Le voci sulla possibile candidatura di Marianna Madia, il prossimo rinnovo della segreteria cittadina e l’impegno in prima linea delle dem romane in vista del voto per il Campidoglio. Intervista a Patrizia Prestipino, deputata del Partito democratico e coordinatrice nel Lazio di Base Riformista
L’elezione di Debora Serracchiani a capogruppo Pd alla Camera? “Una gran bella notizia. Negli ultimi giorni c’era stato un po’ di nervosismo da competizione con Marianna Madia, ma ora è tutto rientrato: daranno entrambe un importante contributo alla causa”. Il futuro del centrosinistra a Roma? “Giusto che si facciano le primarie, spero partecipi pure Carlo Calenda. Io però per potermi esprimere aspetto il nome di una donna autorevole”. E i rapporti tra Enrico Letta e gli ex renziani rimasti nel Pd? “Basta con queste categorie del passato, come ha sottolineato anche il nuovo segretario: siamo tutti democratici, evitiamo le etichette”.
La deputata Pd, Patrizia Prestipino, è la coordinatrice laziale di Base riformista, la corrente dem che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Amministratrice locale di lungo corso, con un passato da presidente del municipio dell’Eur e da assessore provinciale allo Sport e al Turismo nella giunta guidata all’epoca da Nicola Zingaretti, Prestipino in questa conversazione con Formiche.net si è concentrata sulla questione che più di tutte le altre ha connotato le prime settimane della segreteria Letta: quella di genere, dall’elezione dei nuovi capigruppo al rinnovo dei vertici romani del partito. Passando, ovviamente, dalla corsa per il Campidoglio.
Prestipino, cosa porterà a suo avviso dunque Serracchiani nella sua nuova esperienza alla guida del Pd alla Camera?
Debora Serracchiani è competente e appassionata. Una grande professionista Il secondo importante tassello dopo l’elezione di Simona Malpezzi al Senato. Saprà guidare questo gruppo fatto di nomi politici di peso anche molto rilevante, come Piero Fassino, Emanuele Fiano o il suo stesso predecessore Graziano Delrio, solo per citarne alcuni.
Ma le risulta che la sfidante Marianna Madia potrebbe correre per il Campidoglio?
Non saprei davvero, ovviamente bisognerebbe chiederlo alla diretta interessata. Mi limito a sottolineare che Marianna Madia è una donna preparata che dice sempre quello che pensa. E’ forte anche per questo, andrà sicuramente a ricoprire un ruolo importante. E comunque non posso che essere contenta che un altro nome di donna venga accostato alla questione romana.
A quali altri si riferisce?
Penso a Sabrina Alfonsi, Monica Cirinnà o Michela Di Biase per fare qualche nome. Donne di grande capacità, che sarebbero certamente in grado di guidare con successo la città.
E Patrizia Prestipino potrebbe correre?
La politica evolve così velocemente che non si può escludere più nulla, ma al momento non è una questione all’ordine del giorno. Siamo tutte impegnate per Roma e per il partito. Faccio la parlamentare, hic manebimus optime.
Senta, al momento però il partito sembra soprattutto dibattere sui nomi di Roberto Gualtieri e Carlo Calenda. Lei da che parte si colloca?
Calenda, che pure stimo molto, ha esagerato nei confronti di Gualtieri, credo si debba usare tutti toni più misurati. Ciò detto, evidentemente la questione c’è. Il problema politico è innegabile. L’ex ministro dell’Economia e delle Finanze dovrebbe candidarsi alle primarie, il mio augurio è che faccia lo stesso anche Calenda.
Ma perché il Pd non converge direttamente su Calenda?
Sembra quasi banale dirlo, ma la risposta è perché non è del Pd. Se fosse rimasto avrebbe avuto grandissime chance di farlo, ma adesso, dopo la sua uscita e le polemiche continue, la comunità dem fatica a riconoscerlo. Il discorso sarebbe diverso se il suo nome uscisse dalle primarie: per questo lo invito a parteciparvi, non è affatto escluso che le vinca
Ma le primarie, secondo lei, sono un mezzo per selezionare il candidato migliore oppure la panacea contro tutti i mali?
