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C’è grande attesa nel Regno Unito, ma non solo, per la Strategic Defence Review, ovvero il documento strategico del governo laburista di Keir Starmer. Gli esperti sono al lavoro. La pubblicazione è attesa nella prima metà dell’anno prossimo.

Gli alleati e i partner aspettano di capire quale direzione prenderà Londra. La Global Britain indicata dai tory dopo la Brexit, con tanto di “pivot to Asia” sembra alle spalle, complicata anche dall’invasione russa dell’Ucraina. L’Italia aspetta di capire se il documento comporterà un minor impegno britannico verso il Global Combat Air Programme, che prevede lo sviluppo congiunto, anche con il Giappone, del caccia di sesta generazione entro il 2035 – ma le ultime dichiarazioni del governo dicono il contrario.

Il rapporto “What allies want”, redatto da William Freer e Alexander Lanoszka per il think tank Council on Strategy, sottolinea l’importanza per il Regno Unito di mettere al centro la sua importante rete di alleanza e partnership.

Nel documento ci sono due sondaggi condotti tra politici, funzionari ed esperti. Qual è l’alleato/partner più importante per il Regno Unito oggi? Quale sarà nel 2030? I risultati raccontano di una forte volontà di guardare di più verso l’Indo-Pacifico. O forse la considerazione che la Cina rappresenterà allora una minaccia più importante della Russia. Gli Stati Uniti rimangono l’alleato/partner più importante. Ma l’Australia guadagna due posizioni e scavalca la Francia. Il Giappone è quarto guadagnando tre posizioni. Così come l’India, che diventa nona, e la Corea del Sud, undicesima. Perdono terreno l’Ucraina, che passa dal terzo al sesto posto; la Germania, che scala dal sesto al settimo; e l’Italia che finisce al dodicesimo dal nono.

C’è però un punto interrogativo su tutto questo. Come sarà l’Europa tra 10 anni, o anche soltanto tra 5? Un’interrogativo strategico per l’Europa ma anche per il Regno Unito, che potrebbe far apparire allora quel sondaggio come un libro dei sogni.

Nel rapporto il futuro del Global Combat Air Programme è indicato come la prima priorità dell’Italia nel rapporto con il Regno Unito. Seguono la collaborazione britannica agli sforzi italiani per la sicurezza del Mediterraneo e una maggiore cooperazione in tema di sicurezza marittima nell’Indo-Pacifico.

Gli autori suggeriscono al governo di istituire una “Alliances Unit”, trasversale al Cabinet Office, al ministero della Difesa e al ministero degli Esteri. “Poiché la complessa rete di alleanze e partenariati del Regno Unito, un unico organismo con la supervisione dell’intero quadro sarebbe di grande utilità”, scrivono. Oltre a fornire una supervisione, “dovrebbe fornire una valutazione regolare degli alleati e dei partner del Regno Unito e dei potenziali nuovi alleati e partner, nonché del modo in cui le risorse britanniche potrebbero essere utilizzate per convincerli a sostenere gli obiettivi del governo britannico”, concludono.

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