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Nei primi anni del secolo scorso, il filosofo e storico tedesco Oswald Spengler ha coniato un’espressione destinata a guadagnare una grandissima fama: quella del “tramonto dell’Occidente”. Secondo Spengler, il “mondo occidentale” era (ed è tuttora) infatti destinato ad estinguersi, avendo superato la fase della “cultura”, ovvero quella fase creativa, spirituale, piena di fede, arte e senso del mistero, ed essendo entrato in quella della “civiltà”, dove predominano gli aspetti materialisti, razionalisti e tecnocratici, in cui l’anima originaria si spegne. Oggi, cento anni dopo, alcuni affermano che questa crisi sembra più evidente che mai, apportando a sostegno della tesi fenomeni come il calo delle nascite e la crisi della monade familiare. Formiche.net ha affrontato questi temi con Kristen Ziccarelli, director of Global Coalitions e Senior Immigration Analyst presso l’America First Policy Institute, che ha condiviso la sua chiave d’interpretazione della situazione odierna.

Lei crede che il calo della natalità e la crisi del sistema familiare non siano fenomeni a sé stanti, ma parte di qualcosa di più grande. Ne è convinta?

Sì, credo che siano parte di una crisi più ampia del mondo occidentale. Quello a cui stiamo assistendo oggi, dal forte calo dei tassi di natalità al crollo del sistema famiglia, è profondamente legato a un collasso spirituale. Credo che questa crisi derivi essenzialmente dal rifiuto degli insegnamenti cristiani e dal fallimento della leadership, in particolare dall’abbandono di un governo radicato nei valori cristiani e nella legge naturale. Una svolta importante è stata la rivoluzione sessuale e l’ascesa del progressismo nel corso del XX secolo. Questi movimenti non solo hanno diminuito l’importanza della famiglia, ma hanno anche detto alle donne che il loro valore risiedeva esclusivamente nella carriera, distaccandole dal loro ruolo insostituibile nel nutrire la vita e la cultura. Questo cambiamento culturale ha devastato il modello familiare tradizionale e ha lasciato molti giovani disorientati riguardo al loro scopo nella vita.

Dà quindi molta rilevanza all’aspetto religioso?

Quando le persone smettono di credere in Dio, iniziano a vedere sé stesse e la propria vita in modo diverso. Senza fede, molti non sono più disposti ad accettare i sacrifici e la bellezza del matrimonio, dei figli e della comunità. Al contrario, perseguono l’iperindividualismo, la realizzazione personale e il benessere materiale, spesso a scapito di ciò che realmente sostiene le civiltà attraverso le generazioni: la fede, la famiglia e il dovere. Purtroppo molte nazioni occidentali rifiutano gli insegnamenti della vita, il che significa che dimenticano Dio. Stiamo vedendo come questo sottovaluti la sacra vocazione della genitorialità. Ma poiché questo porta all’estinzione, possiamo vedere come sia oggettivamente sbagliato. Dobbiamo ripristinare la dignità della maternità e della paternità e ricostruire una cultura che onori Dio, la famiglia e il Paese.

Crede che in sistemi alternativi a quello occidentale, come ad esempio quello dei regimi autocratici, la situazione sia diversa?

Da quanto ne so, i regimi autocratici di tutto il mondo stanno rispondendo alla crisi demografica in modo più serio rispetto a gran parte del mondo occidentale. Sebbene i loro metodi siano spesso coercitivi e incompatibili con i nostri valori, essi riconoscono una verità fondamentale: un Paese senza figli è un Paese senza futuro. Anche la Cina sta affrontando le conseguenze della sua politica del figlio unico. Ora che deve affrontare il declino demografico e l’invecchiamento della società, il Partito Comunista Cinese sta incoraggiando attivamente le famiglie ad avere più figli. In Occidente rifiutiamo fermamente i modelli autoritari di questi regimi, ma dovremmo prendere atto che questi governi comprendono l’importanza strategica delle famiglie, anche se per ragioni di potere statale. Nel frattempo, in gran parte dell’Europa e degli Stati Uniti, vediamo le élite promuovere ideologie anti-famiglia, dando priorità a messaggi woke, al globalismo e promuovendo messaggi culturali che minano la maternità, il matrimonio e la fede.

L’Italia però. con il governo di Giorgia Meloni, sembra andare in controtendenza rispetto a quei fenomeni che lei indica come “negativi”. E il modello italiano sembra espandersi sempre di più, se si guarda agli ultimi sviluppi in Giappone. Alcuni tracciano un parallelo tra lei e Margareth Thatcher. Anche lei lo vede?

Vedo dei parallelismi. Se il conservatorismo di Margaret Thatcher era radicato nel ripristino della disciplina economica e della responsabilità individuale in una Gran Bretagna logorata dal socialismo e dalla dipendenza, quello di Meloni ha a che fare con una nazione (e un continente) demoralizzata non solo dal socialismo, ma anche dalla tecnocrazia, dalla migrazione di massa e dalle questioni di identità nazionale. Mentre la Thatcher ha lottato per rilanciare il mercato, Meloni sta lottando per rilanciare lo spirito civico, i confini e le tradizioni. Credo che sia una forte alleata degli Stati Uniti nella difesa dell’Occidente, in particolare perché dichiara pubblicamente la necessità di affrontare le sfide attuali tenendo presenti la nostra fede e le nostre radici storiche. La sua difesa del nostro patrimonio cristiano è molto gradita, molto necessaria e soprattutto, secondo gli standard dei governi dei paesi vicini all’Italia, molto rara.

E per questo rappresenta un’interlocutrice privilegiata per il Presidente Trump?

Credo che il Presidente Trump consideri il primo ministro Meloni come una leader interlocutrice per questo momento, una persona in grado di ancorare il riallineamento dell’Europa verso destra attorno a due pilastri essenziali: la sovranità e la tradizione. Lei comprende che ci troviamo in un momento cruciale per la civiltà e vuole affrontare i nostri problemi con realismo piuttosto che con ideologia. Ha dimostrato di essere una leader forte e indipendente che mette al primo posto la propria nazione. Questo tipo di leadership crea le condizioni per un partenariato transatlantico sano, basato sul rispetto reciproco e su un’alleanza reale.

 

L’Italia di Meloni come laboratorio del nuovo conservatorismo occidentale. Parla Ziccarelli (Afpi)

Mentre l’Occidente affronta un declino spirituale e demografico, i regimi autoritari prendono la questione più seriamente, anche con metodi coercitivi. L’Europa e gli Stati Uniti, invece, restano prigionieri di ideologie progressiste e “woke” che minano la famiglia e la fede. In questo contesto, Giorgia Meloni emerge come punto di riferimento per invertire la rotta in Europa. E anche come interlocutrice privilegiata di Donald Trump. La versione di Kristen Ziccarelli, Director of Global Coalitions e Senior Immigration Analyst presso l’America First Policy Institute

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