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Libia senza milizie. Almeno finché reggerà l’accordo

Il ritiro delle milizie da Tripoli segna il successo di un accordo di sicurezza che ha riportato infrastrutture e apparati sotto il controllo dello Stato. La sfida, spiega l’esperto Ahmed Zaher, ora si sposta a ovest della capitale, dove restano attive milizie coinvolte nei traffici legati all’immigrazione irregolare

La capitale libica Tripoli vede la fine della presenza di uomini armati in strada, con le milizie che hanno iniziato a ritirarsi dalle loro postazioni in città per fare ritorno alle loro basi nelle zone occidentali della Libia, come Zawiya, Zintan e Misurata. Questo movimento è parte dell’attuazione di un accordo di sicurezza siglato tra il Governo di Unità Nazionale e l’Apparato di Deterrenza per la Lotta al Crimine e al Terrorismo (Rada), volto a ristabilire calma e ordine nella capitale.

Secondo video diffusi sui social media, gruppi armati sono stati visti lasciare i loro accampamenti a Tripoli con armi e mezzi pesanti, dirigendosi verso le loro sedi e caserme nelle città di provenienza. Questa mossa pone fine alle tensioni e all’escalation militare che hanno caratterizzato Tripoli nelle ultime settimane, evitando il rischio di scontri armati. L’iniziativa risponde anche alle richieste popolari di porre fine alla presenza delle milizie armate nelle strade e nelle piazze della città, limitandone l’influenza.

Il ritiro rappresenta la terza fase delle disposizioni di sicurezza previste dall’accordo. Tra le misure già attuate, il trasferimento della gestione dell’aeroporto di Mitiga a una brigata neutrale affiliata al Consiglio Presidenziale, il passaggio dell’amministrazione del carcere di Mitiga e di altre strutture detentive al ministero della Giustizia e alla Polizia Giudiziaria, oltre alla nomina di un nuovo comandante per la Polizia Giudiziaria.

L’accordo si inserisce in un più ampio sforzo, sia interno che internazionale, per evitare conflitti a Tripoli, riorganizzare il panorama della sicurezza e ridurre l’influenza delle milizie armate, ponendo le infrastrutture vitali sotto il controllo delle istituzioni statali ufficiali.

“Il ritiro delle milizie da Tripoli significa che la missione per cui queste forze erano entrate nella capitale si è conclusa e ha raggiunto il suo obiettivo”, spiega il politologo libico Ahmed Zaher. Questa operazione ha portato a un accordo di sicurezza che ha ristabilito l’ordine nella città e ha consentito il ritorno delle unità armate nelle loro basi di origine. “Probabilmente — continua — si è trattato solo della prima fase di un processo più ampio, ma il risultato ottenuto rende naturale il loro ritiro da Tripoli”.

Per l’esperto, attraverso questo accordo, lo Stato ha riconquistato il controllo su infrastrutture e apparati cruciali: la gestione delle carceri è tornata al ministero della Giustizia e alla Polizia Giudiziaria, l’aeroporto di Mitiga è stato affidato a una brigata neutrale legata al Consiglio Presidenziale e la Polizia Giudiziaria è stata riorganizzata con la rimozione di Osama Najim, conosciuto come al-Masri, ricercato a livello internazionale.

“Si tratta di un passaggio fondamentale per il ripristino dell’autorità statale. Adesso, però, la priorità più urgente si sposta a ovest di Tripoli, dove occorre intervenire per controllare le milizie ancora attive, soprattutto quelle coinvolte nei traffici legati all’immigrazione irregolare lungo la costa. La stabilità della Libia e la sicurezza del Mediterraneo dipenderanno in gran parte dal successo di questa nuova fase”.


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