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E ‘iniziata la conta dei voti sui territori in vista del Consiglio Nazionale del Pdl? La prima pietra l’aveva scagliata qualche giorno fa, in uno dei suoi ragionamenti sulle varie truppe, un senatore liberale, berlusconiano da sempre. Secondo cui il nodo non era tanto su chi è al governo o su chi al partito, quanto sui voti: il vero terreno di scontro e confronto tra le varie anime del Pdl destinato a diventare Forza Italia. Con ai punti una vittoria per i lealisti fittiani, almeno per il momento.

Mappa
Non solo una mappa aggiornata delle regioni alfaniane e di quelle fittiane, come è ovvio stilare, quanto anche quella sfumatura correntizia che, gioco forza, andrà valutata per tentare di comprendere meglio come sarà orientato il nuovo partito. Il primo elemento da considerare, forse il più evidente, è che nord e centro sono in mano ai lealisti, come fa notare oggi un articolo del Corriere della Sera. Con tre quarti del sud ai governativi.

Qui centro
Lazio e Campania hanno rispettivamente in Maurizio Gasparri e in Mara Carfagna (supportata da Francesco Nitto Palma) due bacini elettorali significativi, per averne conferma è sufficiente scorrere i numeri delle ultime tre consultazioni politiche e regionali. Soprattutto la regione della Capitale è strategica, dal momento che detiene il maggior numero di delegati al Consiglio Nazionale. Accanto all’ex ministro aennino due nomi pesanti, come Renata Polverini (già governatrice) e Antonio Tajani (numero uno del Pdl a Bruxelles). Nonostante dovranno vedersela con i governativi Fabrizio Cicchitto, Beatrice Lorenzin e Andrea Augello, i primi restano in vantaggio. La Toscana ha nell’ex ministro di An Altero Matteoli un sicuro rastrellatore di voti, ma è il veterano dell’organizzazione, il falco Denis Verdini, a garantire un risultato positivo per i fittiani.

Qui nord
La Lombardia, tradizionale bacino ciellino, è spaccata in due: da un lato gli alfaniani Maurizio Lupi e Roberto Formigoni (in verità uscito in maniera non esaltante dall’ultima legislatura regionale), su cui il triumvirato lealista capeggiato da Mariastella Gelmini, affiancata da Mario Mantovani e Paolo Romani (non in buonissimi rapporti, secondo fonti di Palazzo Grazioli) dovrebbe avere la meglio. Idem in Liguria dove il berlusconiano doc Claudio Scajola è ancora il ras, spalleggiato dalla coppia Bondi-Repetto e da Annamaria Bernini: troppo forti per il pur volenteroso coordinatore alfaniano Michele Scandroglio. Il Veneto è Giancarlo Galan: l’ex governatore ed ex ministro della Cultura rappresenta una garanzia per il tessuto produttivo locale, e il suo appeal non dovrebbe essere inficiato. A dargli man forte su Venezia il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, su Padova il legale del Cav., Niccolò Ghedini, senza dimenticare l’ex sottosegretario Maria Alberti Casellati. Incerta la situazione piemontese, con Enrico Costa (alfaniano) in vantaggio sul fittiano Lucio Malan.

Qui Sud
La vulgata e i conti dicono che nel meridione, almeno per i tre quarti, conta la coppia Schifani-Alfano. Non fosse altro per il fatto che in Sicilia hanno da sempre la maggioranza dei voti, e in Calabria hanno dalla loro il governatore Peppe Scopellitti (anche se permane una punta di dubbio visti i suoi trascorsi nella corrente gasparriana). Mentre la Puglia è saldamente in mano a Raffaele Fitto che, non solo controlla il suo Salento grazie all’uomo ombra Rocco Palese (ex assessore al bilancio e parlamentare neo eletto), ma che ha il polso da Otranto al Gargano grazie al movimentismo di sedi e circoli del coordinatore regionale Francesco Amoruso, senatore biscegliese veterano di campagne elettorali e conteggi di preferenze. Gli ex An pugliesi, da sempre decisivi, sono di stretta vicinanza a Gasparri in un rapporto leale con Fitto. La partita nella regione (di destra) che dl ’94 è foriera di risultati prima per Forza Italia e poi per il Pdl è anche centrata sul voto del 2014, quando il centrodestra punterà a riconquistare la città di Bari con l’oncologo Francesco Schittulli (fittiano di ferro) dopo due mandati targati Michele Emiliano (piddì fuori agli schemi, ora renzianissimo). Mentre gli alfaniani avrebbero in organico solo Antonio Leone (su Foggia) e il senatore Antonio Azzollini (tra l’altro appena indagato per i finanziamenti al porto di Molfetta).

twitter@FDepalo

 

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