In assenza di un candidato così forte da essere incontestabile – a Roma penso sarebbe stato il caso di David Sassoli o Nicola Zingaretti, che però sembra non vogliano correre – le primarie consentono di effettuare una selezione seria e competitiva. Penso che la partecipazione di Calenda sarebbe un gesto di coraggio e di amore verso la città: se si candidasse autonomamente si limiterebbe solo a sottrarre, mentre partecipando alle primarie darebbe un valore aggiunto. Sia nel caso di una sua vittoria – perché ne risulterebbe fortemente legittimato, anche in ottica Campidoglio – sia nell’eventualità di una sconfitta, perché potrebbe poi mettere la sua esperienza a servizio del candidato vincitore.
I rapporti tra gli ex renziani di Base riformista ed Enrico Letta, invece, come procedono?
Guardi, io mi sento e sono una democratica: il mio posto è stato sempre qui, da quando il Pd è stato fondato. Siamo semplicemente dem, Matteo Renzi se ne è andato. E su questo devo dire che Letta ci ha molto rassicurato: ha detto che si tratta di categorie del passato. Evitiamo le etichette.
Anche perché rivendicate di averlo sostenuto anche voi, giusto?
Certamente, lo abbiamo votato e voluto alla guida del Pd, nonostante qualcuno abbia tentato di far credere che non fossimo convinti e che saremmo rimasti ai margini.
Ma esclude che l’elezione dei nuovi capigruppo sia dipesa, almeno in parte, dalla volontà di sostituire Andrea Marcucci, ritenuto da molti troppo vicino a Renzi?
Lo escludo, assolutamente. Letta è stato convincente nella sua spiegazione. Anche perché è rimasto in quell’area. Se avesse voluto andare allo scontro, avrebbe optato per un altro tipo di soluzione. E comunque Base Riformista ha numeri molti importanti al Senato, è stato scontato che eleggesse il successore di Marcucci. Giusto che sia stata Simona Malpezzi, di cui sono una grande estimatrice: non c’era persona migliore che potesse ricoprire quel ruolo.
Tornando alla questione di genere, Gianfranco Pasquino ha sottolineato su Formiche come a Bologna e in Emilia-Romagna sia tutto al maschile. Il tema si pone pure a Roma?
Assolutamente sì. Una cosa alla volta ma, come dicevamo, bisognerà pensare anche a quello. Un’apertura da parte di Letta c’è, altrimenti non avrebbe connotato subito la sua segretaria su questo tema. Chiediamo che si apra una discussione sul ruolo delle donne nella gestione della città, sia a livello politico nel Pd sia a livello di future candidature.
A livello laziale e romano, ad esempio, il Pd ha due segretari uomo: il senatore Bruno Astorre e Andrea Casu. Che ne pensa?
A parte i dubbi che personalmente nutro sulla conduzione della segreteria cittadina, credo sia giusto che il ruolo sia ora affidato a una donna. Ne abbiamo parlato con la portavoce della Conferenza delle donne democratiche Cecilia D’Elia, a cui abbiamo chiesto di aprire una discussione in tal senso in direzione. E ieri altre due importanti esponenti del Pd romano, Sabrina Alfonsi e Marta Leonori, hanno sottolineato l’estrema rilevanza del tema.
Prestipino, quindi cosa chiedete?
La segreteria cittadina scade tra pochi mesi ma sono contraria a proroghe: c’è bisogno di un cambio di passo, sia di genere che politico. Penso che, secondo i tempi e le modalità indicate da Letta, si debba pensare a una nuova guida. Se parlare di congresso ora è folle, si pensi a una gestione commissariale la più unitaria e condivisa possibile, in cui le donne svolgano un ruolo da protagoniste.