Quella della rigenerazione urbana, che sembra essere una strada condivisa sia a livello di politica nazionale che locale, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione per affrontare e risolvere il problema abitativo. Ecco perché secondo Riccardo Pedrizzi
La casa è tornata a essere un bene rifugio. Il 38° Rapporto congiunturale del Cresme fotografa un mercato in piena accelerazione. Gli italiani hanno riscoperto la casa. C’è stato nel primo trimestre del 2025 un +11,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La corsa all’acquisto risponde anche alla “necessità di sicurezza” e alla volontà di proteggere il risparmio da possibili nuove ondate inflazionistiche. La crescita è diffusa su tutto il territorio nei primi mesi del 2025.
Sul fronte dei prezzi, dopo anni di stagnazione l’Italia registra due anni consecutivi di rialzi reali: +1,8% nel 2024 e +2,5% atteso per questo 2025. Anche i canoni sono aumentati del 4,7% nel 2024 e del 3,8% nel primo trimestre di quest’anno. La domanda di affitto, alimentata da studenti, lavoratori fuori sede, turisti e nuovi residenti, supera di gran lunga l’offerta anche perché le locazioni brevi riducono ulteriormente la disponibilità di soluzioni stabili, contribuendo a mantenere la pressione sui prezzi.
Il tema della casa rappresenta perciò uno dei nodi centrali nelle politiche locali, perciò le amministrazioni si muovono tra innovazione e rigenerazione urbana nelle periferie, cercando di migliorare la qualità delle periferie, e creando coesione sociale e sviluppo, migliorando i collegamenti, investendo sui trasporti.
Occorre dare una risposta al problema dell’accesso alla casa, non solo per le fasce più deboli, ma anche per il ceto medio. Ma serve una strategia che attribuisca nuove funzioni e risorse sia alle città medie sia alle aree interne, per decomprimere le grandi aree urbane. Occorre poi affrontare in modo organico la questione del turismo, per dare margini di manovra ai sindaci, regolando gli affitti brevi nelle città più a rischio di overtourism, allargando l’ambito della promozione a zone meno note, ai borghi per ripopolarli di residenti.
Quella della rigenerazione urbana che sembra essere una strada condivisa sia a livello di politica nazionale che locale potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione per affrontare e risolvere questo problema. Basti pensare che sono state presentate al Senato ben otto proposte di legge provenienti da tutti i Gruppi parlamentari, dalle quali il relatore Roberto Rosso di Forza Italia ha elaborato un testo unico. Gli emendamenti al testo sono arrivati da tutto il mondo che ruota intorno alla casa ed agli Enti locali. Grande attenzione per migliorare la proposta di legge è stata riservata dalle associazioni del mondo dell’edilizia: costruttori, imprese, artigiani, professionisti, rappresentanti della proprietà immobiliare e degli inquilini.
“Promuovere la rigenerazione significa fermare il consumo del suolo, rivitalizzare i nuclei urbani in termini socio-economici, dare vita a città sostenibili, a misura d’uomo”, ha dichiarato il Capogruppo di Forza Italia, senatore Maurizio Gasparri. “Ma è il momento di fare ancora un passo in più, sostenendo quella che potremmo definire ‘rigenerazione evolutiva’. L’obiettivo, infatti, non è solo quello di riqualificare edifici o quartieri per riportarli allo stato iniziale, quando furono realizzati. Dobbiamo piuttosto farli evolvere nel segno della sostenibilità virtuosa tra pubblico e privato, le periferie non siano più abbandonate”.
“Entro il 2050 dovremo abbattere le emissioni inquinanti e la rigenerazione urbana è la strada maestra per farlo – ha aggiunto, dal canto suo, Roberto Rosso -. Ecco perché serve una legge quadro nazionale che individui principi e obiettivi comuni senza sopprimere la facoltà delle Regioni e dei Comuni. Quanto alle risorse, sono necessari incentivi che siano sostenibili per i conti pubblici e stabili temporalmente: abbiamo bisogno di una prospettiva ventennale che consenta un’adeguata programmazione degli interventi e scongiuri l’innescarsi di nuove spirali inflazionistiche”.
Naturalmente la rigenerazione implica la valorizzazione delle periferie per rimettere l’uomo al centro, abbandonando la concezione di quartiere dormitorio tipica del secolo scorso. L’obiettivo è anche quello di ridurre il consumo del suolo e le isole di calore urbano.
“Vanno pensate perciò aree urbane multicentriche in cui in ogni quartiere si possano raggiungere i servizi essenziali a piedi o con brevi spostamenti con mezzi pubblici o privati, abbandonando finalmente la concezione urbanistica basata su quartieri specializzati, a vocazione industriale, artigianale, residenziale o commerciale. In questa prospettiva vincono i cittadini, grazie alla riduzione del degrado e al miglioramento della qualità della vita, vincono professionisti ed imprese, grazie alla creazione di nuove opportunità di lavoro per il settore dell’edilizia. Vincono, infine, i proprietari immobiliari che vedranno salire il valore medio degli immobili”, ha concluso il relatore della Legge Roberto Rosso.
Per fare tutto ciò occorrono però alcune precondizioni: certezza di rientrare in possesso del proprio immobile in tempi rapidi in caso di morosità o di finta locazione; strumenti finalizzati a sostenere gli inquilini che si trovino in situazioni di disagio economico; far funzionale l’edilizia economica e popolare; riutilizzare gli alloggi popolari non assegnati, in quanto bisognosi di interventi di ristrutturazione; liberare le abitazioni e gli stabili pubblici e privati occupate abusivamente; dare presto seguito a quel piano nazionale per l’edilizia residenziale pubblica e sociale (denominato “Piano Casa Italia”).