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Non solo Cina, ma anche Russia, Iran, Corea del Nord e organizzazioni estremiste. Sono questi le principali fonti di minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti nell’ambito della guerra biologica, secondo quanto esposto nella 2023 Biodefense Posture Review che è stata pubblicata dal dipartimento della Difesa giovedì 17 agosto. Nel documento del Pentagono si legge come l’apparato militare statunitense stia “attraversando un momento cruciale”, e che debba agire urgentemente per sviluppare le capacità difensive necessarie per fronteggiare con successo un ampio spettro di minacce che spaziano dalle bioarmi alle pandemie.

“La Biodefense Posture Review ha visto l’impegno del dipartimento della Difesa nella sua totalità. L’iniziativa sulla biodifesa è nata durante gli sforzi di risposta al Covid-19 e, sulla base di questa collaborazione, ha sviluppato una guida per realizzare le priorità della Strategia Nazionale di Difesa e affrontare le minacce biologiche, in particolare quelle con conseguenze strategiche per le forze armate statunitensi”. Sono le parole con cui Sasha Baker, sottosegretario alle politiche della Difesa, ha presentato la Posture Review del pentagono. Una vera e propria analisi del panorama securitario attuale accompagnata da previsioni sull’evoluzione dello stesso fino al 2035, e dall’individuazione delle minacce attuali e future.

La Repubblica Popolare Cinese viene individuata come il principale pericolo sul lungo termine anche in questo campo, coerentemente con tutti i più recenti rapporti delle varie agenzie governative statunitensi che si occupano di sicurezza nazionale. In particolare, nel documento viene evidenziato il fatto che Pechino potrebbe non rispettare quanto previsto dal diritto internazionale nell’ambito della guerra biologica; inoltre, anche il veloce processo di integrazione dei programmi civili di ricerca biologica all’interno dell’apparato militare nazionale viene indicato come una delle maggiori fonti di rischio. Rispetto ai documenti precedenti la pericolosità del Dragone nel settore della guerra batteriologica viene stressata con maggiore intensità: molto probabilmente questo cambio di passo è stato causato sia dalle vicende legate al Covid-19 (come i sospetti sull’origine artificiale del Coronavirus, che potrebbe essere stato sviluppato dentro ad un laboratorio cinese, e la mancanza di trasparenza cinese all’interno delle investigazioni atte a stabilire l’origine del virus), sia dalle accuse che la superpotenza asiatica rivolge a Washington sulla presenza di laboratori per la guerra batteriologica in territorio ucraino. Ma anche dai miliardi di dollari spesi dalla Repubblica Popolare nella costruzione di raffinati laboratori ad alto livello di biosicurezza, così come dagli investimenti in avanzati programmi di ricerca medica e biologica.

Ma al pari di Pechino, anche Teheran, Mosca, e Pyongyang vengono menzionate nel report come attori pericolosi, in quanto capaci di creare autonomamente agenti patogeni e tossine mortali. L’attenzione viene posta in particolare su Russia e Corea del Nord, che starebbero attivamente portando avanti un programma di sviluppo di capacità offensive biologiche. Inoltre, secondo il report Cina e Russia “si sono anche dimostrate abili nel manipolare lo spazio informativo per inibire l’attribuzione” delle minacce biologiche ai responsabili, sottolineando come questo possa complicare il processo decisionale degli Stati Uniti in caso di utilizzo di armi biologiche.

Per rafforzare la capacità di contenimento di queste minacce, così come di gestione di una crisi legata all’utilizzo di armi biologiche, la Posture Review auspica un approccio integrato e olistico da parte del dipartimento della Difesa, grazie alla strutturazione di una chiara catena di comando nella gestione delle attività legate a questi temi, ma anche ad un rafforzamento dei processi di raccolta di informazioni e di early-warning analysis, in grado id migliorare la generale prontezza di risposta del Pentagono.

“Devono essere molto più organizzati e coordinati in termini di ciò che accade all’interno del dipartimento della Difesa”, ha commentato, citato dal Washington Post, il direttore esecutivo della Commissione bipartisan sulla biodifesa, Asha M.George. “E non è necessariamente una cosa facile da fare, perché ci sono divisioni e silos naturali. È chiaro che stanno facendo un tentativo concertato”, ha aggiunto.

Alcune delle proposte suggerite dal documento sono già state istituzionalizzate, come fa notare William LaPlante, sottosegretario alla Difesa che gestisce il budget del Pentagono. Tra i vari provvedimenti già adottati, l’esponente dell’amministrazione statunitense indica come esempio il Biodefense Council, che sincronizzerà e integrerà autorità e responsabilità per fornire un approccio più potente e collaborativo alla difesa contro le armi biologiche. Così da offrire una migliore prevenzione per minacce potenziali o per la gestione di minacce concrete, sia sul piano nazionale che cooperando con i Paesi alleati.

Guerra biologica, Cina prima minaccia. Il report del Pentagono

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