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Fitto? Santanché? Alfano? Solo dettagli, dice il vicepresidente dei senatori pidiellini, Maurizio Gasparri,secondo cui non ha senso rincorrere rifondazioni o riedizioni di contenitori politici del passato. Perché, sottolinea l’ex ministro delle Comunicazioni, partito personale per partito personale, “tanto vale tenerci quello di Berlusconi, perché ha più impatto sugli italiani”.

Pdl tra restyling o rifondazione: il partito sta chiudendo i battenti?
No. Si interroga su come reagire a una forte ondata di antipolitica dal momento che, dato senza precedenti in Italia, un elettore su due non è andato a votare alle comunali. Laddove, col voto di preferenza per i candidati e il ballottaggio per i sindaci, la scelta per sentirci coinvolti è maggiore che non alle elezioni politiche con le famose liste bloccate, che si ritenevano causa di disaffezione. I partiti antipolitici nascono ed entrano in crisi da subito: il che è ancora più preoccupante.

Berlusconi pare intenzionato a virare su un movimento leggero, a trazione integrale e con un volto femminile: chi ha sbagliato fino ad oggi?
Il dato di un’eventuale leadership femminile lo terrei fuori dalla discussione, nessuno ha pregiudiziali in alcun senso. Di donne capaci ce ne sono molte, come Prestigiacomo, Carfagna e Gelmini, Lorenzin e De Girolamo. Sulla natura del partito, io credo che ce ne voglia uno radicato: Berlusconi ha sempre visto le elezioni amministrative quasi come un appuntamento non fondamentale, alla stregua un obbligo. Nel senso che lui è un leader politico che fa un appello forte e diretto all’opinione pubblica, puntando molto sul rapporto leadership-elettorato.

Sui territori, quindi, meglio liste civiche?
Credo sarebbe meglio, ma anche se ci fosse quello strumento, dovrebbe essere radicato. Non è sufficiente colorare di maggior civismo e senza simboli nazionali se poi non vi è gente che conosce la vita del proprio quartiere. Indipendentemente dal sistema che ci sarà, se i collegi o, come preferisco, le preferenze, un rapporto umano solido non può non esserci. La crisi è anche figlia di una minor attenzione di tutte le forze politiche al territorio. In questo la sinistra è un po’più radicata e riesca a contenere i danni anche quando il consenso evapora.

In molti chiedono se ci sia un Renzi di destra: ma è proprio questo il punto?
Berlusconi ha dimostrato, anche nelle ultime elezioni, di essere un punto di riferimento. Teniamo conto che l’attuale sindaco di Roma è stato eletto con meno voti di quelli che ha preso Rutelli per perdere. Per essere competitivi sull’offerta politica nazionale non ci serve un Renzi di destra, potremmo benissimo ribaltare il discorso e dire: è dall’altro campo che vorrebbero un Berlusconi di sinistra.

E al post berlusconismo, ci ha pensato?
Tra mille anni ci penseremo. Se un leader ce l’hai sei forte altrimenti paghi dazio, quello che ha fatto la sinistra con Bersani, che non ha convinto nemmeno suo fratello. Nonostante tutto, quella di Berlusconi è una leadership valida e lui intende ancora giocare la partita in prima persona.

Un riassetto della segreteria con “il deputato semplice” Fitto è fantascienza?
Sono solo dettagli, noi dobbiamo pensare solo a decidere la filosofia di fondo. Sono dell’idea che dovremmo mantenere un grande partito unitario di centrodestra, non credo alle riedizioni del passato come a destra potrebbe essere Alleanza Nazionale che, in quanto tale, non rinascerà mai. Né credo a micropartiti personali, ma mi chiedo: personale per personale, tanto vale restare in quello di Berlusconi. Ha molta più presa sugli italiani di tutti gli altri.

twitter@FDepalo

Un Renzi di destra non ci serve e il Pdl non chiude. Parla Gasparri

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