Skip to main content

Ddl subacquea, così l’Italia prepara la governance. Il commento di Caffio

Di Fabio Caffio

Prosegue l’iter parlamentare del Ddl sulla sicurezza delle attività subacquee. Il provvedimento, approvato senza sostanziali modifiche dal Senato, passa ora alla Camera. Il modello italiano coniuga la regolamentazione da parte di una costituenda Agenzia, del lavoro subacqueo di soggetti privati con la sorveglianza della navigazione sottomarina affidata alla Marina per tutelare la sicurezza nazionale. Da segnalare anche il ruolo già assegnato al Polo nazionale della dimensione subacquea (Pns). L’analisi dell’ammiraglio Fabio Caffio

Il Senato ha approvato in prima lettura, per alzata di mano, il testo del Disegno di legge (Ddl)  contenente “Disposizioni in materia di sicurezza delle attività subacquee”apportando minime modifiche alla versione originale. Da segnalare l’astensione  di Pd, M5S e Italia Viva quale segno di parziale condivisione bipartisan  delle finalità dell’iniziativa. In concomitanza,  a La Spezia si è insediato il Cda della Fondazione del Polo nazionale della dimensione subacquea (Pns) la cui presidenza è stata attribuita alla Sen. Roberta Pinotti. Il Pns, come si ricorderà, era stato  creato nel 2023 per coordinare e promuovere l’integrazione delle capacità subacquee nazionali in ambito civile, industriale, scientifico e militare in sinergia con l’organizzazione ora disciplinata dal Ddl. 

Dopo questo  passaggio parlamentare il Ddl proseguirà il suo iter alla Camera, con la prospettiva di essere definitivamente approvato in autunno. Come dichiarato da Nello Musumeci, che quale ministro che ne è stato il proponente, il “provvedimento colma un vuoto legislativo… lo spazio sottomarino assume una centralità negli interessi militari e civili senza precedenti…la normativa è tra le prime adottate tra i Paesi Ue”.

Verrà  così evitato, con la costituzione dell’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee (Asas), che l’underwater assuma caratteri da far west anarchico, sia per la navigazione e le attività subacquee non militari, sia  per i rischi alla vita del personale civile che vi opera. Ed assumerà carattere prioritario la protezione militare da parte della Marina, anche con l’uso della forza in casi estremi, delle infrastrutture critiche nazionali, vale a dire  dorsali digitali ed energetiche, piattaforme ed impianti eolici offshore, isole artificiali individuate con decreto interministeriale. Il teatro operativo sarà costituito dalle aree sottoposte a sovranità e giurisdizione italiana come acque interne, territoriali, piattaforma continentale e Zee ma anche, in situazioni di indifferibile necessità, da quelle di giurisdizione straniera o di alto mare. 

È indubbio  che l’Italia si stia dotando di un’organizzazione perfettamente in linea con gli standard di  sicurezza internazionali indicati da Onu e Ue basati sulla collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e privati  del settore underwater. Il nostro Paese ha posto inoltre le premesse per affrontare  sul piano militare le minacce alle infrastrutture critiche della Flotta ombra riconducibile a Mosca ben evidenziate da Jacopo Marzano. Da questo punto di vista sarebbe logico e auspicabile aspettarsi che in futuro si adotti in Mediterraneo, magari su nostra proposta, un’iniziativa simile al Memorandum navale per la sicurezza marittima del Baltico di recente siglato in Estonia. 

 


×

Iscriviti alla newsletter