Rete pubblica per la banda larga nelle aree meno vantaggiose per il mercato e maggiore controllo dello Stato nelle torri di trasmissione del segnale tv. Sono queste le più recenti idee del governo di Matteo Renzi per il settore delle telecomunicazioni. Due temi che convergono verso la strada dell’accentramento di questi asset nelle mani dello Stato.
LE PAROLE DI GIACOMELLI
“Credo sia giusto che le infrastrutture di comunicazione strategiche siano di proprietà pubblica o a controllo pubblico, a garanzia della concorrenza, del mercato e della libera iniziativa di tutti”, ha detto Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, in un’intervista ad Adnkronos.
IL GIOCO DELLE TORRI
Il tema delle torri è tornato d’attualità dopo alcune notizie circolate sulla possibile vendita di Inwit, il gigante delle torri di trasmissione del segnale tv controllato da Telecom Italia, ad Ei Tower, controllata col 40% da Mediaset, oppure agli spagnoli di Cellnex (gruppo Abertis) in coppia con il fondo F2i partecipato con il 14% dalla Cassa depositi e prestiti. Ipotesi, quest’ultima, che potrebbe non bastare a mettere al riparo un settore così importante, portando Giacomelli ad auspicare un maggiore “controllo pubblico”.
Ragione per cui “tra presidenza del Consiglio e dicastero delle Comunicazioni si auspica di fatto la creazione di una sorta di campione nazionale nel settore delle torri. Con un ruolo di primo piano per la nuova Cdp presieduta da Claudio Costamagna e capitanata dall’ad, Fabio Gallia”, ha svelato il direttore di Formiche.net, Michele Arnese.
LA RETE PUBBLICA A BANDA LARGA
A comunicare la scelta del governo di mantenere pubblica la proprietà delle infrastrutture di banda larga nelle aree a fallimento di mercato è stato, a fine dicembre, il Comitato per la banda ultra larga presso Palazzo Chigi (Cobul), coordinato dal sottosegretario Claudio De Vincenti, mettendo fine alla possibilità di incentivi a favore degli operatori in queste zone.
Secondo i piani del governo l’Italia avrà una rete pubblica in fibra ottica in 7.300 comuni, con un investimento diretto dello Stato di 4 miliardi di euro. Dopo le gare per la posa della fibra spenta indette da Infratel, sarà la stessa società in house del ministero dello Sviluppo economico, a gestire la Rete, affittandola agli operatori che decideranno di offrire i propri servizi.
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