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Destra al governo, perché la lezione di Tatarella è (più) attuale. Speciale Formiche.net

Nell’anniversario della scomparsa del padre della destra moderna, che coincide con l’avvento del governo conservatore di Giorgia Meloni, Formiche.net dedica all’esponente politico pugliese uno speciale, per stimolare una riflessione sugli spunti di ieri e sulle esigenze di oggi (con un piglio poco commemorativo e molto di prospettiva)

Una grande destra, moderna e modernizzatrice, inclusiva e dialogante. Una destra capace di porsi interrogativi senza certezze dogmatiche, senza pregiudizi, con l’ansia construens dell’analisi e del confronto.

Queste parole, vergate da Pinuccio Tatarella nel lontano 1991, non solo sono tremendamente attuali se proiettate all’oggi politico, ma rappresentano una straordinaria occasione per costruire il ricordo del ministro dell’armonia con un piglio poco commemorativo e molto di prospettiva.

Nel 24esimo anniversario della sua scomparsa, che coincide con l’avvento del governo conservatore di Giorgia Meloni, Formiche.net dedica all’esponente politico pugliese uno speciale con analisi, interviste, ricordi e ragionamenti politici con l’obiettivo di stimolare una riflessione, profonda e armonica, su una serie di tematiche inerenti tutti gli aspetti che circondavano e circondano la politica italiana e il mondo conservatore.

Tra i molteplici spunti, ideali e valoriali, che il Tatarella-pensiero ci ha consegnato nel corso degli anni e che sarebbe proficuo utilizzare come clava per stimolare un confronto a più cervelli, ve ne sono almeno tre: l’intuizione “oltre il polo”, come manovra tattica di sfondamento al centro della destra, al fine di creare le premesse per una stagione di governo duratura e non saltuaria; un processo di “allevamento” della classe dirigente tarato sul modello novecentesco (lo stesso che oggi è stato apprezzato dagli elettori di Fratelli d’Italia); l’investimento sul “come” esercitare cultura di governo, senza lasciarsi ammaliare dai timori dei complotti da un lato e dalla leggenda dei poteri forti dall’altro.

Tatarella non si stancava di ripetere che il modello su cui innestare energie, risorse e azioni era quello rivolto alla realizzazione (dal basso) di una destra repubblicana e costituzionale, che avesse come linea guida quella di accorciare la distanza che l’aveva divisa dal resto della comunità politica italiana. In quel tratturo, la destra tatarelliana avrebbe dovuto/saputo immettere cemento su una strada dissestata che, in quel momento, era sprovvista della imprescindibile pavimentazione, tramite un impegno rivolto all’ammodernamento delle istituzioni e, quindi, all’ulteriore consolidamento della democrazia.

L’idea venne messa a terra non solo coniando lo slogan oltre il Polo ma, utilizzando una semplice preposizione (oltre), legata futuristicamente al superamento di un punto ideale, indicando fisicamente la meta da raggiungere. Elemento che, oggi, ricorre ad esempio nel richiamo che Fratelli d’Italia ha più volte fatto al modello americano dei Repubblicani, come base per allargare la propria platea di riferimento ed erigere un polo conservatore il quanto più possibile ampio.

Una nave, però, per navigare ha bisogno di chi rema, oltre che di chi indica rotta e cambio di vele. La classe dirigente per Tatarella era un punto significativo, perché sinonimo di investimento. Anche per questa ragione e al fine di “allevare” giovani collaboratori e futuri dirigenti politici, Tatarella amava affiancare ogni progetto politico con la nascita di riviste e giornali, che considerava laboratori di cultura politica e humus ideale dove far germogliare nuove leve (come Il Roma o Puglia d’Oggi). Altro aspetto, questo, tipicamente novecentesco, che si ritrova nel tentativo avviato da Giorgia Meloni di favorire una rete di pensiero, tra fondazioni di area e magazine dove far circolare concetti e tesi, così come ad esempio accade in altri ambiti oltreoceano.

Su questa linea muoveva l’altra sua consapevolezza legata alla classe dirigente, ovvero che fosse necessario insegnare loro a camminare con le proprie gambe sulla rotta scelta, senza lasciarsi ammaliare (come accadde ai marinai di Ulisse) dalle sirene rappresentate dalle facili allusioni ai complotti e ai poteri forti. Come se volesse sgombrare il campo da giustificazioni e vie di fuga, per richiamare tutti al proprio compito e spiegare loro come e dove aprirsi alla contaminazione. Passaggio che oggi, ad esempio, si ritrova in alcune scelte del governo come quella di avvalersi della collaborazione di un nome non di area come l’ex ministro Cingolani.

Per questa ragione invitava (un eufemismo) con veemenza ad esprimere un’egemonia culturale, abbandonando le tentazioni di arroganza, per abbracciare il potere esercitato nell’interesse generale.

Un filo si può “ingarbugliare e non spezzare per sempre”, ripeteva in riferimento all’esigenza di creare e cercare alleanze, dal momento che lungo il suo percorso di formazione grandi uomini pugliesi come Araldo di Crollalanza, Giuseppe Di Vittorio, Aldo Moro, rappresentarono una fonte di ispirazione, umana prima che politica.

Ecco lo speciale di Formiche.net in occasione dei 24 anni dalla morte di Pinuccio Tatarella

L’evento al Senato

Dalla svolta di Fiuggi al governo di Giorgia Meloni. Ecco l’eredità di Tatarella

Gli interventi e le interviste

Tatarella ritorna con il presidenzialismo. La versione di Malgieri
Perché al governo Meloni servirebbe lo scudo Tatarella. Scrive De Tomaso
Elogio dell’intesa e di chi andò Oltre il Polo. Così Violante ricorda Tatarella
Pinuccio, il fantasista della politica, predecessore di Meloni. Il ritratto di Veneziani
La militanza come antibiotico per l’antipolitica. Tatarella visto da Giubilei
Quanto manca oggi un Tatarella. Landolfi racconta il padre del bipolarismo
Cosa consiglierebbe oggi Tatarella a Meloni. Scrive Crocco
L’armonia di Pinuccio e la coerenza di Meloni. Parla Angiola Filipponio
La linfa di Tatarella nella destra di oggi. Il tributo di Buttafuoco

Le foto

24 anni senza Pinuccio Tatarella. Le foto del ministro dell’Armonia dall’archivio Pizzi
Chi ha ricordato Pinuccio Tatarella al Senato. Foto di Pizzi


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