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Papa Francesco l’aveva detto a bordo dell’aereo che lo riportava a Roma dopo la settimana passata in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù: il dossier economico-finanziario va affrontato subito, senza tentennamenti. La sua idea – spiegava ai giornalisti – era quella di rimandare tutto al 2014. Ma poi “l’agenda è cambiata per i problemi da affrontare a voi ben noti“.

Così, tornato a Roma, Bergoglio ha continuato nell’opera intrapresa a fine giugno con la nomina della commissione incaricata di fare luce sulle attività dello Ior e, successivamente, con l’organismo creato ex novo per studiare come migliorare la struttura economico-amministrativa della Santa Sede. Stamattina, Francesco, ha firmato un Motu proprio per “la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo e della proliferazione delle armi di distruzione di massa“. Con il documento, si legge nel comunicato di presentazione, “si estende l’applicazione delle leggi vaticane in materia ai dicasteri della Curia romana ed agli altri organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede, nonché alle organizzazioni senza scopo di lucro aventi personalità giuridica canonica e sede nello Stato della Città del Vaticano”.

Vigilanza affidata all’Autorità di Informazione finanziaria
Un chiaro segnale che Francesco vuole accelerare nell’opera di pulizia degli uffici balzati all’onore delle cronache giudiziarie negli ultimi tempi. In particolare, il motu proprio fa riferimento alla situazione dello Ior quando afferma che “si istituisce la funzione di vigilanza prudenziale degli enti che svolgono professionalmente un’attività di natura finanziari, rispondendo così ad una raccomandazione del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa”.
Il punto fondamentale è che il Papa stabilisce che tale funzione spetterà “all’Autorità di Informazione Finanziaria”, l’organismo presieduto dal cardinale Attilio Nicora e voluto da Benedetto XVI alla fine del 2011. Non solo, perché Francesco ha deciso “il rafforzamento della funzione di vigilanza e di regolamentazione dell’Aif”. Come se non bastasse, infine, viene istituito “il Comitato di Sicurezza finanziaria”, il cui statuto è allegato al Motu Proprio”.

La stretta sullo Ior
A prima vista sembra uscire vittorioso il presidente dello Ior, il cavaliere di Malta Ernst Von Freyberg, che il Papa ha confermato nel suo incarico nonostante il moltiplicarsi di voci che lo davano in uscita, dopo le dimissioni del direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice, Massimo Tulli. Il numero uno dell’Istituto per le opere di religione (dopo la serie di interviste ai media internazionali che avevano lasciato più che perplesso Bergoglio) ha dato la sterzata decisiva: inaugurazione anticipata del sito Internet “per dare più trasparenza” e convocazione a Roma di un team di ricercatori della società di consulenza finanziaria Promontory incaricati di “scandagliare, uno per uno, i conti attivi all’interno della stessa banca”, scriveva a luglio Paolo Rodari su Repubblica. Un’attività complessa e finalizzata a individuare tutte le transazioni sospette, che dovranno passare poi all’attenzione del Chief risk officer Antonio Montaresi e, successivamente, portate sul tavolo dell’Autorità di informazione finanziaria. I primi risultati sono attesi proprio per dicembre, quando gli ispettori di Moneyval pubblicheranno il secondo report sull’adeguamento della Santa Sede alle normative internazionali.

Il rafforzamento di Nicora e l’indebolimento di Bertone
Ma dal Motu proprio di Francesco esce molto rafforzato il cardinale Attilio Nicora, che in passato ebbe forti dissidi con l’attuale segretario di stato, Tarcisio Bertone. Il terreno dello scontro era ancora una volta lo Ior: Nicora fu l’unico membro della commissione di vigilanza cardinalizia (assieme al francese Tauran) a opporsi al defenestramento di Ettore Gotti Tedeschi. All’origine di tutto, c’è la legge interna varata nel gennaio 2012 che ha ridotto i poteri di controllo dell’Aif sulle transazioni finanziarie, limitando i margini operativi di Nicora e allargando quelli della Segreteria di stato, del Governatorato e della Gendarmeria. Un provvedimento che fu contestato sia dal porporato capo dell’Autorità di informazione finanziaria, sia da Moneyval. Uno scontro che aveva avuto epilogo lo scorso febbraio, quando (a pochi giorni dalle dimissioni di Benedetto XVI) il cardinale Nicora fu estromesso dalla commissione di vigilanza sullo Ior. Al suo posto fu nominato il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) e molto vicino a Bertone. Di recente, anche sull’attività dell’Apsa si sono accesi i riflettori, dopo l’arresto del funzionario Nunzio Scarano, detto monsignor 500. Una vicenda tenuta sotto stretta osservazione da Francesco, che sempre a bordo dell’airbus dell’Alitalia sottolineava che “di certo non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda” (come dire che non è uno stinco di santo, ndr).

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