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Dalle profondità cosmiche alle profondità marine, il Dipartimento della Difesa di Washington mira a mantenere quella superiorità tecnologica che ha caratterizzato sino ad ora la sua postura militare. Suddividendo in modo equilibrato le risorse, ma al tempo stesso prestando particolare attenzione a determinati domini.

Come ad esempio quello spaziale. La Space Force del Pentagono sta lavorando all’espansione delle capacità dei suoi satelliti Gps, e sta chiedendo alle aziende di proporre idee per la fornitura di veicoli spaziali dimostrativi a basso costo finalizzati a testare nuove tecnologie. “Il governo sta studiando modi per ridurre i costi del ciclo di vita e aumentare il ritmo di sviluppo, produzione e messa in orbita dei satelliti GPS”, ha dichiarato il Comando dei sistemi spaziali, che con un avviso pubblicato il 5 febbraio ha affermato pubblicamente di star conducendo una ricerca di mercato per perfezionare il suo concetto di costellazione di satelliti dimostrativi Gps. “Il governo sta sviluppando una visione per tranche di satelliti prototipo dimostrativi con capacità sempre più complesse”.

Al momento la Space Force ha in orbita circa trentuno satelliti operativi, un mix vecchie e nuove che forniscono vari livelli di capacità. I satelliti più recenti (denominati Gps III) sono costruiti da Lockheed Martin e forniscono una precisione tre volte superiore, oltre che capacità anti-jamming molto migliorate rispetto alle varianti precedenti. Offrono inoltre una capacità chiamata M-code, che garantisce un segnale sicuro e preciso agli utenti militari. Lockheed sta già lavorando a un modello più avanzato (Gps IIIF), il cui lancio è previsto per il 2027. Accanto a questi satelliti, la Space Force sta valutando l’impiego di sistemi alternativi, più piccoli, più economici, più facili da produrre e in grado di operare in aree degradate dove il Gps non è oggi accessibile.

“L’intento di questo sforzo complessivo è quello di esplorare le opportunità per i fornitori spaziali non tradizionali e/o tradizionali di produrre rapidamente, integrare e rendere disponibili per il lancio, carichi utili per la navigazione che siano interoperabili con le apparecchiature utente GPS esistenti e future, riducendo al minimo le modifiche ai segmenti di controllo a terra GPS attuali e futuri”, ha dichiarato il Comando.

Ma oltre allo Spazio, ci sono anche gli abissi marini. La Defense Innovation Unit (unità responsabile dell’innovazione commerciale) del Pentagono ha assegnato ad Anduril Industries un contratto che porterà la sua famiglia di droni subacquei dalle grandi dimensioni nelle mani della Us Navy.

L’aggiudicazione avviene sulla base dei risultati di un test promosso l’anno scorso dalla Diu. In questo test i droni subacquei di grandi dimensioni già disponibili in commercio venivano messi alla prova per valutarne la maturità e l’applicabilità nel condurre “rilevamenti subacquei distribuiti, a lungo raggio e persistenti e per la consegna di carichi utili in ambienti contesi” secondo quanto si legge in un comunicato stampa rilasciato da Anduril l’8 febbraio.

La US Navy sta registrando difficoltà nel dotarsi di veicoli di questa tipologia. Nel 2017 ha avviato il programma di veicoli subacquei senza equipaggio di grande diametro Snakehead, anche se il programma di ricerca originale risale a prima del 2015. Il primo prototipo di Snakehead è stato battezzato solo nel 2022 e la Marina e il Congresso hanno deciso di cancellare il programma nel corso dello stesso anno. Tuttavia, è stato in qualche modo resuscitato come ricerca di mercato per identificare la tecnologia disponibile in commercio che potrebbe essere utile alla flotta statunitense. Parallelamente, la US Navy ha portato avanti anche il programma Orca, che a sua volta sta riscontrando dei ritardi, ma che continua a mantenere late le aspettative.

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