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C’è poco da fare. La lingua batte dove il dente duole, come recita un vecchio proverbio. E il dibattito sul “governo tecnico”, sul ritorno di una presunta ‘normalità” e sulla necessità di scalzare al più presto ed irreversibilmente l’avversario/nemico – che, di norma, non è ritenuto moralmente legittimato a governare – hanno platealmente riproposto il significato del proverbio che richiamavo all’inizio di questa breve riflessione.

Insomma, per dirla in altre parole, appena si intravede la possibilità di un ritorno al potere, come da copione, la sinistra italiana si fionda come un’aquila sulla preda. Un ritorno al potere che, come capita da ormai svariati lustri, è molto più gettonato se non avviene attraverso la strada maestra del voto dei cittadini e delle elezioni democratiche.

Una via che, come ovvio, si esalta nella propaganda quotidiana ma non si persegue, invece, nella prassi concreta e politica. Ora, al di là di questa legittima, anche se bislacca, opinione politica, è indubbio che dietro a questa posizione – permanente e quasi strutturale della sinistra italiana, e nello specifico del principale partito della sinistra italiana, cioè il Partito democratico – persiste una precisa concezione politica e culturale: ovvero, il Pd si ritiene il partito per eccellenza che garantisce il “sistema”. Il nostro sistema. Detto in altre parole, un partito “governista” che è l’unico titolato a conservare e a consolidare l’assetto di potere e ad offrire le necessarie garanzie democratiche agli organismi sovranazionali. Il tutto, come ovvio, a prescindere dal responso elettorale, dalla volontà dei cittadini e dai reali orientamenti politici dei cittadini.

Con questa certezza granitica, frutto e conseguenza di una “superiorità morale” nei confronti degli avverarsi/nemici mai messa in discussione perchè considerata un fatto scontato e del tutto naturale, la sinistra italiana si appresta a condividere tutto ciò che può danneggiare o mettere in crisi il nostro Paese nell’attuale fase politica e storica. Con l’auspicio finale che tutto ciò, al di là delle chiacchiere e della propaganda, possa sfociare in una crisi di governo e in un ritorno al governo del Paese pur senza il passaggio elettorale.

Ecco, questa ricorrente e ormai costante concezione della politica, dei rapporti politici e della stessa democrazia, è diventata un asset strutturale di come la sinistra italiana, supportata dagli organi di informazione compiacenti, contribuisca ad indebolire la stessa qualità della nostra democrazia.

Qualità della nostra democrazia intesa come esaltazione del ruolo, della funzione e del peso dei cittadini/elettori. Ecco perché, se c’è un insegnamento – l’unico, per la verità – che possiamo trarre da questo ciclico e purtroppo puntuale dibattito sulla necessità/opportunità di ritornare ad un “governo tecnico” che semplicemente sostituisca e cancelli quello voluto dagli elettori, è che questa discussione venga relegata ad un esercizio che esula dai principi democratici, liberali e anche e soprattutto costituzionali del nostro Paese. Il tutto per evitare di essere presi in giro, e per l’ennesima volta, da chi pensa di aggirare le regole democratiche per consolidare il proprio potere.

Lo spread della sinistra e il ritorno del governo tecnico. Il commento di Merlo

Se c’è un insegnamento che possiamo trarre da questo ciclico e purtroppo puntuale dibattito sulla necessità/opportunità di ritornare a un “governo tecnico”, è che questa discussione venga relegata ad un esercizio che esula dai principi democratici, liberali e anche e soprattutto costituzionali del nostro Paese. Il commento di Giorgio Merlo

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