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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Bonifacio Borruso apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Giorgio Vittadini, oltranzista lettiano. Il fondatore della Compagnia delle Opere, milanese, classe 1956, oggi presidente della Fondazione per la sussidiarietà, che si muove al Meeting di Cl Rimini come il padrone di casa, ha fatto sfoggio di una fiducia sconfinata verso il premier, ospite della manifestazione ciellina domenica scorsa.

Sabato, in un’intervista a La Stampa, Vittadini diceva appunto d’essere a favore del suo governo: «Sono per la sua continuazione, a oltranza». Eppure, poco più di un anno fa, dalle colonne del giornale edito dalla sua fondazione, Ilsussidiario.net, aveva bacchettato lo stesso Letta. Lo aveva fatto in un articolo molto critico verso l’annunciato ritorno in campo di Silvio Berlusconi ma che faceva anche pelo e contropelo all’«Intergruppo per la sussidiarietà» in Parlamento, cioè i deputati e i senatori di tutti gli schieramenti impegnati sul tema così caro ai ciellini.

«Dagli esponenti riformisti del centrosinistra», aveva scritto Vittadini, «ci si aspettava un’inversione di tendenza rispetto a gravissimi errori come (…) l’abbandono del garantismo per un appoggio supino al giustizialismo, connivente con palesi violazioni delle leggi vigenti a riguardo di intercettazioni telefoniche, carcerazione preventiva e inchieste mosse per fini politici». Allora però, quasi tutti gli osservatori si fermarono sulla critica alla area pidiellina dell’Intergruppo, che faceva e che fa capo a Maurizio Lupi, ciellino doc.

Erano i giorni del confronto piuttosto vivace, dentro Cl, fra i politici, capitanati da Roberto Formigoni, che darà proprio in quel Meeting una prova muscolare del proprio seguito nel movimento, e il giro vittadiniano che aveva e che ha in mano saldamente l’organizzazioni della kermesse riminese. In mezzo e piuttosto distante dalla controversia, la guida religiosa del movimento, composta dal sacerdote spagnolo, Julian Carron, e da alcuni dirigenti ciellini.

La critica dello scorso anno verso Letta, che adesso è tornato da presidente del consiglio, è oggi archiviata. E non solo perchè il gruppo dirigente del Meeting, come del resto lo è anche la Fiat, sia, da sempre, governativo, a prescindere da quale governo governi. Né per il fatto che questo esecutivo abbia il pregio di essere in linea con Giorgio Napolitano, uomo con cui Vittadini e il Meeting hanno stabilito, da alcuni anni, un dialogo molto diretto e cordiale, e al quale, alcuni bene informati, fanno risalire la nomina del sottosegretario all’Istruzione del governo di Mario Monti, la ciellinissima Elena Ugolini, e quella della giudice costituzionale Marta Cartabia, docente alla Bicocca di Milano, anche lei nel movimento fin dai primi anni di Legge alla Statale. E sbaglia anche qualche maligno, quando dice che il lettismo di Vittadini sia corroborato dal tripudio di ciellini nel suo esecutivo: oltre a Lupi alle Infrastrutture, al montiano Mario Mauro alla Difesa, c’è Gabriele Toccafondi, Pdl anche lui, all’Istruzione. E non è ciellino ma ha storici rapporti coi ciellini della sua città, Padova, il responsabile dello Sviluppo, Flavio Zanonato, piddino bersaniano, intervenuto lunedì e che ha tuittato lesto: «Mi piace la positività che si respira, la fiducia nell’Italia».

Il motivo vero del lettismo di Vittadini risiede infatti nell’idea di bene comune che è propria di un movimento cattolico piuttosto rigoroso come quello che fu di don Luigi Giussani. Da sempre infatti, fra i ciellini, è spiccata l’idea della necessità di scelte bipartisan per riformare l’Italia.

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