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Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisce oggi per discutere dell’incursione russa nei cieli estoni di venerdì scorso, quando tre MiG-31 hanno violato lo spazio aereo del Paese baltico, costringendo all’intervento immediato i caccia italiani di stanza nella regione. È la seconda volta in dieci giorni che il dossier Russia arriva a New York. La scorsa settimana era stata la Polonia a chiedere un incontro straordinario dopo l’ingresso di droni russi nel proprio spazio aereo.

Domani toccherà alla Nato, con una riunione degli ambasciatori convocata da Tallinn grazie all’attivazione dell’Articolo 4, anch’esso evocato da Varsavia la scorsa settimana, lo strumento di consultazione di emergenza dell’Alleanza. “Non è un incidente isolato ma un comportamento sistematico”, ha spiegato il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna.

La sequenza degli episodi parla da sola. Il 9 settembre, un’ondata coordinata di droni ha attraversato la Polonia penetrando in profondità fino a Varsavia, obbligando alla chiusura temporanea di diversi aeroporti. Pochi giorni dopo, velivoli non identificati sono stati intercettati sui cieli della Romania. Venerdì, l’ultimo atto, con i jet russi nei cieli estoni ed il decollo degli F-35 italiani. Nel frattempo, aerei senza piano di volo hanno sorvolato il Baltico, costringendo Germania e Svezia a far decollare i propri caccia.

La logica delle provocazioni è quella di testare la reattività della Nato, misurarne radar e catene di comando e costringere, allo stesso tempo, l’Alleanza a risposte costose contro minacce a basso valore. Mantenendo l’ambiguità sull’intento, ed impattando sulla deterrenza Eu e Nato e sulle percezioni dell’opinione pubblica.

A New York, l’Onu sta discutendo della violazione della sovranità da parte di un membro permanente del Consiglio, il cui funzionamento è ancora legato alla regola dell’unanimità, in un cortocircuito diplomatico paradossale: Mosca discuterà in consiglio delle proprie violazioni, ufficialmente già negate.

Nel frattempo, domani i trentadue Alleati dovranno decidere come impostare e se rafforzare la postura difensiva dell’Alleanza sul fianco orientale.

Lo scenario che si apre è complesso, complici le molte sfaccettature. L’ambiguità strategica di Mosca, la cui invasione in Ucraina non sembra voler considerare tregue; la necessità europea di trovare compattezza e autonomia capacitiva all’altezza della minaccia; la credibilità dell’Alleanza atlantica, sia sul piano politico che su quello militare, dunque della deterrenza.

Il rischio è che la ripetizione di questi episodi normalizzi la violazione dei confini Nato, erodendo la credibilità della deterrenza e preparando il terreno per possibili future avanzate territoriali convenzionali. Mentre quella sottosoglia o ibride, di avanzate, sono in corso da molto e lo continueranno per molto ancora.

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