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Petrolio, rinnovabili, costi dell’energia, cambiamenti climatici. Termini che potrebbero sembrare, per molti, quasi un’acrasia energetica ma che sono invece contenuti nel World energy outlook della Iea (l’Agenzia internazione per l’energia), il rapporto che descrive gli scenari e le strategie dell’energia per il futuro del Pianeta, presentato alla sede dell’Eni a Roma. Dagli Stati Uniti alla Cina, al ritorno del Medio Oriente, fino ai grandi passi in avanti previsti per le fonti pulite e all’attenzione al riscaldamento globale, l’analisi offre un quadro di riferimento in cui viene disegnata la nuova geografia della domanda e dell’offerta energetica mondiale.

IL PETROLIO
L’Asia farà la parte del leone nel commercio globale di petrolio al 2035, con il 63% del totale. Il nord America ridurrà il suo fabbisogno di importazioni di greggio, fino a diventare autosufficiente entro il 2030. I combustibili fossili rimarranno dominanti nel soddisfacimento dei fabbisogni, anche se il loro peso scenderà dall’82% del 2011 al 76% del 2035. La quota del petrolio si ridurrà dal 31% al 27%, mentre il gas naturale salirà dal 21% al 24%, con un ruolo crescente del gas non convenzionale. Secondo la Iea la domanda di greggio salirà fino al 2035 portandosi a 101 milioni di barili giornalieri, con un prezzo di circa 128 dollari al barile (le stime del 2012 si fermavano a 99,7 milioni di barili e 125 dollari).

COSTI DELL’ENERGIA DIVERSI
Un problema potrebbe essere quello delle marcate differenze dei costi energetici nelle varie parti del mondo. L’Agenzia pone l’esempio degli Stati Uniti dove il gas costa circa un terzo rispetto all’Europa e un quinto in confronto al Giappone. Cosa che si ripercuote sulla competitività delle industrie, che pagando di più l’energia necessaria al processo produttivo hanno spese maggiori e devono tenere prezzi più alti con ricadute sul mercato. Secondo il report della Iea infatti gli Stati Uniti aumenteranno leggermente la loro quota globale di esportazioni di beni prodotti con ingenti quantità di energia fino al 2035. Europa e Giappone diversamente perderanno qualcosa sul terreno.

LE ECONOMIE EMERGENTI
La crescita delle economie emergenti, Cina, India e Medio Oriente in testa, determinerà da qui al 2035 un aumento di circa un terzo dei consumi energetici globali. Il Medio Oriente, verso la metà del prossimo decennio, riconquisterà il suo ruolo di fornitore primario per i consumi di oro nero in crescita.

LE RINNOVABILI
Grandi passi in avanti saranno compiuti anche dalle rinnovabili, che rappresentano la metà della crescita nella generazione globale di elettricità fino al 2035, con vento e solare fotovoltaico che costituiscono il 45% dell’espansione. La stima della Iea sugli incentivi alle rinnovabili a livello globale parla di 220 miliardi nel 2035 (nel 2012 oltre i 100 miliardi).

INCENTIVI PER FONTI A BASSO CONTENUTO CO2
Su questo punto il rapporto si sofferma sui cambiamenti climatici, e parlando della “maturità tecnologica” che rende “le rinnovabili sempre più competitive” osserva come sia “importante che gli schemi di incentivazione tengano conto dei molteplici benefici associati alle fonti a basso contenuto di carbonio evitando che oneri eccessivi gravino su coloro che ne sostengono il costo addizionale”. Ed è per questo che un accordo globale sul clima “può contribuire ad assicurare che i settori ad alta intensità energetica dei Paesi che agiscono in modo deciso per limitare le emissioni non risentano di uno svantaggio competitivo rispetto ai Paesi che non perseguono analoghi obiettivi”.

I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il concetto è chiaro: le azioni per la riduzione dell’impatto dei prezzi elevati dell’energia non significano una diminuzione degli sforzi per affrontare i cambiamenti climatici. Una previsione di un aumento del 20% delle emissioni di CO2 al 2035 – che sarebbe in linea con il ritmo attuale – porterebbe ad un aumento della temperatura media globale di 3,6 gradi centigradi, cioè molto più della soglia limite dei 2 gradi indicata dalla comunità scientifica per provare a salvare il Pianeta.

Petrolio e rinnovabili. Il report dell’Agenzia internazionale per l’energia

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