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Tra un gioco da tavola e le dinamiche che regolano i processi decisionali di un organo governativo, di uno Stato maggiore militare, ma anche di un organismo sanitario o di un ente amministrativo o da qualsiasi altro vertice esecutivo sembra esserci una distanza incolmabile. Ma la realtà è ben diversa. Non è un caso che i wargames siano nati in seno alle strutture militari prussiane, e che uno dei più famosi esponenti di quest’ultimo, il generale Helmuth von Moltke, abbia deciso di adottarli in modo formale all’interno dell’apparato bellico di Berlino. Proprio per diffondere l’importanza di questo genere di attività il Centro Alti Studi per la Difesa ha organizzato nella cornice di Palazzo Salviati una giornata volta a promuovere la conoscenza dei wargame intesi nell’accezione più ampia possibile.

Durante la mattinata la kermesse si è incentrata attorno alla presentazione del nuovo libro di Andrea Bernardi (che ha condiviso una riflessione in esclusiva con Formiche.net alla viglia dell’evento svoltosi al Casd) e Carolina Buffagnotti, intitolato “Wargame. Formazione, sviluppo e leadership nelle organizzazioni militari”, con una serie di relatori provenienti e dal mondo civile e da quello militare che con i loro interventi hanno evidenziato come nella nostra cultura il “gioco” venga generalmente visto come una cosa da bambini, al contrario di quanto avviene ad esempio nella cultura anglosassone (che non a caso utilizza due parole ben diverse, “toy” e “game”, per distinguere il “gioco” dal “giocattolo”), anche se negli ultimi vent’anni ci sono stati dei sommovimenti, ed il gioco è divenuto qualcosa di molto più accettato dalla comunità scientifica italiana.

Estendendosi anche ad aree diverse da quelle “classiche” della geopolitica e della strategia militare, come ad esempio quella del business. Non solo perché le metodologie impiegate sono pressoché sovrapponibili, ma anche perché nel mondo di oggi gli impatti degli sviluppi geopolitici sugli attori economici sono talmente forti che i manager (o chi per loro) devono imparare a ragionare secondo quei modelli e quei concetti che sono tipici proprio del wargaming.

Nel dibattito viene sottolineato anche un altro aspetto, tutt’altro che secondario: in un’era di costante crescita della rilevanza della dimensione digitale e dell’Intelligenza Artificiale, in cui spesso il processo decisionale è lasciato alla macchina, il wargaming rimette al centro l’uomo e la sua (ancora) irriproducibile capacità di pensiero.

A naturale prosecuzione del dibattito, nel pomeriggio sono stati presentati una serie di diversi giochi da tavolo di carattere professionale, sviluppati da analisti e da esperti e impiegati in sedi formali, come quelle dell’Alleanza Atlantica o delle Nazioni Unite. Dalla ricostruzione del verificarsi di uno stato di emergenza in un contesto cittadino alla simulazione di un processo di decision-making da parte di un governo (interpretato da un singolo giocatore o, potenzialmente, da più individui che ne rappresentano le varie componenti politiche e/o istituzionali), fino alle dinamiche di interdipendenza e di coopetition da parte degli attori politici, militari, mediatici in ambito internazionale: tutte realtà che, seppur ricostruite a tavolino, forniscono preziosi insight e spunti di riflessione tutt’altro che scontati sulla gestione dei momenti di “krisis”, nel senso greco della parola.

Con questo evento, il Casd dimostra la sua intenzione come ente di formazione di capitalizzare quanto fatto sino ad ora per rilanciare lo sviluppo e la diffusione del fenomeno degli wargames nel nostro sistema-Paese. Apparentemente, con ottimi risultati.

Dai tavoli da gioco alle scelte di comando. Il ruolo degli wargames esplorato al Casd

L’evento ospitato a Palazzo Salviati esplora le potenzialità degli wargames per la formazione alla leadership, con interventi di esponenti civili e militari. Tra teoria e simulazioni, emerge chiaro il messaggio sull’importanza di queste attività nei processi di decision-making a livello apicale

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