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Sarebbe stato un olandese, all’oscuro dei servizi segreti olandesi, a infettare con il virus Stuxnet il complesso di Natanz sabotando gli sforzi iraniano per lo sviluppo del nucleare. L’inchiesta del giornale Volkskrant racconta una storia diversa da quella nota finora. Infatti, si è sempre pensato che il virus, probabilmente sviluppato da Stati Uniti e Israele e noto come la prima cyber-arma conosciuta (identificata dalla comunità di esperti nel 2010), fosse stato inserito nei sistemi tramite una chiavetta Usb infetta in mano a un ignaro ingegnere iraniano.

Anni fa il Volkskrant aveva rivelato il ruolo dell’intelligence olandese nell’operazione. Nei giorni scorsi la nuova inchiesta:nel 2008 l’allora trentaseienne Erik van Sabben si infiltrò nel complesso nucleare iraniano inoculando il virus Stuxnet. Fu reclutato dall’intelligence olandese (Aivd) ma i politici olandesi non sapevano nulla dell’operazione. Il giornale cita come fonti dozzina di persone coinvolte, tra cui 19 funzionari dell’intelligence olandese, sia dell’Aivd (che dipende dal ministero dell’Interno) sia del Mivd (che dipende dal ministero della Difesa). Secondo il giornale, lo sviluppo del software è costato oltre un miliardo di dollari. Secondo le stime, ha causato danni a un gran numero di centrifughe nucleari, ritardando il programma nucleare di diversi anni.

Nessuno nei Paesi Bassi sapeva che questo nuovo tipo di arma informatica sarebbe stato utilizzato nell’operazione, scrive il Volkskrant. Secondo i giornalisti, i servizi segreti sapevano di partecipare al sabotaggio del programma nucleare iraniano, ma non che il loro uomo stava portando con sé il virus. “Gli americani ci hanno usato”, ha dichiarato una fonte dell’intelligence. Non sapevano nulla né il governo né la commissione parlamentare che vigila sull’operato dell’intelligence.

Van Sabben, reclutato nel 2005 per le sue competenze e i suoi rapporti con l’Iran, era forse all’oscuro del virus contenuto probabilmente in una pompa dell’acqua che doveva installare. Secondo la ricostruzione, avrebbe lasciato immediatamente l’Iran dopo aver sabotato con successo il programma nucleare iraniano, hanno concluso i ricercatori. È morto due settimane dopo in un incidente in moto vicino alla sua casa a Dubai. Secondo il Volkskrant, dopo aver parlato con alcune persone presenti sulla scena dell’incidente, non c’è nulla che faccia pensare a un omicidio. Tuttavia, un dipendente del Mivd ha dichiarato al giornale che Van Sabben “ha pagato un prezzo alto”. Dopo la sua morte, un articolo del quotidiano emiratino The National ha elogiato Van Sabben come un ingegnere che ha dato un importante contributo allo Stato del Golfo. L’articolo sottolineava che aveva viaggiato molto per il suo lavoro, citando l’Iran, il Sudan, lo Yemen e l’Africa orientale.

C’è una mano olandese dietro il virus che ha sabotato il nucleare iraniano

Oltre un decennio dopo l’attacco Stuxnet, un giornale rivela che fu un tecnico, l’allora trentaseienne Erik van Sabben, a infettare la centrale di Natanz. I servizi e il governo dell’Aja non sapevano. Forse persino lui era all’oscuro. È morto due settimane dopo il colpo

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