il nuovo arsenale atomico di Pechino non serve a combattere, ma a convincere: gli Usa non sono più affidabili, non esercitano più protezione e deterrenza. È questo, secondo un’analisi dell’Hudson Institute il messaggio che la Repubblica popolare vuole inviare agli interlocutore dell’Indo-Pacifico
Così la Cina sfrutta la crisi a Kyiv per rafforzarsi. Il nuovo ordine mondiale visto da Natalizia
Dal 2007 a oggi il primato americano ha perso smalto, logorato da guerre infinite, crisi finanziarie e da una crescente competizione multipolare. Mentre Cina e Russia sfidano l’ordine liberale, Washington resta la prima potenza globale, in uno status quo globale fragile e contestato. Conversazione con Gabriele Natalizia (Geopolitica.info e Atlantic Council)
Da Tunisi ad Ankara. Così Meloni promuove la politica mediterranea di Roma
Tunisi e poi Ankara: prosegue il lavoro del presidente del consiglio sui fronti delicati della politica estera, sia per ribadire il peso specifico del Piano Mattei, sia per rafforzare alleanze e principi comuni. Saied ed Erdogan sono due soggetti che vantano una notevole interlocuzione con Roma. E il Piano Mattei rappresenta la chiave di volta. Menia: “Si rafforza il progetto di Italia globale”